Il blog dei lettori

Cagnano: 60 anni tra amicizia e ricordi

di Nando Giammarini*

Si avvicina la fine di settembre e con essa l’imminente conclusione di una stagione estiva che, a causa del caldo afoso ed eccessivo, ha visto i paesi dell’Alta Valle dell’Aterno riempirsi a dismisura. Nel corso di questo mese che ci ha portato l’autunno c’è stato il ritrovo, in grande stile, dei ‘ragazzi’ della classe del 1955 di Cagnano Amiterno, ormai sessantenni: la rimpatriata di quei giovani dai capelli più o meno imbiancati che si sono ritrovati insieme per festeggiare, con gioia, l’importante traguardo.

Il gruppo di coetanei e amici ha trascorso insieme una bella e spensierata giornata adornata da belli e cari ricordi di gioventù.

Diceva Kafka: “Da un certo punto in avanti non c’è più verso di tornare indietro. E’ quello il punto al quale si deve arrivare“. Un antico detto popolare recita: “saggio è colui che fa tesoro degli anni passati e che conta su quelli futuri“; rivolgo i miei più cari e affettuosi auguri a i sessantenni cagnanesi perché possano avere davanti a loro ancora tante belle stagioni di salute, gioia e serenità. Al contempo rivolgo un pensiero commosso e riverente a quanti nella vita sono stati meno fortunati e oggi non sono in mezzo ai loro compaesani e coetanei.

La splendida iniziativa della “festa dei sessantenni” – nata da un’idea di Gesuina Mula, operatrice commerciale molto nota a Cagnano per la sua bravura, cortesia e gentilezza – ha visto la collaborazione organizzativa di Alfiero Massimiani e altri. Il bel gruppo composto da 36 persone si è ritrovato al ristorante ‘Lo Scoglio’ dell’Aquila, domenica scorsa, 27 settembre, per un pranzo conviviale all’insegna dell’amicizia, della simpatia, della socialità, dello star bene insieme. Sono stati rievocati antichi ricordi di anni trascorsi sui banchi di scuola, a Cagnano, quando le maestre avevano, “l’assurdo potere”, l’arbitrio di bacchettare le mani intirizzite gli scolari che non avevano fatto i compiti, coloro che suggerivano, quanti distratti dal gioco non salutavano. Altri tempi, altre mentalità. Periodi bui ma densi di un forte senso di solidarietà e coesione sociale, dettata dalla sofferenza e dalle ristrettezze economiche, in cui era vivo ed apprezzabile il senso di Comunità in cui i problemi e le difficoltà del singolo, talvolta, davvero tante, erano i problemi di tutti. A differenza di oggi in cui non conosciamo, addirittura ci è estraneo, il dirimpettaio.

Quasi nessuno aveva la macchina e quelle poche esistenti erano utilizzate, con gli autobus dell’allora “Pacilli”, per muoversi dalle varie Frazioni del Comune all’Aquila da studenti e lavoratori. Impegnati soprattutto nell’edilizia. Nei tempi attuali tutto è cambiato; i bambini del 1955, oggi 60enni, serbano in cuore quel bagaglio culturale di ricordi ed essendo diventati a loro volta genitori si adoperano affinchè i propri figli non conoscono simili sofferenze e privazioni. Sebbene la linea di demarcazione tra essere troppo severi o permissivi sia molto sottile. Viviamo come se fossimo immortali, sei i nostri figli non crescessero mai rimanendo eternamente bambini, come se il nostro viso non mostrasse i segni del tempo con le rughe, ma la realtà che ci circonda è ben diversa. Alla luce della situazione attuale, in cui le cose brutte sono sempre in agguato, dobbiamo imparare e riconsiderare il nostro ruolo e prendere dalla vita, finchè siamo in tempo, quel tanto di buono che riusciamo ad ottenere.

Bravi i sessantenni cagnanesi, cui vanno i sensi della mia stima e ammirazione. Vi aspetto l’anno prossimo per l’analoga iniziativa. In bocca al lupo, “ragazzi e ragazze” sessantenni!

*lettore