
Nel momento in cui i grandi elettori si apprestano ad intraprendere la via delle urne per l’elezione
del Capo dello Stato la cronaca si interessa esclusivamente delle opinioni, più o meno politiche,
dei Parlamentari, dei Segretari di Partito, degli opinionisti. Quasi nessuno si interessa di ascoltare
la voce del popolo, in nome del quale verrà eletto il Presidente della Repubblica. Forse, se si desse
la possibilità al popolo di esprimere la propria scelta, solo allora si potrebbe affermare che il Capo
dello Stato sia il vero Presidente dei cittadini. Proprio questo criterio di elezione, forse, potrebbe
costituire oggetto di una seria riforma elettorale nella completa generalità.
Il popolo, deluso dalle lungaggini parlamentari, dalla scarsa consistenza di talune riforme arenate
nei bassifondi del “transatlantico”, dalla litigiosità delle correnti politiche in seno ad ogni Partito,
non ha più fiducia nello Stato, nel Parlamento, nelle Istituzioni politiche di ogni genere.
I giovani, però, che non intravedono alcuna possibilità occupazionale, si interrogano, si interessano,
vorrebbero sapere se possono ancora guardare al futuro nel nostro Paese. Molti di essi riflettono
sulla situazione di crisi ideologica, politica, amministrativa, sociale che il Paese sta attraversando
e vorrebbero far sentire anche la loro voce. Vorrebbero esprimere il loro pensiero che, scevro di
tante frizioni e di consolidate e inadeguate posizioni di rigidità, potrebbe sicuramente tornare
utile all’interesse generale dei cittadini.
Noi abbiamo voluto dare spazio ai giovani per farli esprimere nel loro tipico linguaggio. Appaiono
ancora verdi. Sono capaci, però, di esprimere dei concetti sui quali gli adulti dovrebbero riflettere,
dialogare con le nuove generazioni per potersi arricchire della linfa indispensabile alla progettazione
delle riforme per il cambiamento in uno Stato prettamente statico.
Diamo spazio, perciò, alle considerazioni di Andrea Giallonardo in merito all’imminente inizio
delle operazioni per l’elezione del Capo dello Stato, lasciando aperta la porta alle nuove generazioni
che vorranno esprimere opinioni in ordine alle materie di interesse giovanile. [Fulgo Graziosi]
PICCOLA OPINIONE
[i]di Andrea Giallonardo[/i]
Il 29 gennaio, alle ore 15, il Parlamento si riunirà in seduta comune, sarà chiamato ad eleggere il successore di Giorgio Napolitano alla presidenza della Repubblica e non sarà certo una prova di poco conto per le nostre litigiose forze politiche.
Qualcuno ha espresso soddisfazione per l’uscita di scena di Napolitano, tuttavia non è un caso se la sua figura è stata quella in cui gli italiani hanno riposto maggior fiducia negli ultimi anni; molti politici non hanno riflettuto su questo, così come non si sono fatti le giuste domande quando Napolitano è stato eletto per la seconda volta alla Presidenza.
Si è parlato di un Presidente troppo coinvolto nella politica, fior di critiche sono piovute sotto questo punto di vista ma poi, allo scadere del mandato, molti tra coloro che lo criticavano lo hanno rieletto, confermando le ragioni per cui Napolitano ha dovuto compiere determinate scelte. Se siano state scelte giuste o meno non è questa la sede in cui stabilirlo, tuttavia ai cittadini è apparso chiarissimo che bisogna ringraziare la sua Figura se l’Italia, in questi anni, ha continuato ad avere un governo e non sia andata a fondo. Le pesanti scelte compiute da Napolitano, infatti, sono state la diretta conseguenza del fallimento di gran parte della classe politica che, davanti a enormi difficoltà, non è riuscita a mettere da parte gli interessi personali e di partito a favore del bene comune.
Adesso quella stessa classe politica è chiamata ad eleggere un nuovo Presidente, dovrebbe essere vista come un’occasione per superare vecchie divisioni e dare un’immagine di compattezza istituzionale, non è così. Sicuramente non è facile eleggere una personalità all’altezza di questo cruciale ruolo ma cosa dovrebbe pensare il cittadino medio nel sentir parlare di franchi tiratori, accordi segreti, vecchi rancori? Un Parlamento lacerato come il nostro chi mai potrà eleggere, tanto più se si considera la desolante prova di se che ha dato ai cittadini quando ha dovuto rieleggere Napolitano? Quest’ultimo, poi, come i suoi predecessori, veniva da una generazione che pur affrontando momenti storici difficilissimi è riuscita comunque ad avere una chiara visione d’insieme, rafforzata anche dalla consapevolezza di ciò che l’Italia poteva e doveva fare per il proprio bene.
Il nuovo Presidente, questa volta, verrà dalle file di coloro i quali, chiacchiere a parte, non sembra abbiano dato ai cittadini un’idea precisa su cosa intendano fare per riuscire a governare il Paese in questo difficile momento storico. Un presidente eletto tra costoro potrà avere un’autorità morale, uno spessore intellettuale come i suoi predecessori? Ma soprattutto avrà il coraggio, se necessario, di prendere decisioni gravide di conseguenze come ha fatto Napolitano prima di lui o dovremo attenderci una figura debole in balìa dell’inconcludente classe politica in cui molti italiani ormai non credono più?