Marsica

Farina ad Avezzano: arbitro superstar fra stelle nascenti

[i]Foto: Matteo Corradi[/i]

di Gioia Chiostri

[i]‘Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia’[/i]. Così cantava una nota ugola nel discusso 1980. Questo concetto vale anche per gli arbitri di calcio? «Per acquisire la statura di un eccellente arbitro di calcio abbisognano determinazione, sacrificio e fede. Un buon arbitro si vede non solo dal talento, ma anche dalla forza interiore che possiede nel momento in cui si trova a decidere dinanzi a 22 teste calde e differentemente pensanti». Stefano Farina, genovese di origine ma cittadino del mondo in quanto a carriera sportiva, ha, lunedì 26 gennaio, calpestato per la primissima volta il terreno marsicano. Scopo? Quello di presenziare ad una serata d’eccezione, organizzata dalla sezione arbitrale ‘Giacomo Ferri’ di Avezzano e di scardinare una volta per tutte gli errati luoghi comuni in tema di arbitraggio.

Argomento principale della ‘notte sportiva’: il giuoco del calcio e l’atteggiamento di una delle sue più discusse pedine, ossia la figura arbitrale. Presso la sala conferenze del locale Hotel Dei Marsi, Farina ha intrattenuto una folla di aspiranti del settore – ben 100 arbitri provenienti da tutta la Regione Abruzzo – elargendo preziosi consigli e distaccate visioni di gioco per far sì che «anche gli arbitri in erba capiscano quanto sia importante credere in sé stessi e nell’arbitraggio [i]stricto sensu[/i]; ossia quello fatto di sudore, predisposizione, allenamento e ferrea disciplina».

Nutrire passione, nell’arco di un’esistenza, diventa fondamentale quando il cuore pulsa per un obiettivo tanto aulico quanto ostico come l’arbitraggio. Resilienza, coraggio, altruismo, sobrietà; ma anche autostima, fatica, volontà e mete auto-disegnate innanzi in attesa di essere colorate dal successo. Un mix-up demiurgico perfetto, quello a cui l’ospite d’eccezione e d’eccellenza ha dato vita nella serata sportiva del lunedì. «Una – afferma - delle cose più importanti per riuscire a vincere nell’arbitraggio risulta essere quella di gestire alcuni aspetti caratteriali che ognuno di noi possiede. Oggi, ci troviamo in un momento arbitrale particolare; in una frase: arbitrare, adesso, è più difficile rispetto a ieri: siamo, tout court, passati da una figura arbitrale solitaria in mezzo al campo ad un arbitro moderno, un arbitro manager, circondato da ben cinque persone da gestire. Un arbitro, in breve, che non deve pensare solo a sé stesso, ma che si ritrova a dover traghettare una vera e propria squadra, modello 'azienda', con un obiettivo comune a monte». Mattone alla base dell’alto muro da scalare per quanto concerne la meta dell’arbitraggio di qualità, è la conoscenza di sé stessi, giudicata da Farina come «fondamentale; ciò - dice - è indispensabile per carpire i propri difetti e tentare, così, di limarli. Psicologia arbitrale, comunicazione, gestione dell’ansia: questi sono gli elementi con cui un arbitro di oggi si trova a dover ‘colloquiare’ sul campo da gioco. La differenza fra avere un desiderio ed avere un obiettivo risiede nel fatto che il primo viene pensato ma non voluto in quanto a realizzazione; il secondo, invece, può essere reso realizzabile. E come si fa? Occorre incominciare col porsi degli obiettivi raggiungibili: si vuole fare l’arbitro per divertimento o per arrivare in serie A? Se si punta all’eccellenza, sicuramente si riesce ad ottenere il risultato minimo, che è comunque un punto di partenza».

Farina, attuale responsabile della Commissione Arbitri Nazionale di Serie B, è ricordato per essere stato un arbitro morigerato, sia sul campo verde di battaglia che nello spirito, forte e trasparente. Ha sottoposto ai giovani presenti, una sorta di vademecum del buon arbitro di calcio. In prima fila per l’occasione d’oro, i rappresentanti delle altre sezioni abruzzesi, come Simone Di Francesco, assistente sul campo di gioco e presidente della sezione arbitri di Teramo, Yuri Mastrogiuseppe, di Sulmona, referente atletico sezionale, nelle veci del presidente di sezione Giulio Di Bartolomeo e Mirko Bisbano, presidente della sezione di Lanciano. Spicca tra la folla Renato Buda, ex presidente del Cra e componente nazionale commissione Cai e Angelo Giancola, ex arbitro di serie B e stimato presidente del Cra. Ospiti di calibro, inoltre, gli assistenti di acclarata fama nazionale e internazionale Elenito Di Liberatore (Teramo) e Francesco Di Luca (Pescara). In platea, i simboli dell'arbitraggio marsicano, quali Fabrizio Lanciani, ex assistente serie A e attuale vice presidente Cra; Giuseppe De Santis, ex assistente serie A e internazionale nonché vice presidente sezionale (Avezzano) e Bruno Di Cola e Stefano Calabrese, ambedue ex arbitri di serie A.

«Per sperare di arrivare ad alti livelli – dice Farina – è indispensabile essere bravi alla pari di un trapezista del circo. I trapezisti, di fatti, qualsiasi cosa capiti durante la loro giornata, in serata, ad una data ora, devono comunque obbligatoriamente riuscire a portare a termine nel migliore dei modi la loro esibizione. L’arbitro deve comportarsi ugualmente». In quei 90 minuti, bisogna, ergo, staccare la spina dai ‘pensieri a casa’. «Difficile, ovviamente, ma è proprio per tal motivo che in serie A, di arbitri, ve ne sono 20 e non 300».

L’arbitro di calcio costituisce, ad oggi, una ‘professione’ ambitissima, ma assai ostica nel raggiungimento, per quanto concerne le giovani speranze della generazione odierna. Nella sala riunioni, i giovani atleti nella vita e grandi uomini nell’atto del sogno e della volontà di farcela si sono confrontati con un gigante della metodica. La conferenza è stata suddivisa in due parti, molto differenti fra di loro. Farina ha sottolineato tanto la pars destruens di un arbitro di calcio, quale quella connessa all’eliminazione dei classici limiti autoimposti, «segni dietro i quali scompare la propria pazienza e la propria ambizione», basata sull’allenamento della forza della mente, quanto la pars construens, e quindi tutto ciò che concerne l’esercizio e la caparbietà applicata nella performance ‘reale’, fisica.

La figura dell’arbitro ne è venuta fuori ritemprata e ossigenata a livello di valori assunti e creduti. «Ciò – spiega Farina – che fa di un arbitro un buon arbitro è il suo grado di equilibrio personale. L’arbitro è, per diktat, un professionista equilibrato, dotato di una grande umiltà e un grande senso di adattamento. Oltre al talento, insomma – aggiunge Farina – serve self-control. Quando si inizia l’attività arbitrale, inizialmente, non si conosce se si ha talento per essa. In origine, di fatti, vi è al fondo solo il semplice interesse. Il talento è caratterizzato da una maturazione lenta: si scopre con il tempo e si sostanzia di amore e passione». Alla base dell’arbitraggio, inoltre, il ‘mito’ della competizione onesta fra colleghi di fischietto. Asso nella manica, inoltre, l’esperienza, la quale, seppur breve, può aiutare a far scoccare la freccia della ‘previsione’ sul campo di prova.

Buona percentuale di donne arbitro presenti all’evento dell’anno. «Una grande soddisfazione. – commenta il presidente della sezione di Avezzano, Alfredo Leonetti, organizzatore della riunione tecnica, a margine della conferenza – Quest’anno, la nostra sezione può godere di un esercito di soldatesse femminili. Siamo sempre più convinti che il mondo dell’arbitraggio aiuti i ragazzi ad oltrepassare i propri limiti e a renderli degli atleti corretti e benpensanti. La presenza di Stefano Farina ad Avezzano, di questa figura eccezionale e luminosa per quanto riguarda il ruolo arbitrale, ci riempie di orgoglio. Tra l’altro, nella nostra sezione, l’arbitro di serie B Aleandro Di Paolo è una conferma e un modello. Stefano Farina si è dimostrato essere un ottimo mentore per le nuove generazioni di atleti e professionisti del settore – commenta, infine, Leonetti – oggi abbiamo appreso molto, ma soprattutto abbiamo imparato che nulla deve essere dato per scontato e che tutto deve essere guadagnato».

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Stefano Farina, arbitro nel DNA dal dicembre del 1979, fischietto di lusso nazionale ed internazionale, ha letteralmente battezzato i presenti con una lectio magistralis fenomenale. Un uomo di campo e per il campo. «Il fallimento - afferma Farina - è una gabbia mentale ed arriva nel momento in cui si comincia a pensare di non potercela fare. Bisognerebbe, invece, trasformare ciò che risulta essere un problema in una risorsa». Nella vita, i cartellini rossi che si andranno ad incrociare con la coda dell’occhio sono molti e burrascosi. Ognuno, poi, sarà foriero di una inaspettata tempesta; la palestra di un eccellente arbitro di calcio suole essere considerato l’atteggiamento quotidiano. La sicurezza in campo si misura, a detta di Farina, attraverso la capacità abituale di far fronte ai no. «Ogni rifiuto dovrebbe costituire un trampolino di lancio diretto. Siamo noi a decidere se utilizzarlo per proiettarci verso l’alto o se usufruirne come comoda panchina posta all’angolo della vita. L’arbitro è un vincente per virtù e la vittoria, nutrita di passi avanti e spalle larghe, si misura giorno dopo giorno». Il talento, parola tanto ricca quanto rara, dovrà essere coltivato col sole della fiducia e l'acqua della più profonda umiltà personale: solo così crescerà alta e forte la voglia di lottare per la propria condizione presente. Il miglioramento esterno si motiva da dentro.

[i]Foto di: Matteo Corradi.[/i]

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