Pascoli e pac

Mafia dei pascoli in Commissione: tanti problemi, poche soluzioni

La mafia dei pascoli in Commissione Vigilanza. Dall’Unione europea al locale, tra leggi inutili e mancanza di regolamenti.

L’AQUILA – Commissione Vigilanza sull’assegnazione dei pascoli. Dall’Unione europea al locale, tra leggi inutili e mancanza di regolamenti.

Riunione della Commissione di Vigilanza presieduta da Giustino Masciocco a Villa Gioia e convocata su impulso di Daniele D’Angelo, che ha portato sul tavolo la richiesta di confronto di alcuni allevatori per verificare la possibilità di assegnare i pascoli non annualmente, come avviene normalmente, ma su base triennale o quinquennale.
Lo stesso D’Angelo, però, ha presentato la proposta con molte perplessità: “Non so quanti conoscano l’ambiente agricolo montano, ma è un vero e proprio far west. Sono scettico su questa proposta, perché la popolazione agricola non è pronta ad affrontare certe situazioni. Non punto il dito contro gli allevatori che fanno il proprio lavoro e con esso tutelano e valorizzano il territorio, ma occorre gestire certe presenze che non hanno a cuore il territorio e potrebbe essere dannoso affidare loro pascoli per 3 o 5 anni”. Sul tavolo anche i problemi di viabilità causati dagli animali lasciati liberi di scorrazzare.

Sulla stessa linea Elia Serpetti, che ha imputato l’origine dei problemi legati al pascolo a una “legge europea scandalosa” che ingolosisce i “furbi”.

In audizione, anche la dottoressa Lina Maria Calandra che ha illustrato gli esiti della nota ricerca portata avanti per l’Univaq. Una ricerca che per la dottoressa ha rilevato una “regia”, un “sistema organizzato ad alti livelli” per far soldi facili giocando illecitamente con il “traffico di titoli”, marche auricolari e le concessioni dei pascoli, attraverso anche intimidazioni e condotte criminali. In tre parole, mafia dei pascoli. Un esito che per la stessa ricercatrice è evidente: “Non ho bisogno di aspettare la magistratura”. Una magistratura “sotto accusa” in quanto ritenuta non particolarmente attenta a queste problematiche.

Assegnazione pascoli, il pasticcio normativo.

Ad ogni modo, anche per la dottoressa Calandra l’origine del problema risale alla legge europea di riforma della PAC del 2003: “Prima il contributo veniva erogato in base alla produzione, mentre dal 2003, ritenendo il mercato saturo, hanno introdotto i titoli, calcolati sui contributi precedenti e divisi per ettari”, un sistema che ha dato il via alla corsa all’accaparramento dei terreni per i pascoli. “Quando l’Europa si è accorta che il sistema funzionava male, nel 2013 ha avviato la riforma demandando tutto agli stati membri, ma l’Italia non si è mossa, lasciando inalterato il sistema dei titoli”.

A seguire, gli interventi di Coldiretti, Confagricoltura e consorzi di allevatori, che hanno confermato le “anomalie” nella gestione dei pascoli consentite da una legislazione carente e da regolamenti inesistenti, anche se per la dottoressa Calandra, “fatta la legge, trovato l’inganno; non se ne esce se qualcuno non si mette come un segugio e non va a fondo alla vicenda”.

Pascoli, come avvengono le assegnazioni a L’Aquila.

A L’Aquila, come a Lucoli e in molti altri comuni vicini, almeno a livello burocratico la questione di favorire gli allevatori locali è “superata” da un iter che prevede, come spiegato dall’assessore Fabrizio Taranta, prima l’assegnazione ai residenti con tariffe da 20 a 25 euro a ettaro, in base al fatto che si tratti di pascoli di alta o media montagna. I pascoli “avanzati” vengono poi assegnati attraverso aste. Questo non impedisce evidentemente a chicchessia di aprire un’azienda con sede locale sul territorio o “appoggiarsi” a soggetti del posto. Inoltre il sistema dell’asta fa lievitare le tariffe. Per quanto di competenza, comunque, l’assessore Taranta ha spiegato che sono in corso interlocuzioni con carabinieri forestali, Consulta dell’agricoltura, associazioni e Asbuc per raccogliere contributi per arrivare finalmente a un regolamento. Per quanto riguarda invece la richiesta di concedere i pascoli su base triennale o quinquennale, l’assessore ha illustrato il parere dell’avvocatura comunale, per la quale si potrebbe fare, ma a determinate condizioni, ovvero attraverso una “sorta di prelazione” sui terreni da parte di chi aveva ottenuto l’assegnazione nell’anno precedente. Il che comunque non risolverebbe il “problema” sottinteso alla richiesta tesa ad evitare lungaggini burocratiche.

Insomma, la questione appare più che mai complessa e non di facile soluzione. Che ci sia una “regia” organizzata ad “alti livelli” come paventa la dottoressa Calandra o si tratti di singoli “furbetti” che approfittano delle ampie maglie lasciate da una legislazione carente, evidentemente il problema c’è ed è finito sul tavolo istituzionale. Per dirla con le parole di Luca Tarquini del costituendo Consorzio di allevatori aquilani: “Ben arrivati”. L’importante è che non finisca tutto con un’accorata presa di coscienza e un italico scaricabarile, in effetti già iniziato sull’unico assente in Commissione: la Asl, chiamata in causa come ente deputato al controllo dell’effettiva corrispondenza degli animali al pascolo secondo concessione.

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