L'intervista

Pietrangelo Buttafuoco, L’Aquila è l’avvenire

L'intervista in esclusiva al nuovo Presidente del Teatro Stabile d'Abruzzo, Pietrangelo Buttafuoco.

*di Alessandro Rico

L’AQUILA – Pietrangelo Buttafuoco, l’intervista in esclusiva al nuovo presidente del TSA, del giornalista de La Verità Alessandro Rico.

Pietrangelo Buttafuoco è il nuovo presidente del Teatro Stabile d’Abruzzo. Per lo scrittore catanese non è certo la prima volta con il palcoscenico: la sua è una lunga storia d’amore con il teatro, come ci racconta in quest’intervista. Un colloquio in cui Buttafuoco, che è vicedirettore della rivista Civiltà delle Macchine, di Fondazione Leonardo, spiega al Capoluogo.it perché L’Aquila, per lui, è la città perfetta. Punto d’incontro tra la tradizione umanistica e l’«avvenire», incarnato dal fermento dei cantieri della ricostruzione.

Buttafuoco, con la nomina alla presidenza del TSA prende il timone di un’istituzione culturale prestigiosa. Per L’Aquila sono passati Giorgio Albertazzi, Gigi Proietti, Giancarlo Giannini, Mariangela Melato, Gabriele Lavia

«…Carmelo».

Carmelo Bene?

«Proprio lui».

E come la vive quest’eredità?

«Sugli attenti. Già solo a nominare Carmelo Bene mi vedo sugli attenti. E sugli attenti sto».

Ha già delle idee per il futuro del Teatro Stabile?

«Dico la verità: per rispetto nei confronti delle istituzioni, di chi mi ha preceduto, dal direttore alle maschere, le idee me le farò venire confrontandomi con loro».

Ma L’Aquila la conosce davvero?

«La conosco bene».

Le faccio la domanda che tutti gli aquilani rivolgono ai «forestieri»: l’ha conosciuta prima o dopo il sisma?

«Da sempre. Prima, durante e dopo».

Oggi come la trova?

«Mi sembra che le cose siano migliorate molto. E glielo dico dal punto di vista della mia quotidianità, che è quella di Civiltà delle Macchine».

La rivista di Fondazione Leonardo di cui è vicedirettore.

«Esatto. Le dico che L’Aquila è l’unica realtà d’Italia in cui puoi trovare ciò che dappertutto, in questo nostro Paese, è assente».

A che allude?

«Una cosa che mi colpisce sempre è l’infinità di gru. Il cantiere».

È la quotidianità degli aquilani.

«È una messa in opera straordinaria».

Perché l’affascina?

«Perché, pur custodendo la memoria di quella tragedia del 2009, s’inizia a intravedere quel che manca in tutta Italia. Più che il futuro, l’avvenire».

La città perfetta per una persona che, come lei, è un intellettuale di formazione umanistica, il cui campo d’azione, in Civiltà delle Macchine, è però la tecnoscienza.

«Assolutamente. Poi L’Aquila è una realtà in cui s’incrocia anche un’esperienza antica di Finmeccanica. E il nuovo direttore generale della nostra fondazione è un’aquilana, Raffaella Luglini. Il destino ha apparecchiato bene le cose…».

Un bel laboratorio culturale.

«Sì. Mi piace perché non devo rinunciare a nessuna delle mie fatiche quotidiane. C’è una piena continuità. Anche perché il teatro è stato sempre il mio pane».

Quali esperienze con il teatro ricorda con più piacere?

«Comincerei col segnalare che io provengo da una realtà che è essa stessa totalmente teatrale, quale quella della tradizione dello Stabile catanese. Ma ho avuto anche collaborazioni in scena».

Tipo?
«Ne vorrei menzionare una su William Shakespeare con un grande abruzzese, Nazzareno Carusi. L’abbiamo portata anche a Ravenna e ad Asolo, in Veneto».

E poi?

«Be’, la mia opera, Il dolore pazzo dell’amore, ha avuto 37 repliche, nonché una tournée in Canada».

Ma nell’era in cui domina il cinema, che spesso è cinema – legittimo – di puro intrattenimento, perché la gente dovrebbe venire a teatro, dove non ci sono mirabolanti effetti speciali – che pure rappresentano una splendida forma d’arte?

«Perché è sempre l’antico a custodire la contemporaneità. Non il moderno, badi bene: la contemporaneità».

Pensa a quei grandi temi umani del teatro che, essendo eterni, sono sempre contemporanei?

«Glielo spiego con un esempio».

Prego.

«Cosa ha realizzato Fiorello per presentare la novità tecnologica di Ray Play? Ha costruito una meravigliosa scenografia partendo dalla radio, che è il mezzo apparentemente più distante dalle forme evolute della tecnologia: dai pc, agli smartphone, agli iPad».

L’antico che battezza il nuovo? E per quanto riguarda il teatro?

«Il teatro custodisce la polis, cioè il luogo d’incontro, confronto e maturazione della comunità. E ha in sé altre due realtà che sono dei presidi sociali fondamentali».

Quali?
«La sala cinematografica e la libreria. A proposito…».

Dica.

«Ma dove la trovi una città come L’Aquila che ha lo spettacolo di ben sei librerie attive?».

E una libreria storica, Colacchi, ha da poco riaperto in centro storico.

«Lo so bene. Pensare che a Roma, in centro, stanno chiudendo praticamente tutte. È bellissimo che invece gli aquilani si stiano riprendendo il centro attraverso questi presidi sociali».

Qualcuno dice che la sua nomina è il solito vecchio giochino dello spoils system, stavolta adottato dalla destra che governa città e Regione.

«Guardi, per quelli di sinistra io sono di destra. Per quelli di destra non sono abbastanza di destra. Che vuole che le dica…».

 

Pietrangelo Buttafuoco, le parole di Marsilio e Biondi

Biondi, “La nomina di Pietrangelo Buttafuoco a presidente del Tsa è un importante segnale per l’intero panorama culturale abruzzese e nazionale. Contribuisce a rafforzare il percorso di valorizzazione e recupero dell’antico prestigio che l’ente teatrale sta già riconquistando grazie alla brillante direzione artistica di Simone Cristicchi”.

biondi e Pietrangelo Buttafuoco

“La giunta regionale e il suo presidente, Marco Marsilio, hanno ben chiara quella che è e dovrà essere la strategia per il rilancio di questa autorevole istituzione, di cui il Comune dell’Aquila è socio fondatore, e a loro va il ringraziamento per aver individuato una figura di così alto spessore culturale e intellettuale”. Ha dichiarato il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, dopo la designazione di Pietrangelo Buttafuoco alla presidenza del Tsa, stabilita dall’esecutivo regionale.

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