Omicidio stradale

A tutte le Vittime della strada, a quelle sopravvissute e ai loro familiari

“Le strade e i marciapiedi costituiscono i più importanti luoghi pubblici di una città e i suoi organi più vitali. Quando si pensa ad una città la prima cosa che viene alla mente sono le sue strade: secondo che esse appaiano interessanti o insignificanti, anche la città appare tale.  Jane Jacobs ”

Erina Panepucci,Vice Presidente dell’associazione vittime della strada Avisl Onlus e mamma di Giuseppe Magnifico che ha perso la vita in un incidente nel 2005, scrive una lettera dedicata a tutte le vittime della strada e ai familiari. “Mentre governo e parlamento continuano a tergiversare, noi, continuiamo a parlarne” – afferma la Panepucci sempre in prima linea sul percorso che si sta facendo affinché venga introdotta  la legge sul reato di omicidio stradale. Oggi un incontro al Palazzetto dei Nobili, a partire dalle 9.30, dal titolo: “Introduzione del reato di omicidio stradale. Quale futuro per la sicurezza stradale in Italia?”

A tutte le Vittime della strada, a quelle sopravvissute e ai loro familiari.
 
Buongiorno a tutti, mi presento sono Erina Panepucci Vice Presidente dell’Associazione AVISL ONLUS  e  mamma di Giuseppe Magnifico, un giovane aquilano ucciso sulla strada a soli 22 anni il 2 ottobre del 2005.
Dieci anni sono passati dall’assassinio di mio figlio, e dieci anni sono passati dalla stesura del primo dizionario della sicurezza stradale, era appunto il 2005 ed i morti sulle strade erano all’incirca 6200, oggi siamo a 3400 Vittime ogni anno alle quali vanno aggiunti le migliaia di feriti e disabili gravi.

L’insicurezza stradale è una questione sociale e politica, nel nostro paese non esiste ancora una legge che dia assistenza alle Vittime della strada, e auspichiamo, dopo tanti sforzi, che si riesca a far introdurre dal legislatore una norma che regoli anche questo tipo di assistenza. Un diritto questo finora negato, un sostegno che deve essere innazitutto di natura psicologica per chi resta vittima di questo reato.
Le associazioni, le organizzazioni delle Vittime della strada hanno fatto tutto il possibile, anche se con pochi mezzi e poche forze, affinché in questi ultimi anni ci fosse da parte di tutti una presa di coscienza sul reale problema della sicurezza stradale.
Importantissimo è stato il ruolo dei mass media, anche se spesso per non “disturbare” i grandi manovratori, a cominciare dalle assicurazioni che in noi hanno trovato dei grandi oppositori, hanno cominciato a ridurre le nostre presenze televisive. Sono loro infatti che decidono e sono sempre loro, le imprese assicuratrici, i maggiori finanziatori dello Stato.
Ma il  supporto dei media, anche quello delle piccole realtà come la nostra, è stato fondamentale. Qualche anno fa ci fu subito chiaro che loro potevano costituire uno strumento decisivo per imporre alle istituzioni e ad una società distratta e spesso inconsapevole, la drammaticità della violenza stradale. Moltissime trasmissioni dalle reti Rai, alle tv private hanno contribuito in questi anni a far conoscere agli italiani la violenza stradale, la sofferenza delle Vittime, e la storia della costruzione di un tale movimento che, partendo dalle Vittime, si batteva contro la strage stradale, e di questo noi non possiamo che ringraziarli.Nel 2010 raccogliendo l’appello dei genitori di Lorenzo, ucciso a Firenze da un uomo che guidava sotto l’effetto di alcool e droga, decisi di sostenere, insieme a migliaia di altri familiari di Vittime della strada,  la loro raccolta di firme con la quale chiedevano al governo l’introduzione del reato di omicidio stradale. Lo feci senza esitazione, nonostante mio figlio fosse stato ucciso da un guidatore sobrio, che decise di lanciare  la sua autovettura ad oltre 150 km/h su un tratto di strada in prossimità di un centro urbano,  il cui limite massimo era di 30.                                                                                                 Presi questa decisione poiché, gli incidenti causati dall’alcool sono un problema di salute pubblica molto importante, a livello europeo sono la prima causa di morte tra i giovani, il comportamento scorretto degli utenti della strada, ed il mancato rispetto delle regole, è considerata tra le principali cause di mortalità alla guida. Per questa ragione ci siamo battuti affinché chi si rende responsabile di un reato così drammaticamente devastante per una famiglia venga punito giustamente, e non come se avesse effettuato un furto con destrezza, come invece avviene tutt’oggi.

Con la nuova riforma del codice della strada, e soprattutto con l’introduzione del ddl n. 3169, l’omicidio colposo, che attualmente viene applicato in caso di incidente stradale mortale, cambierà nome, diverrà omicidio colposo stradale, e verranno aumentate le pene detentive.

Si passerà infatti dagli attuali 2-7 anni di reclusione ai 5-12, e per i casi più gravi si attuerà la sospensione della patente fino ad un massimo di 15 anni.
Verranno considerati altresì omicidio colposo stradale, oltre che l’uso di alcool e droga alla guida, anche le condotte pericolose, quali l’eccesso di velocità, la guida contromano, i sorpassi e le inversioni di marcia ove non consentite, il passaggio con il semaforo rosso, tutte casistiche queste che al verificarsi potrebbero causare uno o più decessi sulla strada. E’ un primo grande passo in avanti, e proprio in questi giorni il Senato dovrà definitivamente esprimersi a favore di questo ddl, che molto ha fatto discutere, che senza alcun dubbio avrà bisogno di essere perfezionato, ma che sicuramente sarà un grande deterrente: per far riflettere tutti coloro che fino ad oggi hanno considerato un “incidente” stradale qualcosa da addebitare al caso, alla sfortuna.
Noi familiari di Vittime della strada non vogliamo più che vengano chiamati incidenti, l’incidente è qualcosa che può accadere per una serie di circostanze sfortunate, ma quando ci si mette alla guida ubriachi o drogati, quando si spinge l’accelleratore oltre il limite consentito, quando si passa con il rosso, quando si decide di guidare contromano e si causa la morte di più persone allora non è più possibile definirlo semplicemente un incidente, e l’autore di quel reato deve essere giudicato e condannato per la gravità del reato commesso.Mio figlio aveva solo 22 anni e tutta una Vita davanti a se, il suo assassino quella notte ha distrutto tutti i suoi sogni, i suoi progetti, ha distrutto la nostra famiglia, la mia vita, quella di mio marito e quella di mia figlia che all’epoca aveva solo 10 anni.
Ma la storia di Giuseppe, è la storia di Andrea, di Lorenzo, di Giacomo, di Beniamino, di Laura, di Beatrice, e delle migliaia di Vittime e di sopravvissuti che ancora oggi,  a distanza di anni aspettano risposte da questo stato.
L’ assassino di mio figlio se la cavò con una pacca sulla spalla, un solo anno di reclusione con la condizionale, quindi pena sospesa, e soli otto mesi di sospensione della patente, in quello che lui, mai pentito, e dal quale non abbiamo mai ricevuto una sola parole di scuse, continua a chiamare incidente, ha distrutto la vita di mio figlio, e quella del ragazzo che guidava l’autovettura sulla quale mio figlio viaggiava come trasportato, rendendolo disabile per il resto dei suoi giorni.
Dopo l’approvazione di questo disegno di legge, voluto dall’80% degli italiani, ci sarà ancora tanto da lavorare, per mettere in sicurezza le strade, quelle della nostra città gridano vendetta, ci sarà ancora da spendersi per sensibilizzare i più giovani, e questo compito viene egregiamente svolto dalle forze di polizia, e dalle associazione di volontariato che operano sul tutto il territorio nazionale.                                                                                                                                             Ci sarà tanto ancora da fare, ma io, noi non ci tireremo indietro e continueremo a lavorare incessantemente, non per i nostri figli, ma in loro nome affinché il loro sacrificio non sia stato vano, cosicché altri genitori non debbano mai più provare la devastazione che noi abbiamo provato.
Ringrazio sentitamente l’Ispettore Massimo D’Antona per avermi gentilmente invitata, ringrazio inoltre il Dott. Pansini dirigente della Polizia di Stato, il Dott. Mssimo De Santis ed il consiglio dell’ordine degli avvocati per aver partecipato a questo incontro.

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