Teatro

Franca Valeri e la comparatistica dell’Università dell’Aquila

La prestigiosa tesi di laurea di Adriano Emi, discussa all’Università dell’Aquila, merita particolare attenzione.

Una colossale tesi in “Letterature Comparate” di critica all’opera omnia di Franca Valeri ha così emozionato la celeberrima attrice da esser stata presentata da lei in persona presso il Teatro Verdi di San Vincenzo di Livorno il 5 maggio durante lo spettacolo Parliamone in compagnia dell’attore Pino Strabioli. L’evento ha avuto tanta risonanza da aver generato un po’ di confusione: è riportato da più testate giornalistiche anche nazionali che attribuiscono alcune la paternità all’Ateneo de La Sapienza, altre a “una ragazza”.

Intervistando il vero autore, ci sentiamo in dovere di rivendicare l’appartenenza del lavoro al già giurista Adriano Emi, che dal mese scorso è laureato anche in Lettere con 110 e lode, e al suo relatore Massimo Fusillo professore ordinario di Critica letteraria e Letterature comparate, presidente dell’Associazione di Teoria e Storia comparata della letteratura, e autore di opere quali La Grecia secondo Pasolini  e  L’altro e lo stesso, teoria e storia del doppio. Non si tratta di un lavoro de La Sapienza, bensì dell’Università dell’Aquila. La tesi di Adriano è un lavoro di critica stilistica, tematica, culturale, psicanalitica e gender sorto dal suo innato amore per la Valeri, alla quale tutto il corso di laurea è stato indirizzato sin dall’inizio con grande partecipazione e orgoglio dell’Università, «una passione divorante e militante» (la definisce Fusillo) incoraggiata dagli stessi professori: «Ferdinando Taviani contestava sempre tutto quello che dicevo (soprattutto su Eduardo), ma non ha mai ribattuto quando definivo Franca la più grande attrice italiana» racconta Emi.

La Valeri era al corrente di questo studio sin dall’inizio e nel 2012 ha collaborato a esso con una lunghissima illuminante intervista (riportata nella tesi) in presenza degli attori Urbano Barberini, Licia Maglietta e Gabriella Franchini che hanno calorosamente accolto Adriano a Sant’Elpidio, dove erano in scena con Non tutto è risolto. Il mese scorso, alla vigilia della seduta di laurea, la Valeri ha inviato l’in bocca al lupo ad Adriano partecipando virtualmente alla discussione della tesi il 16 aprile grazie alla ripresa video: conclusa la discussione, si è vista recapitare la sua copia personale con una particolare dedica: «A Franca Valeri, l’autrice del comico come tragedia moderna, creatrice di maschere, miti e filosofia. A Franca Valeri, il nostro patrimonio artistico eterno e la nostra accademia. A Franca Valeri, la più grande attrice italiana. Con infinito, atteso amore, Adriano».

franca valeri

Franca  è orgogliosa e commossa per questa lunghissima impresa che ha richiesto anni di ricerche con rivelazioni e scoperte di cui lei stessa si dichiara inconsapevole. Entusiasta dei risultati, sul palco di San Vincenzo ha incoraggiato a salire il nostro Adriano, appositamente invitato, e davanti a tutto il suo pubblico ha firmato il frontespizio (in foto).  Emi, nato e residente ad Avezzano, è in effetti l’autore dell’unica tesi di laurea mai scritta su di lei: FRANCA VALERI AUTRICE-ATTRICE TRA LIBRO, RADIO, TEATRO, CINEMA E TELEVISIONE: “AMORE, POLITICA, SESSO, MATERNITA’, DIVERSITA’”.  La tesi di 400 pagine analizza tutta la produzione della Valeri autrice di se stessa inserendola «nella tradizione dei grandi capocomici autori-attori italiani (Taviani) come Eduardo e come Fo che alla Valeri dei primi anni ’50 deve l’invenzione del cabaret italiano, nella linea Gadda dell’espressionismo linguistico e nella parabola Futurismo-Surrealismo (Coen)», dall’analisi ricava «il fondamento filosofico esistenzialista alla base della sua comicità ovvero il genere comico come nuova forma della tragedia moderna, la vita come teatro del mondo (Petronio), mondo del nulla che si rivela attraverso l’autosmascheramento masochistico goduto come cerimonia eterna (Genet), atto in- eroico (Benjamin) ma pur resistente del personaggio stesso», arrivando così a sistematizzare «le tre maschere note della Valeri (la Signorina Snob, la Cecioni e la Cesira)» come «i tre stati esistenziali dell’autrice» che corrispondono pure a «tre diverse chiavi del comico: l’autoironia, la satira e il grottesco sublime». Emi iscrive tutto l’immaginario dell’autrice «nel mito, fuori dal presente (Pasolini)», e lo spiega, perciò, seguendo la tecnica comparatistica tipica del maestro Fusillo, attraverso «i miti eterni di Elettra e Narciso senza dimenticare il costante confronto/scontro con il Femminismo di cui l’autrice rifiuta e condanna in teoria la liberazione sessuale come male borghese per esaltarla invece di fatto, contraddittoriamente, nei grandi film come Il Vedovo con Sordi e Parigi o cara con il marito attore e regista Vittorio Caprioli, ma lo scontro è anche con il Potere, con i “piccoli politici” eletti da “piccoli borghesi” colpevoli di aver ridotto l’Italia a piccola nazione, con l’olocausto, sofferto da lei stessa ebrea, con l’Isis e con la memoria del proprio passato grandioso ormai giunta a 96 anni di cui 70 di carriera multimediale  tuttora attiva, combattiva e combattuta: una borghesissima donna antiborghese anticonformista, la prima attrice italiana, prima icona di diversità e, oggi, il più grande patrimonio artistico italiano vivente. Nota al grande pubblico per gli sketches de La sòra Cecioni in tv con Mina, questa “vecchia simbolica” (come ama definirsi) è soprattutto tra gli inventori del Teatro dell’Assurdo, prima che arrivassero Beckett e Ionesco, contemporaneamente a Genet. Quest’ultimo è stato degnamente portato in scena in Italia proprio dalla Valeri in anteprima nazionale con Le Balcon nel ’69 e, nel nuovo millennio, con Le Serve in tour per molti anni toccando anche il Teatro Comunale di Sulmona e il Teatro dei Marsi di Avezzano che hanno avuto l’onore di ospitare l’attrice nel 2007, quando Adriano scrisse su un quotidiano il suo primo articolo sulla Valeri.   La tesi sarà pubblicata in forma di libro per la fine di quest’anno con prefazione del professore e relatore Massimo Fusillo.