Cultura

Le nuove stanze della poesia, Bruno Sabatini

Per la rubrica Le nuove stanze della poesia il ritratto di Bruno Sabatini.

Per l’appuntamento con la rubrica Le nuove stanze della poesia, il ritratto di Bruno Sabatini.

La poesia di Bruno Sabatini raccontata dalla penna di Valter Marcone.

Bruno Sabatini medico, poeta e scrittore, pittore e alpinista, musicofilo e umanista. Nato nel 1928 a Secinaro, in provincia dell’Aquila, nel 1953 si laurea in Medicina e Chirurgia all’Università di Roma e nel 1957 si specializza a Perugia in Ostetricia e Ginecologia. Ha prestato servizio come specialista fino al 1993 presso l’Ospedale Civile dell’Aquila.

Pubblica la prima silloge di poesie La Lezione del Vento nel 1978 (Edizioni La Madia, Aq).

Dal 1960 inizia a dipingere. Nel 1971 la sua prima partecipazione ad una mostra collettiva, dove viene apprezzato ed incoraggiato da affermati artisti quali Angiolo Mantovanelli e Giuseppe Centi.

Fonda insieme ad altri l’Officina Culturale 77, prende parte a tutte le iniziative espositive dalla stessa promosse e a quelle del Gruppo d’Arte Saturnino Gatti

Nel 1964 si iscrive al Club Alpino Italiano. Socio del Panathlon International, è stato eletto per due bienni alla presidenza del Club dell’Aquila.

Nel 2002, dopo trent’anni dallo scioglimento della Sezione aquilana della Società Dante Alighieri, nata nel 1905, Sabatini ricostituisce il Comitato Aquilano del quale per un quinquennio è eletto alla presidenza Nel 2011 è stato membro della “Giuria dei 300” del Premio Letterario Campiello.

Scrive Dante Capaldi nel 2013 “Ho letto con attenzione l’incantevole “I CANTI DELLA FANCIULLEZZA”.Vi ho ritrovato, andando indietro nel tempo, i momenti della mia infanzia e della mia fanciullezza trascorsi, soprattutto in estate, nel mio paese natio di Goriano Valli.Ho risentito il profumo dell’aria natia, ho riassaporato l’amore per la mia montagna, quel Sirente dove mio nonno Paolo, tornato dagli Stati Uniti nel 1946, mi portava a galoppare su di un cavallo. al Piano del Pozzo.Ho avvertito il profumo dei campi arati, quello del mosto autunnale, le gaie voci dell’aia dove si trebbiava e noi ragazzi davamo una mano ai lavori per accelerare i tempi della riconquista dello spazio libero per le nostre giocate a pallone”.

Quel pallone ”o sfera di cuoio che non aveva più un ammasso di stracci” – come mi ricordava Don Angelo Mariani in quel di Termine di Cagnano nella Sua giovinezza – (intervista del 6 novembre 1990 a Screen sport – di BTV che compare su Youtube cliccando su capaldi.dante), ma ”una camera d’aria gonfiata di espirazioni spinte fino all’apnea” come ricostruisci tu liricamente con i tuoi versi ne: ”Le Pagliare ritrovate”.

Uno scrigno meraviglioso, questo tuo prezioso e pregevole lavoro letterario che dedichi al tuo Tione degli Abruzzi (sarebbe ora che si scrivesse Abruzzo!) dove i tuoi idilli hanno molti punti di contatto con quelli leopardiani nei quali l’aspetto psicologico prevale su quello naturalistico. Ci sono punti in cui si avverte il contrario e qui torniamo a quella cultura classica di cui tu sei un meraviglioso interprete e protagonista.

Nella Prefazione della Tocci, e nella Postfazione della Prayer, sono riportati e riassunti tutti i punti cardinali della tua poesia e del tuo amore verso le radici del Paese che ti ha visto in simbiosi quando eri ragazzo, negli anni più importanti e decisivi della vita.

Ho ritrovato, inoltre, nella tua poesia, la bellezza delle descrizioni di Massimo Lely, nonché quelle del caro ed amabile Giovanni Titta Rosa che in quel suo eccellente ”Giorni del mio paese” ristampato in seguito con il nome dell’Avellano fino a Immagini d’Abruzzo, ci fa rivivere la bellezza e la pragmaticità della civiltà contadina.”

Per la sua attività letteraria nel 1980 è chiamato a far parte dell’Associazione Medici Scrittori Italiani (Amsi) e nel 1988 viene nominato socio accademico del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna (Gism)

Carlo Rao scrive su Bruno Sabatini, nel 1988, in occasione del Premio Nazionale di Poesia “Aldo Spallicci”: “L’alto e il basso, il trasalimento ed il ripiegamento, l’azzurro e il grigio, l’andare e il fermarsi sono i poli bitonali su cui si muove l’itinerario di Sabatini. E il tutto in pochi versi, di nitore verlainiano, quasi privi di connotazioni aggettivali eppur così densi di quella umoralità lirica che proprio nel coagulo si raccoglie e pulsa senza che alcun ‘ismo’ di ritorno ne smorzi sapore e pulizia”.

In occasione della Pasqua del 2015 nella chiesa parrocchiale di Santa Rita la compagnia teatrale «Il Gruppo» diretta da Franco Villani presenta un suo testo su la Via Crucis, con la regia di Tiziana Gioia insieme al maestro Ettore Maria Del Romano, esecutore all’organo degli interventi musicali da lui stesso selezionati.

Lo stesso testo della Via Crucis era stata già trasmessa il venerdì Santo del 1990 dalla Radio Vaticana e fu presentata come «un testo che ripercorre le tradizionali tappe del cammino doloroso di Cristo in una contemplazione di grande ispirazione ed efficacia». Sempre nel 1990 su «Provincia oggi» il professor Antonio Cordeschi, pubblicando il suo giudizio critico, fortemente positivo, sulla trasmissione della Via Crucis promossa da Radio Vaticana e riferendosi alla prefazione della silloge dalla quale erano state tratte le poesie, così concludeva: “Giova aggiungere che il libretto di Sabatini reca una presentazione, penetrante quanto sobria, di Antonio Dell’Era, ordinario di letteratura Latina, nell’università dell’Aquila”.

Ecco cosa scriveva Dell’Era: “Può sorprendere, nel panorama della lirica contemporanea, l’attenzione dedicata dal medico scrittore Bruno Sabatini al tema della Via Crucis. Nella riscoperta della viva attualità della Passione, aperta alla storia e alla speranza, stazione dopo stazione, si dipana e appare come un dono la cifra tutta laica di pudore e riserbo, avara di parole, tessuta di immagini strette. Accanto al Cristo spicca Madre, ma anche i personaggi minori”.

“Un guanciale di nuvole azzurre” è un prezioso volume, trapunto da immagini di dipinti e disegni dell’Autore percorso letterario di tre decenni attraverso una curata selezione di scritti e liriche di Bruno Sabatini, legati da testimonianze critiche di indubbio rilievo: da Laudomia Bonanni a Giuseppe Porto, da Giovanni Pischedda a Nicola Ciarletta, da Carlo Rao a Vittoriano Esposito, da Giuseppe Cazzaniga a Renato Minore, da Liliana Biondi a Mila Marini, da Patrizia Tocci ad altri ancora.

Ma anche un viaggio attraverso le altre arti, sensibilità e passioni che dell’Autore definiscono con delicatezza e pertinenza la grande umanità di uomo dal “multiforme ingegno”, ricco di valori autentici e profondi.

L’antologia reca pagine scelte dai volumi di liriche “La Lezione del Vento” (1978 e 1980, le due edizioni), “Il Tamburo del Pagliaccio” (1986), “Via Crucis” (1990), “Diario di Capri” (1994), “I Canti della Roccia” (1996), “Carrozza di Posta” (2003) e “Sul Trono di Zeus” (1999), il racconto-diario scritto con Antonio Cordeschi sul viaggio che l’Autore e l’insigne classicista aquilano compirono in Grecia, guadagnando le vette del Parnaso e dell’Olimpo lungo le tracce in cui affondano le radici della nostra cultura.

Invidia
Solo il vento,
ti corre fra i capelli;
solo la pioggia,
può carezzarti il viso;
e solo l’aria ti bacia
in ogni angolo del corpo
.
La natura tutto può
Che invidia!
A me invece,
è dato solo di amarti
Ma il mio amore,
é quella lacrima di pianto
che scorre lungo il viso;
è il brivido di una mano
che scivola sul corpo;
è il vento, che ti accarezza l’anima.

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