L'intervista

Cialente: la capacità di rialzarsi sempre

Il Capoluogo in questi ultimi giorni di Cialente sindaco ripropone, a distanza di nove anni, una sua intervista su Comuni-Italiani.it dell’ aprile 2008 , quando poco dopo la sua elezione e fresco del primo mandato di sindaco raccontava la sua città. Propositi e speranze. [L’Intervista di Marcello Di Sarno]

Come era e come è cambiata L’Aquila. [Aquilane e Aquilani… la lettera di Cialente]

Come si presenta la sua città a chi oggi la vive quotidianamente?

La città dell’Aquila si presenta immersa nella bellezza dei suoi paesaggi naturali, incorniciata dalle montagne che da sempre le fanno da sfondo. Certamente ha i problemi che oggi investono, purtroppo, molte città italiane, anche di piccole dimensioni come la nostra. Vale a dire il traffico e la mobilità, questioni che hanno una priorità sul mio tavolo di lavoro e a cui stiamo cercando una valida soluzione attraverso il Pum (Piano per la mobilità urbana). Tutto ciò non pregiudica, tuttavia, un dato che ormai da più parti ci riconoscono: quello di una buona qualità della vita, che è poi la ragione per cui molte persone che vi si trasferiscono per lavoro decidono di farne la loro residenza definitiva. L’Aquila, inoltre, ha il pregio di essere una città “giovane”, data la presenza di una popolazione universitaria che ne fa la quarta città in Italia per numero di studenti fuori sede.

Tre validi motivi per visitarla?

Il primo motivo per visitarla è legato, come dicevo poc’anzi, alle innumerevoli bellezze paesaggistiche e architettoniche che la caratterizzano. I suoi monumenti, le testimonianze di una storia millenaria, le tradizioni, la cultura, la gastronomia rappresentano un’attrattiva che finisce per conquistare immancabilmente i visitatori. La seconda ragione è legata alla “scoperta”. L’Aquila è una città da visitare a piedi, una città che sa ripagare i visitatori che si perdono tra i dedali del centro storico con scorci di una poesia inimmaginabile. A questo aspetto, legato al suo passato, ad una dimensione storica, si unisce la modernità di un centro che ha saputo raccogliere le sfide dell’hi-tech e delle nuove frontiere della scienza. Questo grazie alla ricerca a livelli altissimi che si conduce in alcune aziende specializzate e, soprattutto, alla presenza dell’Istituto nazionale di fisica nucleare. Pochi sanno, infatti, che è sottoterra, nelle viscere del Gran Sasso, che si trova il più grande osservatorio del cielo.

Chi ne ha fatto la storia?

La storia della nostra città l’hanno fatta, certamente, i grandi personaggi che ad essa hanno legato il proprio nome. Imperatori come Federico II, che ne decretò la fondazione nel 1254, o Celestino V, l’umile eremita Pietro da Morrone, che volle essere incoronato qui, nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, e che donò alla città un documento unico nel suo genere: la Bolla del Perdono. Tuttavia ritengo che la storia della città sia stata scritta soprattutto dai suoi abitanti. Coloro che, ribellandosi alla legge feudale del vassallaggio, vollero affrancarsi dal dominio esercitato dai signori medievali e fondarono una nuova città, libera e aperta ai commerci e ai contatti con le maggiori realtà urbane del tempo; coloro che, nel Cinquecento, sotto la tirannide spagnola, pagarono la propria rivolta, ancora nel nome della libertà, con il sangue e con il lavoro forzato, obbligati a costruire il Castello che la domina e che fu edificato “ad reprimendam audaciam aquilanorum”; coloro, infine, che ricostruirono la città e lottarono per tornare alla vita dopo la più grande catastrofe della sua storia: il disastroso terremoto del febbraio 1703 che la rase al suolo provocando, in un una città che contava allora meno di 40mila abitanti, 20mila morti.

Per quale aspetto della sua città va personalmente fiero?

Vado personalmente fiero della forza di questa città, della sua capacità di rialzarsi sempre. È un concetto che ha a che fare con quello che affermavo sopra. Anche oggi vedo una città che ha la voglia e la determinazione di darsi un nuovo futuro.

Tra progetti da portare a termine e traguardi ambiziosi da perseguire, come vede il futuro della sua città?

 

La mia sfida è quella di ridisegnare completamente il futuro del territorio, dando nuovo sviluppo alla rete delle città europee. Uno sviluppo che passa per un’adeguata valorizzazione delle sue peculiarità e della sua storia: un patrimonio che vorrei far conoscere maggiormente.

Una domanda che vorrebbe sentirsi rivolgere sulla sua città e la risposta che darebbe.

 

La domanda che vorrei sentirmi rivolgere è: cosa vuole diventare questa città? Quale partita intende giocare? Risponderei che vorrebbe diventare la città della “qualità complessiva”, una qualità che passa per la sicurezza, per la tutela dei diritti fondamentali, in particolare dei bambini e delle fasce più deboli della popolazione, per la valorizzazione del suo patrimonio artistico e culturale, per la tutela dell’ambiente. Una città, insomma, in cui tutti vorrebbero far crescere i propri figli.