Cronaca

«Costrette ad abortire», blitz contro prostituzione

Dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere, una detenzione domiciliare e due obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria sono in corso di esecuzione dall'alba nell'ambito di un'operazione che ha visto l'impiego di 50 agenti delle Questure di Pescara e Chieti e di numerose pattuglie del Reparto Prevenzione Crimine di Pescara.

Le indagini, che sono durate più di un anno e si sono basate su numerose intercettazioni e servizi di controllo e pedinamento, hanno portato a stroncare una presunta banda criminale dedita al racket della prostituzione.

L'operazione è condotta dalla Squadra Mobile di Pescara, coordinata dal vice Questore Pierfrancesco Muriana, con il supporto della Squadra Mobile di Chieti, sotto la direzione del Pm della Procura della Repubblica Giampiero Di Florio.

Le 13 misure cautelari sono state emesse dal Gip del Tribunale di Pescara Nicola Colantonio.

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La presunta banda criminale romena, secondo quanto riferito dalla polizia, avrebbe monopolizzato la zona sud di Pescara, praticando una gestione 'imprenditoriale' della prostituzione. Le ragazze sfruttate, secondo quanto riferito dagli investigatori, erano assoggettate al punto tale da accettare, in almeno due casi, di sottoporsi all'aborto clandestino e di impegnarsi in turni di lavoro massacranti per guadagnare più soldi possibile. Gli ingenti profitti permettevano ai presunti aguzzini di condurre una vita agiata e di effettuare ingenti rimesse di denaro in Romania.

L'organizzazione piramidale della presunta banda, sempre secondo quanto riferito dagli investigatori, per consolidare questo legame di asservimento psichico e fisico, comprendeva al livello più basso anche le figure delle così dette 'caporali', ovvero delle prostitute particolarmente fidate che avevano il compito di controllare le altre donne e anche di istruire le nuove leve arruolate dai capi.

Almeno centomila euro al mese. Tanto, secondo gli investigatori, guadagnavano i presunti sfrutttori romeni arrestati all'alba di oggi dagli agenti della Squdra Mobile della Questura di Pescara.

«Le indagini sono partite da una operazione della Volante che era intervenuta nella zona sud di Pescara per una lite in strada fra prostitute. Da questo episodio - ha spiegato il dirigente della Mobile Pierfrancesco Muriana - abbiamo avviato le indagini che ci hanno portato a scoprire quello che accadeva, anche grazie alla testimonianza di una delle ragazze sfruttate. É la prima volta che ci capita poi di monitorare in diretta gli aborti clandestini, di cui si parlava anche nelle telefonate che siamo riusciti ad intercettare. Gli episodi di aborto - ha spiegato il capo della Mobile - sono avvenuti in una stanza di un albergo senza alcune assistenza sanitaria. In un caso una donna ha anche avvertito un malore con l'intervento del 118 e il ricovero in ospedale. Quella portata a termine oggi non é la prima operazione per il contrasto alla prostituzione e non sará l'ultima visto che parliamo di un fenomeno che a Pescara é particolarmente complesso».

Al vertice dell'organizzazione, secondo gli investigatori, c'erano tre romeni, di cui due erano giá finiti in carcere. Le donne sfruttate erano almeno una quindicina e lavoravano nella zona della pineta di Pescara sud e al confine con il comune di Francavilla al Mare (Chieti). I reati di cui devono rispondere gli indagati sono a vario titolo: associazione per delinquere, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e interruzione di gravidanza. Delle 11 ordinanze di custodia cautelare, tre devono essere ancora eseguite nei confronti di tre persone che al momento risultano ancora latitanti.

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