Lettera aperta

La vita in mezzo a un cantiere

“Indipendentemente dalle faziose polemiche politiche, apparse sui giornali di questi ultimi giorni, da semplice cittadina che da  16 mesi ha riaperto la propria attività professionale in centro  storico, resto sconcertata dalla distanza tra istituzioni e cittadinanza”. Inizia così la lettera aperta che Francesca Russo, odontoiatra, ha inviato alla redazione del Capoluogo, dopo aver letto la notizia ufficiale che la Giunta Comunale ha reinserito in centro i parcheggi a disco orario e a pagamento. [leggi: Parcheggi a pagamento prima di Natale]
“La questione parcheggi  a pagamento è una delle problematiche da affrontare, ma non la sola. La città, in ricostruzione faticosa a macchia di leopardo (non per scelta dei cittadini), ci obbliga a convivere ora, come per molti altri anni, con un enorme cantiere in progress. Polvere, strade interrotte per gru o demolizioni, sottoservizi  realizzati dopo aver riconsegnato abitazioni ed uffici.
Questa non è normalità.
Certo, altrettanto grottesco pensare di chiedere un cambio di mentalità.
A ciascun cittadino piacerebbe avere una dimensione di vita normale: uscire di casa, avere servizi raggiungibili a piedi, collegamenti efficienti e non essere costretti a  fare  decine e decine di km, tra casa, scuole, lavoro, perché i trasporti pubblici non ci sono.
Io, da semplice cittadina, non percepisco la grandiosità dei sottoservizi che, forse, saranno eredità per i nostri figli, come per noi oggi i funzionanti  acquedotti romani!
Mi sarei accontentata di collegamenti frequenti dalle periferie verso il centro o verso quei punti nevralgici dove scuole e uffici sono stati accentrati.
Noi subiamo quotidianamente, nei nostri spostamenti necessari, decisioni prese anni fa che hanno delocalizzato la domiciliazione su una estensione territoriale enorme, senza averla fatta seguire dalla creazione di traspori pubblici adeguati.
Altro che coccolare i cittadini… i parcheggi a pagamento non sono decisioni impopolari ma decisioni che non si calano nella realtà cittadina. La pretesa di un pagamento è giustificabile a fronte di un’erogazione di servizi.
Io lavoro sotto i portici di San Bernardino e, quasi sempre, sono costretta a evitare i resti di serate con alcolici rovesciati, cartacce, escrementi di animali non raccolti, tutto questo di fronte le stanze illuminate degli uffici comunali.
Forse pirandellianamente, io vedo una città diversa.
Una città completamente senza governo ne manutenzione: non c’è un cestino dei rifiuti per tutti i portici, le pulizie non sono realizzate se non in occasione di eventi particolari (visite del politico di turno, Perdonanza, adunata Alpini, ecc…).
Mi confronto con gli utenti del mio servizio  che si lamentano della mancanza dei parcheggi  e penso che più che far pagare noi che ci lavoriamo o quei pochi, che nonostante le difficoltà, vengono in centro, premiando la nostra volontà di riavere una città, sarebbe bastato regolamentare il flusso degli operai con le loro auto (non mi riferisco ai mezzi pesanti), pensare a  realizzare dei  nuovi, accoglienti parcheggi, dei trasporti efficienti, più che realizzare le cento rotonde.
Io comincio ad essere dubbiosa, per quello che ho toccato con mano fino ad ora, che ci sia la capacità  di pianificare e realizzare opere che riconoscano i reali problemi del vivere quotidiano, di noi, che non abbiamo le auto blu e che siamo in affanno nel traffico cittadino. Un traffico continuo cui non eravamo abituati e che, nostro malgrado, ci ruba la maggior parte del tempo che potremmo dedicare ad una piacevole passeggiata!
Mi auguro che i commercianti e gli altri professionisti che, come me, sono già o avranno voglia di tornare in centro,  rischiando in proprio, non debbano ricredersi di essere stati dei sognatori.
Invito tutti coloro che condividono il mio pensiero e vivono le mie stesse difficoltà, ad unirsi, senza distinzioni di categoria, per chiedere alle  istituzioni ascolto e condivisione nelle scelte”.

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