L'aquila

Carcere L’Aquila, record italiano di detenuti al 41bis

Con 166 detenuti al 41bis il Carcere dell'Aquila è l'Istituto penitenziario che ospita il maggior numero di reclusi condannati al carcere duro.

L’AQUILA – Il carcere di L’Aquila è l’Istituto penitenziario con il maggior numero di detenuti al 41 bis in Italia.

Non detenuti qualunque, ma i cosiddetti “ristretti”, coloro che sono condannati cioè al carcere duro. Spesso se ne sente parlare, anche sui media, poche volte, forse mai, ci si chiede cosa voglia dire carcere duro. Per la prima volta una telecamere è entrata nella sezione destinata ai criminali eccellenti, nello speciale di quattro puntate di Buongiorno Regione, in onda su Rai3. La prima puntata, trasmessa nell’appuntamento regionale di questa mattina, ha aperto le porte del carcere dell’Aquila. Qui il link della puntata. 

Nel carcere dell’Aquila ci sono 166 detenuti al 41 bis, sui 760 reclusi e condannati al carcere duro in tutto il territorio nazionale. Tra di loro c’è chi ha ucciso Giovanni Falcone, chi ha attentato alla vita di Paolo Borsellino, chi ha ucciso Marco Biagi, chi si è macchiato le mani nell’uccisione di Massimo D’Antona. 

«I controlli in un carcere duro sono maggiori e già rigidi», spiega Salvatore Prudente, Responsabile GOM, Gruppo Operativo Mobile. «C’è il controllo visivo in ogni stanza oltre al controllo in un’apposita sala regia, che mostra tutte le immagini riprese dalle telecamere. Resta fuori dal controllo della telecamera solo la zona dei servizi igienici, per una questione di privacy».

Il regime del 41bis è una carcerazione speciale istituita nel 1992, dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio. «Si tratta di un regime differenziato, quindi particolare, che comporta, ad esempio, la censura sulla corrispondenza sia in entrata che in uscita, nel tentativo di spezzare il sodalizio con l’esterno», spiega la Direttrice del Carcere dell’Aquila, Barbara Lenzini. 

«Ci sono, poi, delle norme che il detenuto deve rispettare. Come un colloquio al mese che viene sistematicamente ascoltato e videoregistratore», continua il Generale Mauro D’Amico, Comandante GOM.