Arte abruzzese in viaggio

24 novembre 2014 | 10:34
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Arte abruzzese in viaggio

E’ un Seicento oscuro quello dell’arte abruzzese, liquidato nel 1938 da Enzo Carli con “[i]miserrime e faticose tele[/i]” e smantellato, nelle sue sovrastrutture barocche, siamo ora negli anni ’70, dall’allora Soprintendente Mario Moretti. Eppure una luce caravaggesca è sfuggita, in questo itinerario obbligato tra Roma, Firenze e Napoli, si è allungata sulla dorsale appenninica e ha stupito, fra la polvere dei crolli, il Soprintendente Lucia Arbace, che a settembre del 2009, nel buio del deposito del Museo Nazionale d’Abruzzo, a L’Aquila, individuò la grande tela di Massimo Stanzione del Cristo Benedicente, giovane uomo dai capelli fluenti che ti guarda, mentre l’osservi, e alza la mano per benedirti.

Iniziò così la catalogazione sistematica dei più significativi dipinti del Seicento appartenenti al Museo Nazionale d’Abruzzo e alle collezioni storiche aquilane, la Dragonetti De Torres, la Cappelli, in gran parte opere inedite o poco note, sottoposte a restauro in anni recenti e mai esposte al pubblico prima della mostra [i]Oltre Caravaggio[/i] a Lanciano e a dicembre, di prossima riapertura, a Sulmona.

Il lavoro dei recenti studi è confluito nel Catalogo “[i]Pittura del Seicento in Abruzzo tra Roma e Napoli. Oltre Caravaggio[/i]” che sarà presentato a Napoli martedì 25 novembre, alle 16.30, a Palazzo Zevallos, sullo sfondo della pittura abruzzese già presente nella mostra “[i]Tanzio da Varallo incontra Caravaggio – Pittura a Napoli nel primo Seicento[/i]” aperta fino all’11 gennaio.

Un’occasione per visitare il Palazzo, meraviglioso, in via Toledo, pieno centro storico di Napoli, l’ultimo Caravaggio [i]Il Martirio di Sant’Orsola[/i] in esposizione permanente, lì tornato finalmente dopo 500 anni e le 29 opere del pittore, Tanzio appunto, che scendendo a Napoli rimase abbagliato dai fasci di luce del Caravaggio. E oltre tutto questo l’ultima produzione libraria della Soprintendenza BSAE – Abruzzo, che rivela un barocco, troppo a lungo negato, i visi popolani, le zampogne, i pastori nei tipici costumi abruzzesi, la realtà antropologica da una parte, le Madonne, i Santi e le ritualità dall’altra, la luce e l’oblio di una geografia pittorica in questa terra, la più settentrionale del Regno delle due Sicilie, attraversata come un corridoio dalle grandi vie commerciali che da sempre si legano alle bellezza artistiche di un territorio.