Non si vive di soli supermercati

NON SI VIVE DI SOLI SUPERMERCATI

Appunti di viaggio. Terza sosta.

[i]”Futuro anteriore: due esperienze imprenditoriali tra cultura e cultura del lavoro"[/i]

I PARTE

di Valter Marcone

[i]Due libri. Due luoghi del territorio aquilano. Due storie separate da un tempo che sembra immemorabile ma vicine per lo spirito dei luoghi che le anima. Due imprese editoriali. Due immagini di una stessa città. Il tempo di una passione all’interno di un amore storico per il valore della stampa e dell’editoria.[/i]

In occasione della Festa del libro lo scorso mese di maggio 2014 le librerie Mondadori della galleria commerciale Meridiana e di piazzale Trony hanno presentato due libri legati al territorio dell’Aquila. Si tratta di “[i]San Pietro della Jenca. Il Santuario di papa Wojtyla sul Gran Sasso d'Italia[/i]”, scritto dalla giornalista aquilana Monica Pelliccione e pubblicato da Francesca Pompa per One Group e di “[i]Lo sguardo dell’eterno. Saturnino Gatti a Tornimparte[/i]“ di Pina Vecchioli, edito da Leandro Japadre.

La settimana dedicata alla Festa nazionale del libro è un appuntamento annuale che intende promuovere e incentivare la lettura come elemento-chiave della crescita personale, culturale e civile. Quest’anno ha voluto, a L’Aquila, richiamare l’attenzione su due presenze sul territorio: quella di un Papa contemporaneo, del suo legame con la terra d’Abruzzo, delle sue visite segrete al santuario di San Pietro della Jenca e quella di un artista che dipinse secoli fa in una chiesa come quella di San Panfilo a Villagrande di Tornimparte “Lo sguardo dell’eterno”.

{{*ExtraImg_236261_ArtImgRight_300x225_}}Il racconto di due testimonianze di vita e di cammino dovute la prima a Monica Pelliccione, giornalista e scrittrice aquilana che ha pubblicato altri due libri - nel 2005 “[i]L'Aquila e il polo elettronico. Retroscena di una crisi[/i]” (edizioni Colacchi) e nel 2009 “[i]Nel nome di Celestino. Una nuova luce per L'Aquila[/i]”, dedicato alle vittime del sisma - e la seconda a Pina Vecchioli insegnante di storia dell’arte nel liceo artistico cittadino, autrice di opere in lingua, in dialetto e in poesia, direttrice e animatrice del Gruppo Teatrale di Tornimparte dal 1990, per il quale ha scritto, sceneggiato, opere rappresentate in varie località abruzzesi e composto testi di canzoni e spettacoli: [i]Canteremo la Santa Allegrezza[/i], Laudi popolari della Passione e l’[i]Avventura di un povero cristiano da Ignazio Silone[/i].

Al di là dell’innegabile valore di queste due pubblicazioni l’iniziativa della loro presentazione dà l’opportunità di riflettere su due imprese editoriali capaci di tener conto della complessa articolazione produttiva e commerciale del libro in un paese policentrico come l’Italia, sfidando minacce di processi di concentrazione pronte a cancellare proprio quelle imprese. Due iniziative imprenditoriale che oltre a combattere contro questi fenomeni hanno dovuto far fronte di recente alle conseguenze di una catastrofe ambientale, economica e sociale quale è stato il sisma del 2009.

Due imprese editoriali legate a due contesti culturali molto diversi tra loro ma profondamente connaturati ad una città, al suo territorio. Quella di Leandro Japadre legata all’Università dell’Aquila e agli uomini che dettero vita a quella prima esperienza. Anche se fa ormai parte dei ricordi, come quasi tutto a L’Aquila, la libreria universitaria Japadre, di fronte all’entrata di palazzo Rivera, la storica sede dell’Economato dell’Università, non è un ricordo la prorompente vitalità di un intellettuale come Leandro Japadre, che, proprio nella presentazione del volume su Saturnino Gatti, tenutosi appunto a maggio nella Libreria Mondadori gestita da Maccarone, ha a lungo parlato della sua esperienza che è poi come dire ha parlato della sua vita. Proprio a proposito di quella vita con mirabile sintesi ha scritto Liliana Biondi: “[i]Leandro Japadre, oltre ad essere, dal 1966, fine editore di importanti opere umanistiche e scientifiche, conosciuto anche all’estero, è tra le migliori, sensibili, fluenti, raffinate e colte voci poetiche dell’Abruzzo Aquilano (. . .) Japadre, pur nella sua estrema riservatezza, è anche narratore: autore del corposo romanzo autobiografico-metaforico-allegorico La gibigiana (termine, ormai colto, di origine dialettale milanese, che indica il balenìo riflesso da una superficie trasparente: qui, il fiume, metafora della vita che scorre). Ma è anche autore di saggi, prefazioni, conferenze e corrispondenze, in buona parte contenuti in Il Tascapane, e - dote inattesa - discreto pittore raffigurativo (molte figurazioni, nelle copertine dei suoi libri, sono sue). Questa l’attuale fotografia di L. U. Japadre, il quale è approdato al terzo millennio dopo aver attraversato l’intero ‘900, salendo, dall’agro lucolano, ai livelli più alti dell’istruzione e di una professione tutta sua - quella di illustre editore in terra abruzzese - grazie all’innato talento intellettivo[/i]”. Una fotografia dunque di un intellettuale completo che ben si staglia nella vicenda culturale della città dell’Aquila e degli uomini che dettero in questo senso un contributo essenziale.

{{*ExtraImg_236259_ArtImgRight_300x192_}}Ma in quale contesto maturò appunto l’esperienza umana, culturale e imprenditoriale di Leandro Japadre? In una città in cui l'antica tradizione artistico-culturale si era tradotta nelle splendide architetture dei palazzi storici, delle chiese, dei monumenti e nelle opere d'arte, il fermento intellettuale di uomini e donne non poteva che dare vita ad esperienze che negli anni hanno portato all'istituzione di importanti enti che si sono occupati e si occupano di produzione e distribuzione in ambito musicale, teatrale e cinematografico, ma anche l’affermazione di istanze dell’apparato statale nei settori della pubblica lettura, della conservazione e valorizzazione del patrimonio archivistico, monumentale, paesaggistico-naturale. Senza dimenticare la nascita del Parco Scientifico Tecnologico all’ombra del Laboratorio di fisica nucleare del Gran Sasso e dei Parchi naturali Laga-Gran Sasso e Maiella-Morrone. Un contesto che vede la nascita dell’Università e della sua affermazione con l’opera dei suoi rettori, tra i quali si ricorda per tutti Giovanni Schippa, e del suo collegio accademico con studiosi quali Alessandro Clementi, Giorgio Stockel, alla nascita del Teatro Universitario, del Teatro Stabile alle iniziative della Biblioteca provinciale “Salvatore Tommasi“, alla pubblicazione di “Provincia Oggi“ e la sua collana editoriale diretta da Walter Capezzali della Deputazione di storia patria, della Società dei Concerti fino a I Solisti aquilani che si costituiscono nel 1968 sotto la guida di Vittorio Antonellini, che li ha condotti per oltre trent'anni, su ispirazione e con la collaborazione di Nino Carloni, già fondatore della società dei concerti dell'Aquila.

Va ricordato, in questo clima, anche l’opera di Leopoldo Cassese, considerato un precursore degli studi e delle ricerche sulle fonti e sulla storia del movimento di lotta contadina del Mezzogiorno d'Italia fra Ottocento e Novecento, direttore degli Archivi di Stato dell'Aquila e di Salerno e docente di Archivistica all'Università di Napoli e all'Università di Roma. E per un altro verso l’opera instancabile del Sovrintendente Renzo Mancini.

Il senso e il valore di questo ambiente viene reso pienamente da Sandro Cordeschi nel volume collettivo “[i]Il segno che rimane[/i]“, a ricordo di suo padre, il professor Antonio Cordeschi. Uno dei costruttori, appunto, di quel mondo cittadino che permise esperienze significative di vita culturale. In poche pagine Sandro Cordeschi ricorda l'ambiente culturale aquilano dei colleghi di suo padre che sono stati illustri protagonisti della vita nazionale e aquilana. Così Giuseppe Giacalone, studioso di italianistica; Francesco Di Gregorio, titolare della cattedra di Letterature comparate all’ateneo aquilano; Sergio Taviani che insegnava storia del teatro; l’avvocato Alfonso Cerulli e poi il professore Arturo Conte, insegnante di psicologia e ancora Giuseppe Porto e il senatore Achille Accili.

{{*ExtraImg_236260_ArtImgRight_300x300_}}Francesca Pompa, dall’altro canto, oltre a legare il suo nome e la sua attività a “One Group“ - una squadra il cui dna recita “Il carattere è nel nostro brand, porta l’emblema dell’operosità, del lavoro di squadra, della capacità di cogliere il meglio di ogni cosa e di tradurre le esigenze dei clienti in programmi di valorizzazione e promozione di imprese, prodotti, servizi e iniziative", nella convinzione che “dietro ogni parola e azione c'è sempre un pensiero che guida gli interventi e genera le soluzioni” - ha legato la sua attività al territorio, quello che oggi esprime problemi e disagi a causa dell’evento sismico, ma anche risorse che potranno rilanciarne le potenzialità e concretizzare un futuro.

Sulla pagina Facebook di One Group è possibile leggere tutte le iniziative culturali di questa impresa, ma quella che qui vogliamo richiamare fa riferimento all’impegno, dopo la catastrofe del terremoto del 2009, per il recupero e la valorizzazione del made in L’Aquila attraverso un’associazione. “[i]L'Aquila Made In[/i]”, a cui hanno aderito Confindustria, il Consorzio per lo Sviluppo del Nucleo Industriale, Confcommercio, Cna, Coldiretti e One Group, costituitasi nel 2011 e presieduta da Lorenzo Di Marzio. L’Associazione ha come obiettivo, con la creazione di un marchio collettivo in grado di identificare i prodotti tipici locali, di favorire la ripresa economica del territorio nella fase post-sisma. Una ventina le aziende agroalimentari, aderenti al marchio "L'Aquila Made In", distribuiranno i loro prodotti sul mercato statunitense, grazie alla società "Cortellessa e Telli", promotrice di una catena di punti vendita solidali in America. L'accordo con la "Cortellessa e Telli" è stato sottoscritto il 12 gennaio 2014, a Cassino.

Afferma il presidente Di Marzio: “L'accordo con la società newyorkese è frutto di mesi e mesi di lavoro e incontri con i produttori e gli importatori americani e asiatici. I prodotti, contraddistinti dal marchio 'L'Aquila Made In', che identifica il territorio abruzzese e in particolare aquilano, vanno dai vini e gli olii locali, miele, tartufo, zafferano, dolci, pasta e marmellate. Tutti destinati ad avere spazi riservati nelle grandi catene di supermercati, nei ristoranti, nei musei e nei club degli Stati Uniti. La società "Cortellessa e Telli" ha già immesso sul mercato i primi test di prova, attivando i propri canali di importazione in Taiwan e in Usa, destinati a creare una forma innovativa di commercializzazione a sostegno del no-profit".

La stessa Francesca Pompa in un’intervista che abbiamo letto sul web afferma "Ogni prodotto porterà stampata l'etichetta con il marchio 'L'Aquila Made In', che diventa, quindi, vero ambasciatore della nostra città, che ha forte bisogno di visibilità per mantenere viva l'attenzione di tutti sulla necessità della sua rinascita. Una piccola parte dei proventi della vendita sul mercato americano andrà all'associazione "L'Aquila Made In", che provvederà a reinvestirli a favore delle micro e piccole imprese del territorio, che necessitano di un sostegno concreto in un momento di estrema difficoltà per l'economia locale. La prospettiva è quella di ottenere sempre un maggior numero di adesioni di aziende agroalimentari che vogliono esportare il loro marchio e le produzioni all'estero".

Se al cuore non si comanda, ”ai libri non si domanda“ denaro, onori, pubblicità potere ma autenticità. E due persone autentiche sono sicuramente Ugo Leandro Japadre e Francesca Pompa, imprenditori culturali a L’Aquila.

LEGGI LA PRIMA STORIA:

[url"STA LI' DAL 6 APRILE"]http://ilcapoluogo.globalist.it/Secure/Detail_News_Display?ID=116333&typeb=0[/url]

LEGGI LA SECONDA STORIA:

[url"PRIMA PARTE - QUANDO CONOSCEVAMO SOLO IL MAMMUT, DOVE LA CITTA NASCE."]http://ilcapoluogo.globalist.it/Secure/Detail_News_Display?ID=116619&typeb=0[/url]

[url"SECONDA PARTE - NON E' PIU' SOLO IL TEMPO DEL MAMMUT"]http://ilcapoluogo.globalist.it/Secure/Detail_News_Display?ID=116918&typeb=0[/url]

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