Politica

Punti Nascita, «Si rischia la spaccatura in Abruzzo»

Un Abruzzo «spaccato in due» dopo la questione dei punti nascita, secondo il sindaco di Sulmona, Giuseppe Ranalli, che chiama a raccolta in vista del consiglio comunale convocato domani all'Aquila, davanti al Consiglio regionale, e della manifestazione in preparazione sempre per domani nel capoluogo abruzzese in difesa del punto nascita della sua città. Ma per Ranalli la protesta deve essere corretta e mai offensiva.

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Il sindaco ha infatti aspramente criticato il modo con cui alcuni manifestanti stanno portando avanti la battaglia e i negozianti del centro storico hanno provveduto a rimuovere i manifesti offensivi nei confronti del commissario Luciano D'Alfonso e dell'assessore alla Sanità, Silvio Paolucci in cui si raffigurava l'immagine dei due politici con la scritta 'Io non posso entrare'.

«Non è questo il modo in cui deve essere portata avanti la battaglia in difesa del punto nascita e del nostro territorio - tuona Ranalli - ci troviamo di fronte a una situazione che sta spaccando in due la regione: da una parte la costa che è riuscita a sostenere la crisi grazie ad una localizzazione dei servizi e delle infrastrutture, e dall'altra un Abruzzo interno che oggi rischia il collasso. Una dualità che l'Abruzzo non si può permettere. I confini amministrativi sono cambiati rispetto a 10 anni fa e siamo di fronte a una spirale che dopo la crisi industriale, il calo demografico accentuato dagli effetti del terremoto, ha portato sotto soglia l'economicità dei servizi tra cui quello sanitario».

Secondo il primo cittadino di Sulmona, quindi, «occorre che la Regione abbia una visione chiara di quale Abruzzo vuole tra 10 anni e per questo bisogna ridiscutere per intero la localizzazione dei servizi pubblici e delle attività produttive».

«L'accordo Stato-Regioni - incalza il sindaco - permette di presentare un Piano di rientro al commissariamento anche con la deroga, motivata, sulla razionalizzazione dei punti nascita sul territorio. Ciò non è stato fatto anche in contrasto con i consistenti investimenti sulla nuova edilizia sanitaria dei nuovi ospedali. Una scelta troppo frettolosa e non condivisa che non tiene in considerazione lo sviluppo omogeneo della regione nel suo complesso. Noi non ci stiamo a questa politica che non lascia speranze alle nuove generazioni per continuare a nascere, lavorare e vivere nell'Abruzzo interno».

«Vogliamo da subito un'inversione di tendenza - conclude il sindaco - per permettere ai nostri territori di ripartire a cominciare dal punto nascita che deve essere restituito al Centro Abruzzo».

LA PEZZOPANE SI APPELLA ALLA REGIONE ABRUZZO: «LA SITUAZIONE STA DEGENERANDO» - Un appello alla Regione Abruzzo affinché prevalgano ragione e buon senso e l'invito a individuare un percorso condiviso con il territorio e le istituzioni locali per salvare il punto nascita di Sulmona. Lo rivolge la senatrice Stefania Pezzopane, in vista dell'incontro previsto per domani mattina all'Aquila.

«La situazione sta degenerando pericolosamente - afferma la senatrice - uno scontro non giova a nessuno, non ha alcun senso. Non è mai accaduto che si prendano decisioni dall'alto, senza consultarsi con il territorio, soprattutto se si tratta di scelte di vitale importanza, che riguardano la salute e la sicurezza dei cittadini. Se la politica è stata in grado di trovare uno sbocco positivo per il Tar di Pescara, come per i Tribunali di Sulmona, Avezzano, Vasto e Lanciano, non si comprende perché non si possa giungere a una soluzione di compromesso anche per il punto nascita di Sulmona. D'altronde anche il ministro Lorenzin, a proposito dei tagli alla sanità, ha ribadito in un'intervista che 'non ci saranno più tagli lineari, basta a manovre spezzatino e basta a regole uguali per tutte le regioni'. In Toscana, l'accordo con il ministero della Sanità, è stato trovato. Rimarranno aperti 4 punti nascita sotto i 500 parti l'anno, sparsi lungo tutto il territorio regionale. Si tratta di Barga (460 parti l'anno), Piombino (313), Bibbiena (295) e Portoferraio (211)».

«Se si considera che Sulmona è il punto di riferimento non di una sola città, ma di due comprensori, valle Peligna e Alto Sangro, dopo la chiusura di Castel di Sangro - dice Pezzopane - si capisce quale danno si farebbe al territorio. Rinnovo l'invito alla Regione a bloccare il decreto, che determina la chiusura del punto di nascita e di attivare un tavolo tecnico, in cui siedano Regione, Asl e istituzioni locali per individuare un percorso condiviso che punti al potenziamento del punto nascita di Sulmona».

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