Marsica

Scuola e precari, decisione ‘storica’ nella Marsica

La recente sentenza “salvaprecari” della Corte europea fa registrare, nella Marsica, uno dei primi casi di risarcimento.

Giuseppe Giordano, giudice del lavoro del tribunale di Avezzano, ha condannato il ministero e ha accolto l’istanza risarcitoria di un docente di religione di scuola superiore del capoluogo marsicano inserito nella graduatoria del primo e ultimo concorso regionale indetto per tale categoria nel 2004 e in servizio continuità dal 1993. La sentenza non ha trasformato il rapporto di lavoro del professor Giancarlo Ranieri in contratto a tempo indeterminato, in quanto, secondo la legge, anche in caso di reiterazioni di contratti oltre i 36 mesi non c’è possibilità per i dipendenti della scuola, nonostante la legge nazionale e comunitaria sanzioni ulteriori contratti a termine, di un’immissione in ruolo.

La sentenza assume una grande importanza per quanto riguarda il risarcimento chiesto dai difensori del docente, gli avvocati Salvatore Braghini e Renzo Lancia della Uil Scuola. Il giudice del lavoro, infatti, ha riconosciuto un’originale interpretazione della normativa nazionale e comunitaria proposta dai due legali.

Una interpretazione adattata alla disciplina sul ruolo per i docenti di religione. Ha quindi riscontrato un abuso dell’amministrazione ai danni del ricorrente.

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Si tratta, secondo i legali «della prima sentenza successiva alla storica pronuncia della Corte di giustizia europea del 26 novembre, relativa ai precari della scuola italiana, docenti e Ata. Così il tribunale ha condannato il Ministero a ben 10 mensilità dell’ultima retribuzione dell'insegnante, oltre agli interessi legali maturandi».

Piena soddisfazione è stata espressa dagli avvocati Braghini e Lancia, che evidenziano come «la Uil da anni sia impegnata in prima linea per affermare il diritto dei precari della scuola a una piena integrazione nei ruoli dello Stato, facendo venire meno una discriminazione ormai non più compatibile con i parametri normativi dell’Europa e che, come insegna il caso del professor Ranieri, deve riferirsi anche ai docenti di religione, i quali hanno parità di diritti e di doveri rispetto a tutti gli altri insegnanti».

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