Attualità

Editoria, Di Pangrazio: «Affrontare crisi con tempestività»

«La crisi dell'informazione va affrontata con tempestività e grande fermezza: dobbiamo capire dove e come possiamo intervenire, sapendo i limiti economici che può avere la Regione». Lo ha sostenuto il presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio, aprendo gli stati generali dell'editoria in Abruzzo.

«L'importanza della comunicazione istituzionale - ha aggiunto - per noi rappresenta una delle risposte possibili, già messa in luce dalla legge 150 del 2000 che va riscritta visto che sono mutati i tempi e le esigenze». «Tutto quello che verrà fatto dovrà necessariamente essere riferito - ha sottolineato Di Pangrazio - al diritto del cittadino ad essere informato in maniera corretta. Uno sguardo va posto al cittadino e a chi ci guarda da fuori, in modo che l'Abruzzo venga presentato in maniera veritiera» all'esterno dei suoi confini territoriali.

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DIFFAMAZIONE: LORUSSO, «È UNA SORTA DI CAVALLO DI TROIA» - La legge sulla diffamazione «sarebbe una buona notizia se il testo complessivo non fosse diventato una sorta di cavallo di Troia». Lo ha detto il segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso, nel corso del suo intervento agli stati generali dell'editoria in Abruzzo, sostenendo che esiste «un modo assolutamente sbagliato per affrontare delle questioni serie» e chiedendosi se sia «così difficile tenere conto di quello che dice l'Unione Europea».

«Da una parte - ricorda - si dice 'stiamo cancellando il carcere', poi si scopre che non viene affrontato il problema delle querele temerarie, quando la Corte Europea dei diritti dell'uomo impone che chi avvia un'azione temeraria ne deve pagare le conseguenze, vedendosi applicare una sanzione che deve essere proporzionale al risarcimento danni richiesto. Poi c'è il tentativo, anche questo ciclico, di dire 'approfittiamo della legge sulla diffamazione e regoliamo una volta per tutte i conti sulle intercettazioni': qualcuno mi deve far capire l'equazione tra le due questioni. Ritengo che questo sia un modo assolutamente sbagliato di affrontare quelle che sono delle questioni serie sulle quali dobbiamo interrogare anche noi stessi: un conto sarebbe una riflessione sulla pubblicazione delle intercettazioni da parte nostra, un conto è dire per legge 'adesso ti tagliamo le gambe'».

«Se l'Unione Europea c'è, c'è sempre - sottolinea Lorusso - sia quando c'è lo spread, sia quando c'è la libertà di informazione: l'invito che mi sento di fare qui ai rappresentanti politici presenti, preannunciandovi anche che se non ci saranno passi avanti nella direzione da noi auspicata andremo anche con manifestazioni pubbliche, di riflettere bene sulla proposta di legge in itinere. Se quella proposta diventasse una legge dello Stato altro che 73/o posto, scenderemo oltre il 100/o posto nella classifica mondiale della libertà di stampa e questo non è sicuramente il fiore all'occhiello che può appuntarsi un paese civile quale l'Italia si ritiene».

LORUSSO: TASSARE GOOGLE SU NEWS PER SOSTEGNO SETTORE

- Misurare e tassare il traffico internet generato dagli utenti che cercano notizie sui motori di ricerca come Google, utilizzando le risorse così ottenute per il sostegno dell'editoria. È la proposta avanzata dal presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso, nel corso del suo intervento agli stati generali dell'editoria in Abruzzo, per affrontare «in maniera seria il problema». «É in corso un contenzioso davanti al Tar tra Agcom e Google - spiega Lorusso - per rendere pubblico il dato sul fatturato del motore di ricerca in Italia. Vi dico che stiamo parlando di 1,2 miliardi di euro di fatturato pubblicitario: parliamo di qualcosa che è molto più grande di tutto il fatturato pubblicitario di giornali, periodici e siti internet di informazione italiani». «Quanto - si chiede Lorusso - di quel miliardo e duecento milioni deriva dall'informazione? Si può misurare? Sicuramente sì. Si può misurare quanto traffico deriva dagli utenti che vanno in cerca di informazioni? Sicuramente sì. Allora misuriamolo e tassiamolo e il ricavato di quella tassazione non deve andare alla fiscalità generale, ma deve tornare al nostro settore, perché quel fatturato deriva dal nostro lavoro». «Mi rendo conto che è un discorso molto complesso e che dovrà richiedere anche l'intervento del parlamento europeo - sottolinea - però è in quella direzione che bisogna andare, altrimenti noi di qui a dodici mesi ci ritroveremo a parlare di ulteriore disastro occupazionale della nostra professione».

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