Regione e ambiente

Biodiversità, quei fondi europei usati male

4,3 milioni di euro provenienti dall’Europa e destinati a progetti per la biodiversità impiegati per altro e ‘usati male’ dalla Regione Abruzzo.

Arriva sui tavoli di Bruxelles e della Corte dei Conti la gestione dei fondi per la biodiversità da parte dell’ente regionale: a presentare un esposto è la SOA, Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus, che non esita a definire uno scandalo quanto sta avvenendo in regione.

Diversi i punti sui quali la Soa ha chiesto che venga fatta luce:

3 milioni per redigere piani di Siti SIC e ZPS rimasti nei cassetti; una banca-dati da 300.000 euro introvabile, 1 milione per centraline meteo e studi su specie comuni al posto delle specie minacciate a livello comunitario a cui le risorse erano destinate.

I fondi comunitari sarebbero dovuti essere utilizzati dai piani regionali di Sviluppo Rurale 2007-2013 e 2014-2020.

Il dettaglio: lo sperpero di 3 milioni di euro

“Il primo punto riguarda lo sperpero del denaro, 3 milioni di euro, usato tra il 2011 e il 2014 con il PSR 2007-2013 per la redazione dei Piani di gestione dei Siti di Interesse Comunitario (SIC) e delle Zone Protezione Speciale (ZPS) che coprono quasi il 35% del territorio regionale grazie all’enorme biodiversità presente. Un dato che viene considerato un punto di forza dall’Unione Europea che concede le risorse e che è usato strumentalmente dalla stessa regione” si legge nelle motivazioni dell’esposto.

La Regione però

rivolge i fondi altrove senza credere con i fatti nel patrimonio unico che abbiamo con il risultato che ogni volta si devono rincorrere le procedure d’infrazione sull’ambiente.

Ebbene, decine di importanti ed approfonditi studi multidisciplinari realizzati da Università, ricercatori ed esperti (la stessa SOA vi ha partecipato) per conto dei comuni e degli enti gestori dei parchi, alcuni dei quali presentati anche in consessi scientifici nazionali ed internazionali, rimangono da quattro anni in qualche cassetto della Regione Abruzzo che non li vuole adottare e approvare nonostante la legge parli chiaro sulle competenze e sugli obblighi”

La conseguenza di queste inadempienze, sottolinea la Soa, si ripercuote sul territorio e su chi in quelle aree ci vive.

“Basti pensare alla mancata attivazione della cosiddetta “indennità Natura2000” rivolta agli agricoltori i cui terreni ricadono in aree vincolate e ai diversi canali di finanziamento che non è possibile attivare per gli interventi di miglioramento ambientale diffuso e per la crescita sociale delle aree marginali.

Nei Piani vi erano elencate, infatti, una miriade di attività compatibili da sostenere anche attivamente. Non ci si può lamentare se poi nelle aree interne si sentono solo i vincoli e non si vedono le opportunità, non attrezzandosi con gli strumenti adeguati per concorrere a livello comunitario nel reperimento dei fondi”

La Banca Dati della Biodiversità: dov’è?

“Sempre nel PSR 2007-2013 era prevista la spesa di 300.000 euro, in parte sicuramente effettuata, per la realizzazione di una Banca dati della Biodiversità che doveva fungere da supporto alle politiche regionali sia in agricoltura che in altri settori. Ad esempio, per la localizzazione di una cava o di una discarica la Banca dati renderebbe possibile capire se l’intervento interagisce con qualche specie d’interesse e se è compatibile. Ebbene, non vi è traccia della reale esistenza di questa banca dati e del suo utilizzo concreto da parte degli uffici regionali a distanza di 4 anni.

PSR 2014 – 2020: fondi destinati ad altro utilizzo

“Infine, per quanto riguarda il PSR 2014-2020, la SOA ha segnalato la recente Determinazione Direttoriale n. 549 del 21/12/2017 con la quale si attribuisce un milione di euro ai progetti più svariati in difformità rispetto a quanto indicato alla Commissione Europea nel Piano di Sviluppo Rurale stesso.

Nibbio Reale

Nibbio Reale

Fondi destinati prioritariamente allo studio della rara biodiversità della regione, dal Gracchio corallino al Calandro, dal Nibbio reale (i cui dati di svernamento esistono esclusivamente grazie all’azione volontaria della SOA!) alla Coturnice, dalla Testuggine palustre al Cervone, dalla Lontra alla Lampreda di ruscello, vengono, a nostro avviso illegittimamente, destinati ad altro. Oltre 497.000 euro per l’acquisto di centraline meteo, 250.000 euro agli studi sulle specie di interesse venatorio che dovrebbero essere gestite in forma ordinaria, dal cinghiale al cervo per arrivare agli storni alle nutrie, 42.700 per un software per macchine agricole irroratrici di fitofarmaci. Non si può sempre “spendere” in forma pubblicitaria le specie che tutto il mondo ci invidia e che fanno il giro del WEB in un attimo facendo conoscere la nostra regione per la sua ricca biodiversità e poi investire in logiche di bassa bottega”

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