Economia, Abruzzo non brilla: obiettivo crescita e sblocco risorse

27 giugno 2019 | 06:56
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Economia, Abruzzo non brilla: obiettivo crescita e sblocco risorse

Abruzzo, il rapporto di Bankitalia sull’economia conferma quanto molti economisti osservano da mesi: l’Abruzzo è in mezzo al guado.L’analisi di Piero Carducci

di Piero Carducci, economista

La fotografia è quella di un territorio con importanti punti di forza ma in affanno, dotato di enormi potenzialità che tali restano e nettamente arretrato come infrastrutture, servizi alle imprese, efficienza della pubblica amministrazione e capacità di fare sistema.

L’attività produttiva si è ulteriormente indebolita: il fatturato delle imprese industriali è in difficoltà, l’export dà segnali di cedimento, l’innovazione viene fatta solo dalle grandi imprese, le Università sono ancora troppo slegate dal tessuto produttivo. Il settore delle costruzioni ha certamente beneficiato della ricostruzione e della ripresa delle compravendite immobiliari ma troppi settori cedono, come commercio e trasporti, mentre il settore turistico dà segnali di risveglio ma i fatturati restano molto deludenti rispetto ad altre regioni italiane seppure meno dotate.

L’Abruzzo degli ultimi anni, in sintesi, non brilla e lo dicono i principali indicatori economici. Occorre che la politica assuma come priorità assoluta lo sviluppo del prodotto regionale, precondizione per generare occupazione stabile e di qualità.

Esplicita priorità è rigenerare la fiducia nelle potenzialità dell’Abruzzo, stimolare gli operatori economici ad investire, attrarre imprese e creare nuove attività, con l’obiettivo perseguito e dichiarato della crescita. Che poi vuol dire tanti nuovi posti di lavoro, nel quadro attuale di forte disoccupazione soprattutto giovanile.

Ma gli investimenti arrivano solo se la Regione è amica dell’impresa, se la burocrazia funziona, se c’è predisposizione ad accoglierli, se il sistema-Abruzzo offre garanzie di sicurezza e stabilità. Occorre essere concreti ma nel quadro di una solida vision: è la politica che deve tracciare la rotta, combinare le isole, valorizzare le reti, promuovere idee ed utopie. La regione dispone di punti di eccellenza e di forza, ma fallisce come sistema; fare sistema vuol dire riunire i tasselli sparsi delle eccellenze abruzzesi ed infondere loro, dalla Università alla ricerca, dall’industria al turismo, dalla pubblica amministrazione al commercio, quell’impulso creativo che motivi i giovani a restare e solo può trasformare tante isole in un corpo unico, in cui pulsano le migliori energie locali.

Cosa fare? Partiamo da una constatazione: ogni miliardo di euro investito in opere pubbliche materiali ed immateriali (infrastrutture di mobilità, reti a banda larga, capitale umano, ecc.) genera, grazie ai moltiplicatori, un incremento del Prodotto Interno Lordo di 3miliardi di euro ed una crescita dell’occupazione media di circa 80.000 unità per tutta la durata dell’investimento.

La velocizzazione delle opere pubbliche già finanziate dovrebbe essere pertanto in questo momento la massima priorità politica ed il beneficio per l’economia e l’occupazione sarebbe rilevantissimo. Anche in Abruzzo, ahimé, molte opere pubbliche sono bloccate o procedono con tempi inaccettabili per la confusione normativa, i devastanti contenziosi, la lentezza della burocrazia e molti altri problemi: la ricostruzione post sisma procede a rilento, le infrastrutture sono carenti, le manutenzioni quasi assenti, troppe le opere incompiute e moltissimi cantieri non partono nonostante le risorse siano appostate ed i progetti esecutivi pronti da tempo.

Le infrastrutture materiali ed immateriali sono essenziali per la crescita e tutti gli studi economici ne sottolineano il ruolo trainante. Occorre uno stimolo keynesiano immediato, uno shock di spesa pubblica in investimenti che può essere l’unico mezzo per evitare all’Abruzzo di rotolare verso una pericolosa recessione. E se il Presidente Marsilio riuscisse in tre anni a sbloccare ed investire le risorse già disponibili, ebbene, questo sarebbe uno stimolo vero per vincere la sfida dello sviluppo. Ed arriverebbero pure gli investimenti dei privati che potrebbero contare su un Abruzzo più attrattivo e moderno, collegato e interconnesso, votato esplicitamente alla crescita. Insomma un Abruzzo territorio fertile per l’impresa.