Attualità

Bambini e verdure: consigli in pillole

di Roberta Mancini*

Ben trovati e buon 2015. Anno nuovo, problemi vecchi. Si potrebbe usare una costruzione del genere per riassumere l’argomento del mese. Nulla di realmente problematico se non una piccola briga che grava sulla maggioranza dei genitori. “Dramma verdure”.

Questo mese andiamo sul pratico tentando di fornire qualche dritta risolutiva. Alzi la mano chi non ha mai dovuto muovere contro i propri figli una lotta impari per cercare di inserire regolarmente frutta e verdura nella loro alimentazione giornaliera. Con l’avvio dello svezzamento del bambino, intorno al quinto mese di vita, inizia infatti l’inserimento graduale primeggiando generalmente l’uso di patate e carote che con il loro sapore dolciastro risultano, nella maggioranza dei casi, gradevoli al gusto del neonato. Seguono altri tipi di ortaggi come zucchine, fagiolini, lattuga e spinaci che spesso e volentieri si dimostrano i più antipatici da somministrare. Concludono solitamente il calendario le verdure ritenute allergizzanti (come il pomodoro).

Sull’importanza che questo tipo di nutrizione comporta nella crescita dei vostri figli avrà provveduto ogni buon pediatra che si rispetti. È doverosa, a questo punto, una piccola premessa. Buona parte dei bambini – la fascia di età a cui mi riferisco è soprattutto quella prescolare – rifiuta questa fetta di cibo specialmente tra le mura domestiche.

Nulla di singolare se si pensa che è più facile approfittare dell’accondiscendenza di mamma e papà, nonni, etc. Meno remissivi e lievemente costrittivi i metodi di educatrici e insegnanti che possono contare spesso, però, su un fattore che va a loro vantaggio: quel principio di imitazione che i bambini attuano senza esserne consapevoli. Mi è accaduto diverse volte di constatare come, spinti dal desiderio di emulare i propri compagni, diversi bambini si siano lasciati andare loro malgrado all’appello del pasto verde.

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Questo desiderio si rafforza laddove sopraggiungono le fantasiose invettive delle maestre; quando le carote diventano il “cibo delle principesse” o gli spinaci la ben più comune variante maschile del “cibo dei bambini forzuti”. Anche se in casa non si può contare su questo beneficio, rendere in qualche maniera il pasto scenografico ed originale servirà ad agevolarvi il compito. Avete mai pensato che una polpetta rossa di carne adagiata su un letto di fagiolini (o altri ortaggi verdi in alternativa) rievoca la figura di una famosa scena di uno dei più celebri film d’animazione? La carrozza con cui Cenerentola raggiunge il ballo altro non è che una zucca, la cui somiglianza viene resa abbastanza bene da un piatto del genere. Abbinare la visione di un cartone che personalmente ritengo tra i più belli e formativi, sarebbe il massimo aiuto alla vostra opera di convincimento! È però fondamentale che l’impiego di verdure avvenga regolarmente anche all’interno del contesto domestico. Mi rendo conto che in un periodo in cui è molto difficile riunire interi nuclei familiari attorno a una tavola senza frammentazioni di orari non facilita il compito, ma ricordiamoci sempre che per un bambino le abitudini di famiglia fanno da specchio alle proprie.

Non si potrà pretendere perciò che un tale consumo avvenga in maniera ordinaria se non si fornisce almeno il buon esempio. Il momento del pasto è peculiare e altamente simbolico della vita familiare per ogni bambino; per questo è anche piuttosto complicato farli abituare ad altre situazioni (vedi la consumazione dei pasti negli asili e/o nelle scuole dell’infanzia non prima di un inserimento concluso o almeno soddisfacente).

È importante, quindi, che i genitori per primi si dimostrino ben predisposti a questo tipo di pietanza. E che lo facciano vedere ai propri figli, forchetta alla mano, sedendosi e mangiando insieme a loro. Sono piccole strategie che non hanno la pretesa di fornire un vademecum della buona nutrizione ma mai rassegnarsi prima di averle provate tutte. Buona fortuna!

*[i]Roberta Mancini ha 26 anni ed è stata un'esperta baby sitter. Aquilana doc, è un'educatrice infantile. Si è occupata di assistenza, tutela ed educazione di bambini dai 3 ai 36 mesi. Le principali attività svolte a supporto dei bambini sono state: di tipo grafico-pittoriche, attività manipolative e di tipo motorie{{*ExtraImg_221884_ArtImgRight_300x210_}}

Ha conseguito il diploma di Liceo delle Scienze Sociali presso l'Istituto d’istruzione superiore 'Domenico Cotugno' di L'Aquila[/i].

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