Cronaca giudiziaria

Di Pangrazio e auto blu, si torna in udienza

Domani l'udienza del processo sulle auto blu, in attesa della decisione della Corte d'Appello sulla ricusazione di un giudice.

AVEZZANO – Va avanti, ma con lentezza, il processo sulle auto blu, che coinvolge l’ex sindaco di Avezzano Giovanni Di Pangrazio. Domani si torna in aula.

Durante l’udienza, convocata dalla 9,30 al Tribunale dell’Aquila, saranno ascoltati 20 testi del Pubblico Ministero e circa 30 testi da parte della difesa.

Si attende, intanto il giudizio della Corte d’Appello sulla ricusazione del giudice Alessandra Ilari, presidente della sezione penale del Tribunale. Il giudice, infatti, durante l’udienza dello scorso 24 settembre, avrebbe utilizzato delle frasi che, stando a quanto sostenuto dai legali del collegio difensivo, “avrebbero fatto pensare ad un’anticipazione di giudizio, con risvolti negativi per gli imputati”.

Si è trattato, in realtà, dell’ennesimo stop al processo, che comporterà un ulteriore prolungamento dei tempi giudiziari relativamente al caso.

Il processo vede imputati, oltre all’ex sindaco e dirigente provincia Giovanni Di Pangrazio, Maria Pia Zazzara di Pescina, Mario Scimia dell’Aquila, ora in pensione, la dirigente Paola Contestabile di Celano, con l’accusa di peculato, e Anna Maceroni, di Avezzano, dipendente pubblica.

Tra gli indagati figurava anche l’ex autista di Di Pangrazio, Ercole Bianchini, il quale, però, chiese ed ottenne il patteggiamento.

Auto blu, la storia e il processo

Il processo partì tre anni fa, nel giugno 2016. I fatti contestati all’allora sindaco di Avezzano, Giovanni Di Pangrazio, e ad altre quattro personefanno riferimento al 2014. Quando la polizia giudiziaria mise i sigilli a tre auto di proprietà della Provincia, di cui Di Pangrazio nello stesso 2014 era dirigente.

Furono indagati anche tre autisti: Maria Pia Zazzara di Pescina, Mario Scimia dell’Aquila, la dirigente Paola Contestabile di Celano, con l’accusa di peculato, e Anna Maceroni, di Avezzano, dipendente pubblica. Finirono tutti a giudizio, ma con ruoli minoritari.

La tesi sostenuta dall’accusa è che Di Pangrazio abbia utilizzato a fini personali l’auto della Provincia. Inoltre anche gli stessi autisti ne avrebbero avuto totale uso, arrivando a riportare a casa le automobili, perfino nei fine settimana. Sei i viaggi contestati, di cui uno ad Ischia: anche le spese sarebbero state addebitate alla Provincia. Le accuse sono di truffa, peculato, falso e abuso di ufficio.

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