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Ricostruzione Arischia, inversione di tendenza

Due terremoti, a distanza di 8 anni l’uno dall’altro, che hanno messo in ginocchio Arischia, frazione dell’Aquila e porta del Parco del Gran Sasso.

Alla lentezza dei cantieri e della burocrazia post sisma 2009 è seguita la zona rossa post terremoto dello scorso gennnaio: ed è così che Arischia, dal 2009 ad oggi, ha perso due terzi della sua popolazione.

Va anche in questa direzione la delibera di giunta approvata ieri: un atto deliberativo che mette lo sprint alla ricostruzione di Arischia per fare in modo che decine di persone che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni, benché agibili, possano tornarvi subito e in tutta sicurezza.

La delibera è arrivata a nemmeno 10 giorni dalla riunione che, il 22 settembre scorso, ha visto protagonisti gli abitanti del borgo, insieme ai presidenti dei consorzi degli aggregati e a rappresentanti del comune aquilano, fra i quali Fabrizio Taranta (Noi con Salvini)

“Quella riunione era riferita principalmente a tecnici e presidenti di consorzio perché intendevamo dare loro linee guida che poi sono state espresse all’interno della delibera di giunta”

dice Taranta a Il Capoluogo.

“Però abbiamo invitato tutta la popolazione per far capire in quale direzione va la nuova amministrazione: nel segno della partecipazione”.

Ad Arischia la maggior parte delle vie è interdetta al traffico veicolare e pedonale perché ci sono degli edifici pericolosi per l’incolumità pubblica: pertanto, anche chi aveva abitazioni agibili, non poteva farvi ritorno.

“Da gennaio di quest’anno se ne sono andate circa 50 famiglie. Se ci si aggiungono le 90 che furono mandate via dal progetto CASE in seguito alla vicenda del crollo dei balconi di Cese (la ditta incriminata è la stessa che costruì anche il CASE di Arischia, ndr), siamo arrivati a circa 1000 residenti”

In seguito ai sopralluoghi effettuati dai tecnici del Comune dopo le scosse di gennaio, erano stati individuati 30 interventi da eseguire, tra demolizioni e messe in sicurezza. Ma a maggio erano state emesse solo tre ordinanze di demolizione a causa, ancora una volta, di una macchina burocratica complessa. Le demolizioni infatti non potevano essere effettuate come lavori di somma urgenza: se ne sarebbero dovuti occupare i presidenti degli aggregati che avrebbero dovuto eseguire le procedure ordinarie, senz’altro lente. Ecco il perché delle difficoltà. Proprio per questo, per cercare di snellire quel processo che porta perlomeno all’abbattimento degli edifici pericolanti, sono previsti alcuni strumenti all’interno della delibera approvata, come la possibilità ai presidenti di consorzio di superare tutte quelle criticità legate ai problemi catastali e di proprietà che, soprattutto in contesti come il nostro, bloccano la presentazione delle istanze per la richiesta del contributo”

Altro aspetto molto importante è la deroga al cronoprogramma: dall’USRA verrà data la precedenza alle schede parametriche parte prima e seconda per tutti quegli aggregati coinvolti nei diversi eventi sismici.

“Ovviamente non si andrà a pregiudicare l’iter normale degli altri aggregati per i quali sono già stati consegnati i progetti: seguiranno la programmazione stabilita con precedenti atti” sottolinea Taranta.

Una svolta per la frazione aquilana, condannata all’abbandono in questi ultimi anni:

“Noi siamo stati celeri nel mettere a punto un atto come questo ad appena 10 giorni dall’assemblea nella quale se ne era parlato con la popolazione. Ci siamo arrivati con una idea precisa, l’abbiamo discussa con tutti i presidenti dei consorzi e l’abbiamo tradotta in un atto amministrativo. C’è da dire però che da parte della popolazione c’è stata una grandissima collaborazione: abbiamo incontrato persone di grande maturità grazie alle quali è venuto fuori un buon lavoro”

(Eleonora Falci)

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