Parchi e cinghiali

Salviamo l’uomo, poi i parchi e tutto il resto

Qualunque luogo, per incantato che sia, ha bisogno dell’uomo per prolifereare. Salvaguardiamo i parchi e la fauna, ma anche e soprattutto l’uomo.

di Bruno Petrei*
Gli episodi che ormai da decenni ci vengono raccontati da tutti i mezzi di comunicazione circa i danni prodotti dalla fauna selvatica sono tristemente noti e, con il passare del tempo, diventano sempre più dilaganti e tragici.

Dai pesantissimi guasti all’agricoltura, si è passati agli incidenti stradali con decine di feriti e morti ed alle invasioni di proprietà private in pieni centri storici. Decine e decine di riunioni con i soggetti istituzionali e i portatori di interessi e le soluzioni di volta in volta adottate non sono servite a risolvere il problema.

In questi giorni, oltre alle ormai ricorrenti notizie di decessi per incidenti su strada, ha fatto scalpore l’allarme lanciato dal presidente dell’Associazione Produttori Lenticchia di Santo Stefano di Sessanio sulla dimezzata produzione del famigerato legume per colpa dei cinghiali. Il Gal Gran Sasso Velino nel corso della programmazione 2007/2013 ha utilizzato una cospicua parte dei fondi LEADER del Piano di Sviluppo Rurale per finanziare l’ottenimento del prestigioso marchio ‘presidio Slow Food’ per sei prodotti d’eccellenza fra cui proprio la lenticchia di Santo Stefano di Sessanio riuscendo nell’intento e mettendolo a disposizione dei produttori; assistere alla distruzione dei campi coltivati con tanta dedizione e sacrificio per produrre questo eccellente legume è veramente insopportabile e lo diventa ancor di più pensando agli sforzi che si sono fatti per valorizzarlo e tutelarlo. Regione, Province, Parchi Nazionali e Regionali, Aree Protette, dovrebbero ormai sentire la necessità inderogabile di

rivedere i propri programmi rimettendo al centro dell’attenzione politica la tutela e il salvataggio dell’Uomo:

l’uomo che vive nelle aree interne e svantaggiate, quello che, con la propria attività, produce economia, quello che, soltanto assicurando la sua presenza sul territorio, ne diventa prezioso presidio, quello che conserva e tramanda tradizioni e usi, quello che per secoli ha vissuto e lavorato nelle zone più impervie mantenendole in condizioni talmente ottimali che molte di esse sono state ritenute degne di essere sottoposte a tutela attraverso l’istituzione di Parchi e Riserve.

Deve ormai essere chiaro a tutti un principio: per salvaguardare un territorio, il suo ambiente, le sue biodiversità, i cicli della natura, è fondamentale che ci sia la presenza umana e che questa sia messa nelle condizioni di operare secondo la l’esperienza consolidata del pastore, del contadino, dell’allevatore, del boscaiolo. I boschi vanno curati, il rapporto pascoli/unità di bestiame va favorito, così come la quantità della fauna, quella che si è riprodotta in modo assurdo anche per scelte sciagurate prese da amministratori del passato, va ricondotta a numeri compatibili con l’ambiente dove vive con mezzi drastici e solutivi. Esistono e continuano a nascere comitati e associazioni per la difesa degli orsi, dei lupi, degli uccelli, dei caprioli, dei cervi e chi ne ha più ne metta; un vero patto programmatico fra amministratori della cosa pubblica dovrebbe avere un primo punto comune e condiviso: “Salviamo l’Uomo, poi tutto il resto”.
*Bruno Petrei, Presidente del Gal Gran Sasso Velino