
di Gioia Chiostri
Storia musicata di un ladro di attimi irripetibili, versione 2.0. A cantare le vene serpeggianti dell’anima, non tutti riescono. Si tratta, di fatti, di una pratica lunga e laboriosa, che preme sul tasto del talento e si fa leva, come un saltatore professionista, sull’asta metallica del carattere personale. Sandro Argentieri, giovane ugola nostrana, originario di Rocca di Mezzo, ma nato a L’Aquila, con la Musica dalla M maiuscola c’ha intrecciato, da tempo, una relazione complicata. E’ da poco uscito il video, disponibile su Youtube, del suo primogenito ‘figlio musicale’, una canzone totalmente scritta da lui, viaggiante sulle note della musica italiana più tipicamente romantica e dedicata, per l’appunto, a quell’astuccio cartaceo – l’agenda quotidiana – che, spesse volte, «tiene sotto scacco le giornate della nostra vita». Il videoclip di ‘Nero su Bianco’, questo il titolo della canzone di fattura marsicana e che lo rileva già in tutta la sua intensità matura, è stato girato dall’altrettanto giovane regista di Avezzano, Paolo Santamaria, il quale, ad oggi, con la sua videoproduzione musicale muse-x.com, rappresenta uno dei più attivi autori audiovisivi dell’indie italiano.
{{*ExtraImg_246642_ArtImgCenter_500x281_}}Un foglio, una biro nera scribacchina e le rotaie di una ferrovia tanto cara fanno da trama alla storia musicata. «Il testo – spiega a [i]IlCapoluogo.it[/i] – l’ho scritto personalmente ed, in effetti, è assai curiosa la sua elaborazione. La canzone, di fatti, è esplosa improvvisamente nella mia mente mentre ero in viaggio proprio su di un vagone ferroviario. È stata scritta fra l’anno 2009 e il 2010: successivamente, è stata musicata assieme a Massimiliano Dantini e, in seguito, registrata in studio, presso l’Underground Studio’s di Alfredo Diamanti. È stato l’incontro con Paolo Santamaria, però, a rendermi curioso della possibilità di dar vita ad un video per essa ad hoc». ‘Nero su Bianco’ è il primo testo interamente scritto da Sandro: rappresenta, a detta sua, un percorso di vita ben preciso in cui, il cantautore, era solito percorrere in lungo e in largo la Penisola Italiana, per colpa o per fortuna di impegni vari improcrastinabili, come un corso di studi seguito a Firenze o l’occupazione lavorativa che lo tratteneva saltuariamente a Roma, Latina e L’Aquila. «In quel periodo – spiega – la mia concezione temporale era simile ad una clessidra in gabbia, avevo davvero quella che si suol nominare un’agenda nera fitta di impegni». Ricorrente, nella canzone, l’immagine di un ‘leone fiero e ferito’: una metafora ben riuscita, che riassume in sé l’incondizionabilità umana del tempo. «Esso – afferma Sandro – va avanti sempre e comunque, come un leone che, anche se ferito, non perde in fierezza, ma, risoluto, va avanti a criniera diritta».
{{*ExtraImg_246641_ArtImgCenter_482x500_}}Successivamente, negli anni a seguire, sono venute fuori altre canzoni, fra le mani della mente di Sandro. «Molti brani nel cassetto – spiega – che stanno solo aspettando di essere partoriti, come l’ultimo testo, terminato ad agosto 2014 e presentato al Premio Nazionale Voci Nuove ‘Alessandra Cora’, a L’Aquila, che si è aggiudicato il primo posto. Un testo, quello di ‘Respiro’, scritto e arrangiato con Emanuele Castellano, dai dettagli stretti, intimistici, che ha ricevuto numerose lodi e onori, con mia grande e personale sorpresa». Sandro Argentieri ha un rapporto particolare con la tecnica del canto: autodidatta, poeta della musica e artista in senso lato, calca da anni oramai anche i palcoscenici teatrali, grazie all’osmosi con la Compagnia poliedrica dei 99, una realtà che fa rima con musica, danza e teatro e che ha trovato la sua culla proprio nel bellissimo Teatro dei 99 aquilano. «Proprio quest’ultimo, infatti, – racconta – è un frammento di arte che è riaffiorato negli anni. Con la compagnia dei 99, l’altra mia metà della mela, ossia l’attorialità, è scaturita finalmente fuori».
Predominante, nel video musicale di ‘Nero su Bianco’, l’immagine della Ferrovia: luogo di passaggio di numerosi treni che vanno e, di altrettanti, che sempre numerosamente e quasi silenziosamente, ritornano. Che ruolo ha la strada ferrata nella vita personale ed artistica di Sandro Argentieri? «Fra le righe del testo, c’è, ovviamente, un legame personale con la mia vita quotidiana, musa immortale e maledetta di ogni artista che si rispetti. Mi sono ‘imposto’ musicalmente di spifferare, a chi andrà ad ascoltare il mio testo, che la parte ‘forte e burrascosa’ della vita capita allorquando non vi è nulla di programmato sul calendario; o meglio: quando l’agenda giornaliera resta vuota». Durante le scene filmate, che fanno da sfondo alla canzone d’autore, si ‘interpella’ visivamente una donna di spalle, sfocata e sfuggente al tempo stesso. «Il suo significato è a libera interpretazione, – dice Sandro – anche perché tanti ascoltatori del brano mi hanno riferito che esso fa pensare ad una storia d’amore complicata. Ognuno, in fondo, ascolta nella musica quello che vuole il suo cuore. Per me, le sette note, devono poter dar forma a più vestiti da indossare contemporaneamente: in questo caso, ad una ragazza che si cerca ma che non c’è, oppure, ad un’immagine della vita personificata, che svanisce e non si lascia afferrare mai, quasi fosse un’onda viva labile». Una canzone che, come prima prova personale, dimostra già il suo valevole perché. E’ stata circoscritta tecnicamente, da alcuni critici su RadioDelta1, in una puntata specificatamente dedicata agli inediti abruzzesi, come un brano spiccatamente neomelodico. «In realtà – afferma Sandro – non mi riconosco molto in questo genere musicale; nel mio brano, – aggiunge – ritrovo anzitutto la potenza della musica italiana sempiterna, quale quella di Ranieri, ma anche la nenia tipicamente neomelodica, per intenderci. Credo che sia primitivo l’autoimpormi una specifica veste musicale, sarà quel che sarà, anche se la matrice è sicuramente riconducibile al pop leggero».
Sandro Argentieri veste i panni dell’artista per una metà della sua vita, la quale fa a pugni qualche volta, con un’ordinarietà – lavora, di fatti, come ortottista e ottico, essendo titolare proprio di un negozio di ottica sito a Rocca di Mezzo – che, molto spesso, impedisce di dar conto alle voci delle note del cuore. Dice sorridendo: «Vivo un bipolarismo non perfetto; la mia vita professionale mi ha portato grandi successi e risultati, ma non mi ha mai fatto dimenticare questa grande passione legata ai meccanismi del canto. Le prime notizie del colpo di fulmine col microfono le ho a partire dai 5 anni di età: diciamo che la musica mi ha fatto da balia, in un certo senso. La vena del cantautorato, invece, s’è formata dopo, in pieno periodo adolescenziale. Tirare fuori le emozioni è sempre catartico, ma farlo attraverso due strumenti ‘del mestiere’, quali un foglio bianco e una penna, diventa sublime». ‘Nero su Bianco’, quindi, corre sulle rotaie di un treno caro all’artista marsicano, quale quello che da Roccasecca giunge ad Avezzano, vero oggetto dello sfondo del videoclip. Le riprese, di fatti, sono state effettuate fra il suggestivo lago di Scanno e la città stessa di Avezzano. «Io -aggiunge Sandro – sono nato a L’Aquila ma cresciuto a Rocca di Mezzo. Un paese che ha dato, per così dire, il battesimo a Riccardo Cocciante: mi viene in mente che l’aria marsicana, in fondo, fa davvero bene alla musica d’autore».
Sandro Argentieri, inoltre, è l’attuale ideatore e direttore artistico del Festival canoro ‘RoccaInCanto’, giunto nel 2014 alla sua quinta edizione: un vero domatore di creatività. Cosa significa fare arte nel 2015? «La mia idea personalissima di fare musica e fare arte è connessa alla serenità dell’anima. Le passioni, se coltivate, rendono tranquilli dentro. Al di là del riscontro di pubblico, infatti, che è, badiamo bene, comunque fondamentale, vi è una porticina dell’anima che va comunque aperta il prima possibile: quella dello stare bene con sé stessi. Nel momento in cui si scrive una canzone, a livello psicologico, non si programma nulla; è una specie di arcobaleno che appare nella testa, così, d’improvviso. Vi sono degli spiragli di vita in cui si è emotivamente carichi e nasce, cresce e si desta il bisogno proprio fisiologico di scrivere. Si ha, come se fosse un morbido pan di spagna da riempire, un’idea di base – il tema – dalla quale fuoriescono una serie di parole a caso, croci nere disposte in maniera disordinata sul bianco campo della carta. Poi, come in quel vecchio gioco per bambini in cui occorre unire con un tratto di penna deciso i puntini sparsi per mettere in evidenza un’icona nascosta, il brano prende forma da solo. È una magia, che scaturisce da un bisogno dell’anima». ‘Nero su Bianco’ è una sorta di colonna sonora della vita di tutti i giorni, fatta di furti di tempo segreti all’agenda giornaliera istituzionale. Ed è in quel momento che si incomincia a vivere. Un po’ di più.
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