Cronaca

Omicidio Spinelli, la famiglia chiede una pena certa

Un sit-in pacifico davanti la Corte d'Appello dell'Aquila per l'omicidio di Manuel Spinelli: "vogliamo una pena certa".

Per l’omicidio di Manuel Spinelli, il giovane 22enne ucciso 3 anni fa ad Alba Adriatica si muovono anche le associazioni a difesa delle vittime di violenza.

Per l’omicidio di Manuel Spinelli questa mattina ci sarà all’Aquila la sentenza d’appello richiesto dai legali di Fitim Koldashi, un albanese di 27 anni, condannato per questo efferato delitto a 30 anni con il rito abbreviato.

manuel spinelli

Ed è proprio il rito abbreviato al centro di una “polemica” che ha mosso i familiari, il papà Roberto, la mamma Cinzia, distrutta dal dolore, ma anche la giovane moglie Manuela, che questa mattina sono venuti all’Aquila per un sit-in pacifico davanti il Palazzo di Giustizia.

Con loro c’era l’associazione Codice Rosso in rappresentanza di tutte quelle realtà che in Italia difendono e portano avanti le battaglie dei familiari delle vittime di episodi di cronaca nera.

Adele Di Rocco ed Elena Pesce, le coordinatrici di Codice Rosso, erano vicine alla famiglia di Manuel, tutti con la stessa maglietta, celeste, sulla quale era stata stampata una foto di questo ragazzo, un giovanissimo marito, amante della vita e dei cavalli, la cui vita si è spezzata il 20 giugno del 2017, sul lungomare di Alba Adriatica, a causa di un coltello lungo quasi 30 cm che Fitim Koldashi aveva in macchina.

manuel spinelli

Koldashi sta scontando la pena nel carcere di Palermo, “è stato richiesto il trasferimento lì da un altro penitenziario perchè sappiamo che ha cercato tante volte di fuggire”, è quanto riferito dai familiari di Manuel al Capoluogo.it.

“Perchè siamo qui? Noi vogliamo che ci sia una pena certa, 30 anni non valgono i 22 del nostro Manuel. E temiamo che in appello possa esserci qualche sconto ulteriore. Vogliamo che venga seguita la nuova legge per cui il rito abbreviato è inapplicabile per quei delitti punibili con l’ergastolo”, spiegano.

La legge c’è davvero, ma purtroppo, come nel caso di Manuel, non è retroattiva, e quindi non applicabile al delitto in questione.

Si tratta della 33/2019, definitivamente approvata dal Senato il 2 aprile scorso , attraverso la modifica degli articoli 429, 438, 441-bis e 442 del codice di procedura penale: non ammette il giudizio abbreviato per delitti per i quali la legge prevede la pena dell’ergastolo.

Si tratta, ad esempio, dei delitti di devastazione, saccheggio e strage, strage, omicidio aggravato, nonché delle ipotesi aggravate di sequestro di persona; prevede che la richiesta di rito abbreviato per uno di tali delitti debba essere dichiarata inammissibile dal giudice dell’udienza preliminare; consente all’imputato di rinnovare la richiesta fino a che non siano formulate le conclusioni nel corso dell’udienza preliminare.

Prevede che se, alla fine del dibattimento, il giudice riconosce che per il fatto accertato era possibile il rito abbreviato, egli debba comunque applicare al condannato la riduzione di pena prevista dal rito abbreviato (diminuzione di un terzo della pena).

Prevede, inoltre, che quando si procede per un delitto non punito con l’ergastolo, e si applica il rito abbreviato, sia sempre possibile tornare al procedimento penale ordinario se il quadro accusatorio si aggrava e il pubblico ministero contesta un delitto punito con l’ergastolo.

Di contro, se l’originaria imputazione per delitto punito con l’ergastolo viene derubricata alla fine dell’udienza preliminare, l’imputato sarà avvertito della possibilità di richiedere il rito abbreviato.

La riforma si applica ai soli fatti commessi successivamente al 20 aprile 2019, data di entrata in vigore della legge.

Oltre a Codice Rosso, promotore dell’iniziativa, le associazioni finora aderenti in solidarietà alla famiglia di Manuel Spinelli e che richiedono la certezza della pena sono state: Il Nastro Rosa, Pescara nel cuore, Io sono Giordana, SOStegno Donna Cisterna, Anna Rosa una di noi, Kathanè, Sassarè Lamè, CII Comitato Immigrati in Italia, #giustiziapermonia, Insieme per Jennifer.

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“Attendiamo almeno una conferma della condanna a 30 anni, noi stiamo con loro e con tutti quanti hanno sofferto e stanno soffrendo per mano di qualche omicida”, spiegano Adele Di Rocco e Elena Pesce.

La legge deve essere applicata e deve punire chi commette delitti così atroci, almeno possiamo avere la speranza di creare un deterrente in futuro”, continuano.

La sera del delitto Manuel era in compagnia della giovane moglie e anche dei genitori, stavano festeggiando l’acquisto di una macchina nuova e in pochi minuti la tragedia, davanti alla famiglia che non ha potuto far altro che cercare di chiamare i soccorsi.

Sembra esserci una vecchia gelosia tra la vittima e l’omicida alla base del delitto: la ex fidanzata di Spinelli era la nuova compagna di Koldashi e da uno sguardo tra i due ragazzi di troppo, si è poi degenerati.

L’omicida disse di aver tirato fuori l’arma esclusivamente per difendersi, resta il fatto che Manuel è morto per due fendenti, uno al cuore l’altro al volto.

“Non si può morire così – continua Roberto Spinelli commosso – l’ho visto davanti a miei occhi, una scena che non dimenticherò mai”.

“Nulla ce lo riporterà in vita, ma speriamo che questa ‘battaglia’in suo nome aiuti altri giovani e altre mani a non commettere più atrocità simili”, prosegue.

In ogni caso voglio ringraziare oggi tutta Italia e tutta la comunità di Alba Adriatica, abbiamo sentito tanta vicinanza, abbiamo una valanga di manifestazioni di affetto e partecipazione anche da persone che non conoscevamo e che ci hanno detto che Manuel nel tempo è diventato un po’ il figlio e il fratello di tutti”, conclude.

Non riesce a trattenere la commozione nemmeno al giovane moglie di Manuel, Manuela, una giovane vedova di 26 anni, unita al suo uomo non solo dal nome ma da un sentimento profondo. Indossa sempre un ciondolo a forma di cuore, dove ha fatto riprodurre il volto del suo amore, lo tiene tra le mani come se fosse un piccolo amuleto e aspetta la sentenza in silenzio, composta e dignitosa.

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“Eravamo sposati da un anno e mezzo – dice – e pensavamo di avere tutta la vita davanti per fare tante cose. Eravamo giovani e stavamo crescendo insieme, volevamo dei figli, anzi, lui avrebbe voluto subito un maschio a cui rimettere il nome di suo padre che adorava. Viaggiavamo, ci divertivamo, ma soprattutto ci amavamo molto. Manuel non morirà mai, perchè il suo cuore è sempre dentro di me!”.

Intanto, in ricordo di Manuel, la famiglia ha messo a disposizione Rhum, il cavallo di proprietà del ragazzo e a cui era legatissimo, a disposizione di alcuni ragazzi affetti da disabilità.

 

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