Dentro o fuori

Abruzzo, venti di secessione: chi viene e chi va

Valle Castellana si prepara a votare per uscire dall'Abruzzo ed essere annessa alle Marche. Dal Molise, però, arriva la petizione di alcuni Comuni per entrare in Abruzzo.

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Abruzzo da dentro e fuori, c’è aria di secessione.

Un vento che spira dal nord al sud della Regione. Termoli chiede di passare dal Molise all’Abruzzo, Valle Castellana voterà a marzo per uscire dalla regione ed essere annessa alle Marche.

Per quanto riguarda Termoli non è l’unica città del fronte molisano secessionista. Ci sono anche, infatti, Montenero di Bisaccia, Petacciato e Campomarino. La petizione è stata lanciata da un’assemblea pubblica che discute i problemi del settore sanitario in Molise, ‘Voglio nascere a Termoli’. Il movimento – che vede uniti i Comuni del litorale molisano – è motivato proprio dalle criticità attraversate nell’ambito dei servizi sanitari offerti. L’ultimo allarme, a tal proposito, è rappresentato dal pericolo di chiusura del punto nascita di San Timoteo, a Termoli. La raccolta firme è partita una settimana fa e sta ottenendo gran riscontro.

Nel nord d’Abruzzo, invece, la situazione è opposta. A far richiesta ufficiale di uscire dalla regione è Valle Castellana, che sogna le Marche. Lo scorso dicembre il Consiglio dei Ministri ha deliberato di indire, per domenica 8 marzo, la convocazione del referendum popolare per il distacco di Valle Castellana dall’Abruzzo e la conseguente annessione alla regione Marche. Il Comune, attualmente in provincia di Teramo, si trova a pochi chilometri da Ascoli Piceno.

La richiesta di lasciare l’Abruzzo era arrivata, al principio, dal consiglio comunale. È stato necessario, quindi, seguire un iter ben preciso ed ora si è giunti al momento del voto, tra meno di un mese. Se – come sembra molto probabile – vincerà il sì secessionistico, sarà la realizzazione di un obiettivo che la comunità di Valle Castellana inseguiva da diversi anni.

Geografia di una regione, un po’ di storia

La storia si ripete. Basti pensare ai cambiamenti subiti nel tempo dalla provincia dell’Aquila, capoluogo di Regione. Nel 1927 il governo fascista emanò un decreto che istituì 17 nuove province, fra cui quella di Rieti. Il territorio reatino assunse quindi, di diritto, la classificazione di provincia, andando ad inglobare parte del comprensorio aquilano, il cosiddetto cicolano. Fino al 1927 la provincia dell’Aquila, infatti, arrivava al Comune di Petrella Salto.

Non è un caso se il reatino comprende anche l’ambito territorio di Santogna, storicamente legato a L’Aquila: è stato uno dei 99 castelli fondatori della città capoluogo. Il territorio, ricco di boschi, è stato discusso fino a qualche anno fa per questioni legate all’uso civico. A litigarselo proprio L’Aquila e il Comune di Leonessa.

Paesi, quelli del cicolano, che formalmente si sono separati dall’Aquila provincia, in quanto a classificazione geografico-territoriale, ma che non hanno mai abbandonato L’Aquila in termini di servizi e abitudini quotidiane. Per la sanità, i servizi, gli studi universitari L’Aquila è rimasta un punto di riferimento costante, al di là della rinnovata griglia provinciale.

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