
di Valter Marcone
Dall’alto del minareto il Muezzin saluta a gran voce la falce di Luna sorgente, i fedeli fanno eco alla sua preghiera e comincia il Ramadan. Presso molti popoli alla luna nuova si accompagnano cerimonie religiose, feste e danze, come se gli uomini intendessero ringraziare il cielo per il ritorno della pallida regina della notte.
L’apparire e lo sparire, il crescere e il decrescere della luna, cioè il fenomeno della “lunazione“, ha esercitato una immensa suggestione in epoche remote, quando non si riusciva a capire le cause.
{{*ExtraImg_225533_ArtImgRight_300x300_}}L’astronomo Beroso, che fu sacerdote di Baal al tempo di Alessandro Magno, credeva che la luna fosse un globo per metà oscuro e per metà luminoso, il quale girando intorno al proprio asse, volgeva alternativamente le sue facce, mostrandosi così un po’ in luce e un po’ in ombra.
In un antico scritto astronomico cinese (Li-shi-a-pi-tak-lun) si legge questa spiegazione del fenomeno: “[i]il Sole segue incessantemente la Luna e ogni giorno le si avvicina di 48.080 yocana. Quando il sole si ritira dalla luna, il progresso giornaliero è identico. Il Sole avanza sulla luna; il disco della luna si copre di ombre per circa 3 yocana e mezzo al giorno. In tal modo la quantità di ombra aumenta sulla luna per quindici giorni; finchè, all’inizio del quindicesimo giorno, la metà oscura della luna è completa. Non appena il Sole comincia ritirarsi sempre più, un giorno dopo l’altro, dalla luna, la distanza coperta resta sempre di 48.080 yocana e la Luna si schiarisce di 3 yocana e mezzo al giorno. In tal modo dopo quindici giorni la luna è perfettamente luminosa, bianca e tonda e la gente dice che la metà luminosa è piena[/i]“.
{{*ExtraImg_225534_ArtImgRight_300x300_}}La conoscenza scientifica del mese sinodico è stata conquistata a gradi, anche per la complessità delle acquisizioni che essa comporta. I primi studiosi supposero che il percorso della Luna, ovvero la sua orbita intorno alla Terra, fosse esattamente circolare, perché soltanto il cerchio perfetto era considerata una curva “divina”. In realtà il satellite descrive un’orbita ovale, ovvero un’ellissi, e neppure sempre uguale, poiché lentamente si deforma, come se si gonfiasse e sgonfiasse.
Le fasi della Luna furono poeticamente descritte da Arato di Soli (III sec. a.C.) nei suoi Pronostici con questi versi famosi:
[i]Non vedi tu che quando a noi la Luna
sottil di corna appar dall’occidente,
ne annuncia il cominciar del nuovo mese?
Non vedi tu che quando in terra sparge,
picciol ombra gettando, i primi rai,
ad accostarsi corre al quarto giorno?
E che all’ottavo è presso, allor che mostra
la metà del suo volto? e a mezzo il mese
quando lo scopre inter? Che alfin prendendo
or una, or l’altra faccia, ella dimostra sempre
qual fia del mese il dì che spunta?[/i]
{{*ExtraImg_225535_ArtImgRight_300x300_}}Vi è un mezzo semplice, popolaresco, per calcolare, con buona approssimazione il giorno della Luna in un giorno qualunque, servendosi unicamente di un numero particolare chiamato epatta, il quale rimane lo stesso nel corso di un intero anno e cambia da anno all’altro. Questo numero corrisponde all’età che aveva la luna al trentuno dicembre dell’anno precedente quello che interessa. Per computare l’età della luna in un giorno qualsiasi di un anno non bisestile si procede come segue: si aggiunge all’epatta il numero dei mesi interi trascorsi dal 1 gennaio o dal 1 marzo fino al giorno di cui si tratta , a secondo che questo sia anteriore o posteriore al 1 marzo; si aggiunge al risultato il numero che indica la data del mese che si considera; la somma così ottenuta (diminuita di trenta se eccede questo numero) rappresenta l’età della luna che si voleva conoscere.
Facciamo un esempio, supponendo di voler calcolare l’età della luna alla data del 15 luglio 1875, anno per il quale l’epatta è 23. Aggiungendo 4 a 23, poiché sono trascorsi 4 mesi interi fra il primo marzo e il 15 luglio, si ha 27; aggiungendo poi 15 (corrispondenti alla data) si ha 42; sottraendo infine 30 si ottiene 12, cioè l’età della luna.
Questa regola che presuppone soltanto la conoscenza dell’epatta ha bisogno di una correzione se l’anno è bisestile. Occorre in questo caso aggiungere una unità alla cifra finale. E’ quindi possibile fissare agevolmente il giorno della Pasqua, poiché questa solennità, per decreto del Concilio Niceno, deve cadere nella domenica dopo il plenilunio susseguente al 21 marzo, e per la Bolla di Gregorio XIII, nella domenica che segue immediatamente il 14esimo giorno della luna.
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