Lavoro

Intecs L’Aquila chiude i battenti

Ieri la Intecs ha avviato la chiusura dei laboratori aquilani, dopo averne dato notizia il giorno prima al vice presidente regionale Giovanni Lolli.

Ne hanno dato notizia stamane i sindacati Fiom – Cgil, che ripercorrono la storia dell’azienda sul territorio aquilano, tra licenziamenti collettivi e promesse mancate: “Dopo l’acquisto del laboratorio ex Siemens leader nel settore dell’ICT, avvenuta dopo una ‘due diligence’ di circa un anno, la Intecs non è stata capace di valorizzare le molteplici potenzialità di questa struttura di Ricerca e Sviluppo di alte competenze. In realtà hanno comprato una Lamborghini e hanno provato ad utilizzarla come una vecchia Prinz”.

“In questi anni – denuncia il sindacato – sono stati capaci solo di consumare quel poco mercato lasciato da Compel senza apportare nulla. Le uniche cose che hanno fatto sono state: il trasferimento di alcuni lavoratori, attrezzature e attività a Roma, l’utilizzo massiccio degli ammortizzatori sociali e i licenziamenti. Per quanto riguarda questi ultimi hanno perso pure qualche causa”.

Più volte sulle cronache di questo giornale si sono susseguite notizie di licenziamenti e “riduzioni di personale” voluti dai vertici aziendali. Non ultimi i 13 licenziamenti di aprile.

La chiusura dello stabilimento Intecs, spiegano i sindacati, porterà non pochi problemi a tutti quegli enti che hanno partecipato con l’azienda ai bandi sui fondi del terremoto: “La FIOM con questo comunicato intende informare, oltre le istituzioni locali, Università compresa, tutte le aziende che hanno partecipato ai bandi sui fondi del terremoto che l’alleanza con Intecs rischia di vederle sfavorite visto che uno dei requisiti richiesti è lo sviluppo occupazionale. La Intecs con questa azione rischia di mettere in difficoltà anche aziende come la THALES e LEONARDO (Selex) che in questo territorio hanno creduto dimostrandolo con investimenti concreti“.

“Più che degli imprenditori da “Guerre Stellari” – conclude FIOM –  hanno cercato di essere dei “prenditori” senza distinguersi molto dai tanti soggetti che circolano nel nostro paese. Hanno cercato, perché non sono riusciti neanche in questo, visto che l’unica cosa che hanno fatto è quella di affittare il proprio stabile ad imprenditori che poco hanno a che fare con l’industria. Sarebbe interessante che qualcuno di competenza verifichi se lo stabilimento viene utilizzato secondo quella che dovrebbe essere la reale destinazione d’uso. É socialmente responsabile licenziare i lavoratori e affittare lo stabile?”.

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