Marsica

#Avezzano15, il presidente dell’Ingv e Grandi Rischi

«In quella riunione c'è stata una certa confusione di ruoli, mi dispiace che poi paghi una persona, però effettivamente una qualche carenza dal punto di vista comunicativo c'è stata».

Così il presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Stefano Gresta, a margine di un convegno ad Avezzano (L'Aquila) nell'ambito delle iniziative a cento anni dal terremoto del 1915, parlando del processo d'Appello alla commissione Grandi rischi, che ha assolto 6 dei 7 esperti dell'organo consultivo della presidenza del Consiglio che erano stati condannati a 6 anni di carcere dal giudice monocratico dell'Aquila, con le accuse di omicidio colposo e lesioni colpose, per aver rassicurato falsamente gli aquilani nella riunione del 31 marzo 2009, a 5 giorni dalla scossa del 6 aprile che fece 309 vittime, e aver sottovalutato il rischio sismico dello sciame in corso all'epoca.

«Fu coinvolto il precedente presidente Enzo Boschi - ha aggiunto Gresta, parlando del predecessore - ma anche un nostro dipendente, allora direttore del Centro nazionale terremoti, che non faceva parte della commissione Grandi rischi», riferimento, quest'ultimo, a Giulio Selvaggi.

Gresta ha affermato che «nel secondo grado di giudizio è stato valutato il diverso ruolo degli attori: gli scienziati da una parte e dall'altra chi, invece, aveva la responsabilità di comunicare quelle che erano le risultanze, che sono affette da incertezza: la nostra scienza cioè non è una scienza esatta».

«Per cui io ho sempre sostenuto l'onestà degli scienziati. Magari c'è difficoltà di far capire quelle che possono essere le incertezze, associate a delle valutazioni tipo scientifico», ha concluso.

SULLA TRAGEDIA MARSICANA HA DETTO: «LA CONOSCENZA DEL PASSATO E' UN CONTRIBUTO AL FUTURO» - «In un Paese altamente sismico come l'Italia, in una regione altamente sismica come l'Abruzzo, la Marsica rappresenta un esempio di quello che tragicamente è accaduto cento anni fa».

Così il presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. «Un evento catastrofico, di magnitudo circa 7, con circa 30 chilometri di estensione di una rottura di faglia, molto più energetico del terremoto dell'Aquila del 6 aprile 2009 - così lo ha descritto Gresta - e che è andato o a impattare su un patrimonio edilizio che era povero, e quindi la concomitanza di alta energia sismica e una vulnerabilità elevata del patrimonio edilizio ha portato un disastro che ha provocato migliaia e migliaia di vittime».

Secondo il presidente Ingv, «quello che esce da giornate come questa è che la conoscenza scientifica può dare il suo contributo, per meglio comprendere la pericolosità sismica di un'area, per meglio comprendere anche le risposte sismiche locali, ovvero le amplificazioni dei terreni di fondazione, dopodiché quello che dobbiamo fare in un Paese che vuol dirsi civile è la messa in sicurezza del patrimonio edilizio pubblico e privato, solo così si riduce la vulnerabilità e si riduce il rischio. Non siamo all'anno zero - ha aggiunto - si agisce però a macchia di leopardo, ci sono per esempio le regioni che, avendo la prerogativa di poter recepire o meno le nuove normative, non seguono in sincronia quelli che sono gli adeguamenti delle normative, e dunque degli strumenti e delle applicazioni di tipo scientifico».

«Negli scorsi anni, già in collaborazione con il dipartimento della Protezione civile, abbiamo fatto iniziative per mettere in sicurezza quantomeno gli edifici pubblici, e dall'altro lato, aspetto importante - ha evidenziato - per rieducare la gente, per divulgare le nostre conoscenze, e per educarla alla convivenza con il rischio».

Ma secondo Gresta «molto di più si potrebbe fare con un piano nazionale, che investa in maniera coordinata e sincrona sull'intero territorio di un Paese sismico».

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