L’Aquila Calcio, Zavettieri: «Lascio il cuore qui»

di Claudia Giannone

Si arriva al momento dei saluti: Nunzio Zavettieri scende dal trono dell'Aquila Calcio e passa la palla al suo successore. È il patron Corrado Chiodi il primo a prendere la parola, analizzando in breve la stagione appena trascorsa sotto la guida del tecnico.

«La circostanza della conferenza di oggi non è delle migliori: quando ci si saluta non è mai un momento di serenità - spiega - Ma non si tratta di un addio, è solo un arrivederci. Sono stato benissimo con il mister, ha fatto un ottimo lavoro e ha fatto il suo dovere: in una fase di campionato ci ha fatto illudere di andare molto in alto. Gli auguro una carriera ancora piu importante, è un personaggio che merita l'attenzione di grandi società».

Microfono all'ormai ex mister dell'Aquila Calcio: è il versante sentimentale il primo ad essere esaminato da Zavettieri, che da pochi giorni era tornato nel capoluogo d'Abruzzo in vista dell'incontro con la stampa.

«Vorrei ringraziare L'Aquila per ciò che mi ha dato - sottolinea - sono un po' sentimentale, ho avuto un tuffo al cuore quando sono tornato qualche giorno fa. C'è un grande rammarico di non aver potuto dare o fare quello che volevo, cioè qualcosa di importante a L'Aquila: sarei andato via solo dopo aver portato qualcosa di grande qui, ma poi le cose sono andate diversamente».

Ma il pensiero del tecnico non si ferma qui: si parla, infatti, anche della stagione sul campo e di ciò che è stato fatto, ma allo stesso tempo di ciò che la compagine non è riuscita a fare. «Credo sia inopportuno andare a parlare di calcio in questo momento, ma non voglio tirarmi indietro - spiega - Da quando sono arrivato, si è parlato subito della serie B, ma secondo me la città non era pronta a poter sostenere un salto di categoria: per farlo bisogna avere delle strutture, un'organizzazione importante e una società forte. Ci sarebbe voluto un miracolo sportivo che inizialmente si pensava si potesse fare, ma poi sono venuti fuori i problemi e le debolezze». «Da fuori - aggiunge - farò il tifo perché possa arrivare la soddisfazione: spero che i tifosi possano gioire per le vittorie della propria squadra. Bisogna fare le cose fatte per bene, questo in parte è mancato quest'anno. Sicuramente ho dato un grande esempio di etica e professionalità, avrei voluto conciliare tutto questo con i risultati sul campo».

Problemi con la squadra e con i singoli giocatori, problemi che hanno portato a delle esclusioni e, ovviamente, a delle critiche nel momento dell'addio con determinati personaggi.

«Non ho nulla da rispondere a Virdis: ognuno pensa di tirare fuori il massimo, lui non ci è riuscito, per colpa mia, per colpa sua o per colpa della squadra. Per me si è sempre trattato di scelte tecniche, come per Maccarrone: ci sono comportamenti e regolamenti che vanno rispettati, se l'ho escluso è stato per fare bene al gruppo».

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Comunque sia andata la stagione, tra vittorie e sconfitte, up and down, sconvolgimenti nello spogliatoio e nell'intera società, Nunzio Zavettieri lascia molto qui. Molto del suo, non solo dal punto di vista lavorativo, ma anche personale.

«Mi sono sempre concentrato sul lavoro in campo: non ho mai potuto o saputo dare quello che ci si aspettava, ma ho voluto dare tutto per il bene della società, mai per ripicca. In questo percorso ho fatto tanti errori, ma sono sempre stati in buona fede. Mi sono calato nello spirito aquilano, lascio il cuore qui: l'aspetto umano è quello più importante in questo lavoro».

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