Cronaca

Campomizzi, parla Marinelli: “sentenza mi restituisce dignità”

Dopo la sentenza di assoluzione della Corte d'Appello dell'Aquila per l'appalto della Campomizzi, parla l'imprenditore Enzo Romano Marinelli.

“Dopo la tensione del processo, finalmente l’assoluzione in Corte d’Appello. C’è tanta  soddisfazione per il risultato ottenuto, ma non posso esimermi dal constatare il pressappochismo di chi ha condotto le indagini”.

Queste le parole dell’imprenditore Enzo Romano Marinelli, assolto insieme all’imprenditore Ettore Baratelli dalla Corte d’Appello dell’Aquila che, ribaltando una sentenza di primo grado, li scagiona dall’accusa di truffa ai danni dello Stato, nell’ambito dell’processo post-sisma per l’appalto della Campomizzi.

“Le indagini – dice – hanno galleggiato sul superficiale e sulla facilità dell’approssimazione senza la cura e la precisione che la vicenda della Campomizzi meritava, poi hanno irrimediabilmente infangato la mia persona e la mia storia imprenditoriale”.

Nel procedimento Marinelli è stato assistito dagli avvocati Cesidio Gualtieri e Massimilano Placidi.

Secondo l’accusa, rappresentata dal pm Stefano Gallo, ribaltata poi in Corte d’Appello, “i due avrebbero fatturato lavori altrui compiendo un’operazione truffaldina finalizzata a ottenere un profitto illecito rappresentando come propria un’attività svolta da un altro soggetto imprenditoriale”.

I giudici di appello hanno quindi cancellato ogni macchia; inoltre va ricordato che i due imprenditori avevano rinunciato alla prescrizione.

Marinelli ha ricordato che la vicenda giudiziaria ha avuto delle ripercussioni economiche importanti sulla sua attività, “hanno messo in ginocchio una società dalla storia cinquantennale, determinando il licenziamento di persone, padri di famiglia, che avevano lavorato insieme a me per decenni”.

“Parliamo di una società – spiega –  che, senza una valida ragione, essendo sin dall’inizio evidente l’assoluta inconsistenza dei reati ipotizzati dal Pubblico Ministero, si è vista sequestrare l’intero patrimonio immobiliare, ingessando l’attività di impresa che traeva linfa proprio dai proventi derivanti dal suo patrimonio“.

Un patrimonio che secondo l’imprenditore, “è prudenzialmente valutabile in almeno 10/15 milioni di Euro, ed è stato sottratto per garantire un indebito arricchimento ipotizzato dalla Procura di circa 2 milioni e mezzo di Euro”.

Oggi la sentenza resa dalla Corte d’Appello, “mi ha restituito la dignità di uomo che nell’esercizio della propria attività imprenditoriale ha sempre agito nel massimo rispetto delle regole e che si è sentito intimamente orgoglioso ed onorato di aver avuto l’occasione di aiutare la città realizzando alloggi in soli 70 giorni”.

“Il mio pensiero ed il mio più sentito ringraziamento va a tutti i dipendenti, subappaltatori e fornitori che hanno contribuito alla realizzazione dei lavori all’interno della Caserma Campomizzi (alloggi e strutture di cui L’Aquila, gli aquilani ed i studenti fuori sede beneficiano ancora oggi) e che, per colpa di un processo scellerato oggi non lavorano più con me, ai miei familiari e alle persone care che in oltre sei anni di processo non hanno mai dubitato della mia rettitudine morale nonché, infine, agli avvocati che sin dall’inizio hanno profuso tutto il loro impegno e la loro professionalità per portare a galla la verità facendola emergere dal cocktail balordo di faciloneria, indifferenza, apatia, malcostume e bigottismo che la imprigionava”.

“Non temo le parole dei violenti, ma il silenzio dei giusti, augurandomi che l’accaduto consenta a tutti di fare una riflessione profonda sull’importanza dei propri ruoli e dei propri compiti tenendo conto di quanti danni si possono causare galleggiando nel ‘dice che’ tanto caro a noi aquilani”, conclude.

 

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