L'intervista

Montagna, soccorsi a pagamento: tavolo di lavoro in Regione

In questo inverno non è mai mancata la neve sulle nostre montagne, così come non sono mancati i turisti e gli appassionati che hanno, da novembre fino ad ora, apprezzato la bellezza e la maestosità delle nostre vette.

Purtroppo, e gli incidenti degli scorsi anni lo testimoniano, spesso molti di loro si macchiano di imprudenza e superficialità: non abbastanza preparati per una sciata o un’escursione, prendono sottogamba le difficoltà che li aspettano o vestono, magari, con abbigliamento poco consono alle asperità del terreno.

Molte tragedie si potrebbero evitare se gli escursionisti e gli alpinisti facessero più attenzione alle indispensabili norme di sicurezza: ma così non è e l’esperienza di chi in questo settore vive e presta soccorso da una vita ha dimostrato che spesso la difficoltà deriva da una sopravvalutazione delle proprie capacità e da una scarsa valutazione del percorso che si vuole intraprendere e dei relativi rischi.

Di sicurezza in montagna e di soccorso sulle vette abbiamo parlato con Paolo De Luca, Maestro di Sci e Accompagnatore di media Montagna di Pietracamela, altro versante del Gran Sasso: “Spiace che gli infortuni riguardino sia i frequentatori più preparati, sia i gitanti della domenica: ma in entrambi la possibilità di contare sul soccorso gratuito ha finito per indurre un certo irresponsabile innalzamento dei margini della sfida: tanto, nel peggiore dei casi, li tirano comunque fuori».

DSCN5392Ed è, appunto, l’esperienza a parlare per De Luca. «In una bella giornata di sole» racconta, «ero con un mio amico medico sulla cresta Ovest che dal Corno Grande (2912 m s.l.m.), scende alla Sella del Brecciaio (2506 m s.l.m.) quando, in un punto molto esposto e difficile, abbiamo incontrato una coppia. Lei in evidente difficoltà, con una decadenza fisica significativa piangeva e per la paura non voleva più andare avanti né tornare indietro. Ci siamo subito fermati per prestare aiuto immediato. Il signore che era con Lei ci disse: « Grazie, non abbiamo bisogno di nulla; tra poco, se la mia compagna non riprende a salire, chiamerò l’elicottero per farla venire a prendere e farla portare al piazzale dove abbiamo l’auto parcheggiata. Tanto è tutto gratis… così approfittiamo per fare un bel giro e vedere il Gran Sasso dall’alto».

Quale potrebbe essere un valido deterrente per limitare, se non cancellare, le imprudenze in montagna?

«Penso che bisognerebbe far pagare per intero al cittadino le operazioni di salvataggio in montagna perché la comunità non può e non deve più farsi carico delle leggerezze degli irresponsabili. Le operazioni di soccorso alpino, oltre ad impegnare mezzi e decine di uomini, mettendone a rischio la vita, in Italia sono un costo imputato per intero alla collettività perché gestito dal servizio sanitario nazionale. La persona soccorsa, quindi, non paga nulla. Per riflettere, basti pensare che un minuto di volo di un elicottero medicalizzato può arrivare a costare anche 200 euro; cifre inferiori, ma di tutto rispetto, per le operazioni di soccorso con elicottero non medicalizzato o a piedi. In questo modo si cerca di responsabilizzare coloro che decidono di avventurarsi in montagna senza una preliminare valutazione del percorso e delle proprie capacità».

In Italia ci sono regioni dove il soccorso alpino si paga?

«In Trentino Alto Adige, Val d’Aosta e Veneto, regioni ad alta vocazione montanara, i presidenti di Regione hanno deciso di porre fine alla gratuità completa degli interventi di soccorso alpino facendo pagare al cittadino in emergenza una sorta di ticket per ogni chiamata invece dell’intero salvataggio. Questo ticket sembra aver funzionato bene perché le autorità e gli esperti del settore hanno registrato una effettiva diminuzione delle richieste di intervento». 

L’entità del ticket dipende ovviamente dalla gravità della persona ferita e dall’intervento da compiere: ad esempio, se si tratta di un’emergenza sanitaria, in Val D’Aosta e Lombardia l’intervento è gratuito, come pure è irrisorio il contributo per i feriti gravi.

Ma in caso di chiamata immotivata o di trasporto di persona illesa, i costi sono alti: si va dai 750 euro del Trentino agli 800 della Val D’Aosta più circa 75 euro per ogni minuto di volo che l’elicottero impiega a giungere sul posto e tornare. In Veneto si arriva fino a 7500 euro per il trasporto di persona illesa, in Piemonte al totale pagamento dell’intervento. Insomma, un salasso: ma i fatti confermano che solo così gli interventi si riducono a quelli strettamente necessari, con notevole risparmio di tempo e denaro per le casse pubbliche. Fra l’altro, è da sottolineare come gli introiti, ovviamente, non vadano nelle tasche del CNSAS ma in quelle della sanità pubblica.

E in Abruzzo?

«Attualmente, le operazioni di soccorso alpino sono completamente gratuite. Fuori dalle aree sciistiche attrezzate è consentito lo scialpinismo, fuoripista compresi, imponendo l’attrezzatura idonea per praticare tale disciplina sportiva (ARTVA, pala, sonda oltre al casco protettivo e lo zaino con airbag). Ma da qualche mese si è costituito un tavolo di lavoro del quale faccio parte, insieme a rappresentanti delle Guide alpine, del Cai, dei Maestri di sci, delle Squadre di Soccorso Alpino della Guardia di Finanza e della Polizia, con i quali stiamo lavorando per redigere una bozza di Legge (dopo l’abrogazione della L.R. n.1 del 2011) e portarla all’attenzione del Consiglio Regionale. C’è già una bozza di legge e a breve ci sarà un nuovo incontro: i consiglieri Pierpaolo Pietrucci e Luciano Monticelli hanno preso a ben volere questa proposta e si sono impegnati, una volta pronta, a portarla in Aula».