
di Gioia Chiostri
70 anni fa, quando l’amore si credeva ancora eterno e le lettere spedite avevano ancora quel gusto intenso del profumo casa, Francesco Astone e Rosa Randazzo, due giovani ragazzi siciliani, si giurarono amore eterno e fuggirono via, con in tasca il biglietto incerto dell’avvenire. Oggi, 28 ottobre 2014, i loro nipoti hanno scelto la pagina virtuale de [i]IlCapoluogo.it[/i] per augurare ai due pilastri delle loro vite, gli arcani e i primi fondatori di una tradizione di vita vissuta tutta aquilana, i migliori auguri per una vetta, quella dei 70 anni di matrimonio, toccata mano nella mano dopo giorni di lotta, sacrificio, terremoti esteriori ed interiori.
La laureata in psicologia nel 2011 Francesca Tuccella, nipote per parte di madre, di nome Amalia, ed erede del valore più bello che una discendente possa pensare e desiderare di ereditare, ossia il senso estremo dell’unione familiare, contattata da IlCapoluogo.it, ha deciso di raccontare ai nostri lettori una storia impensabile e favolosa al contempo: quella di due anime – a tratti forse anche distanti, «in quanto mia nonna tiene i conti in regola peggio d’un notaio e mio nonno ha, come si suol dire, le classiche mani bucate» – che, trovandosi per caso sul ciglio di un mondo difficile ma doveroso da affrontare, hanno pensato bene di vivere l’uno per l’altra, dedicandosi vicendevolmente gli istanti, i momenti, gli affetti, le carezze e le «strigliate», che fan parte della vita di tutti.
{{*ExtraImg_221505_ArtImgRight_300x192_}}«Oggi, 28 ottobre, Franco e Rosa festeggiano i 70 anni di matrimonio circondati da buona parte di tutta la loro numerosissima famiglia». Un pranzo fatto in casa, fra le mura domestiche sarà il suggello di una vita spesa per realizzare i sogni dei loro sei figli (Teresa, Giuseppina, Rosa, Amalia, Anna e Salvatore) e dei loro 13 nipoti, nonché 12 bisnipoti e trisnipoti anche, visto che è nata da poco la piccola Maura, figlia di Ilario e Rossella, che è, a sua volta, figlia di Carla, che è la prima figlia di Teresa, primogenita della coppia.
Un filo di Arianna, senza dubbio, difficile da inseguire, ma conducente comunque ad una sola meta: quella di una coppia che, dal giorno della famosa ‘Fuitina’ semipalermitana, ha risalito la Penisola per far sbocciare a L’Aquila una dinastia talmente longeva e particolare che non basterebbe un articolo di giornale per descriverne tutta la bellezza e l’intensità. Oggi però, noi de IlCapoluogo.it, assieme agli auguri esternati a questi due ‘giovani amanti della vita’ che davvero ne hanno passate di cotte e di crude, vogliamo dar voce anche ai tratti di un’Epopea, la loro, scalfita un poco dal famelico sisma del 6 aprile del 2009 e da un terribile incidente avvenuto il 18 settembre del 2012, quando furono investiti assieme lungo la Strada Statale 17 mentre si recavano a far la spesa.
Il 30 novembre prossimo, in una sala gremita di gente, i due capostipiti di questa grintosa e affaccendata famiglia aquilana, celebreranno ufficialmente la loro veneranda unione, santificando il sentimento mai spentosi dopo tutto questo tempo, in Chiesa. Nonno Franco – questo il suo nomignolo – 90 anni compiuti il 30 marzo scorso, è nato a Palermo e nella sua tempra si evince tutto il sapore del mar Mediterraneo. Socievole, disordinato, ma anche tanto generoso, ha incontrato la città di L’Aquila non appena sposato, sottobraccio alla sua bella e «permalosa» Rosina, 88 anni compiuti il 24 dello stesso mese. «Guardandoli, – ci confessa Francesca – ciò che vedo è la vita dedicata totalmente ad un’altra vita. Davvero si accettano l’uno e l’altro nonostante i difetti, le litigate, le difficoltà: l’altro viene prima di tutto».
{{*ExtraImg_221506_ArtImgRight_300x225_}}Ma, andando a fondo, com’è che sono questi due guerrieri dei tempi antichi e moderni? «Un qualcosa che noi rimproveriamo ad entrambi e che in qualche modo li contraddistingue – ci spiega allegra Francesca – è che mia nonna ha le mani tirate, per così dire, mentre mio nonno, scialacquatore di natura, ha la tendenza a trovare l’affare, ma spesso tende a prendere grandi fregature». Due personalità molto forti, che hanno attinto dalla calda Sicilia, ma anche dall’Aquila testarda, le loro più dirompenti doti.
Nonostante la loro età da record, i nonni continuano oggi più che mai a preoccuparsi per le sorti di tutti i membri della famiglia, qualsiasi evento che avviene e che accade, non passa mai da loro inosservato. «Ecco che cominciano a stare in allerta e a fare domande; si preoccupano, insomma, in prima persona per i loro eredi». Ed eredi lo si è quando alle spalle si ha una soffice coperta d’amore che avvolge. «Della città di L’Aquila – racconta Francesca – hanno ripreso e acquistato il ‘tener duro’. Noi aquilani, nonostante le tante botte che riceviamo da questa vita maldestra e che ci inorridisce quasi, teniamo comunque alta la testa. Ebbene, loro, aquilani lo sono eccome per via della caparbietà e dell’abitudine a non mollare mai. Ne hanno attraversate tante di parentesi negative, prima fra tutte, il sisma».
{{*ExtraImg_221507_ArtImgRight_300x400_}}Residenti da sempre nel quartiere del Torrione, Franco e Rosa hanno dovuto sradicarsi per forze di causa maggiore quando il Terremoto lasciò orfana una città intera. Tolte le tende della casa di una vita, la famiglia si è «letteralmente sparpagliata fra i vari punti d’Abruzzo e del Lazio. Un periodo difficilissimo – aggiunge Francesca – dove l’unione della famiglia davvero si è dimostrata essere l’unico faro nella notte. Mia nonna, con alcune zie, ha vissuto per un periodo a Villarosa (TE), presso un’abitazione in affitto, la mia famiglia invece è stata prima a Roma e poi ha raggiunto parte del gruppo a Tortoreto. Altri sono rimasti a L’Aquila, mentre un’altra ala familiare è andata a vivere per un po’ di tempo a Pescara. Ci si è arrangiati come si poteva: questo il succo del dramma. Ma si è riusciti ad arrangiarsi ed è questo l’importante».
Il passaggio di casa finale, poi, dal Torrione al Progetto C.a.s.e. di Pagliara di Sassa – che li ha accolti alla fine del loro girovagare per le località di mare – «è stato duro, lo ricordo. Lì intorno, almeno all’inizio, non v’era nulla. Deserto a destra e a sinistra. Loro però, anche lì, se la sono cavata abbastanza bene: hanno incominciato a prendere l’autobus per dar corpo e moto a tutte le loro necessità. Erano riusciti, insomma, con molta difficoltà, a ricominciare da capo». La normalità è ardua da conquistare quando dintorno ogni cosa appare tutto fuorché normale. Il bar, il Motel Agip, i negozi e i supermercati: pezzi di puzzle di una quotidianità cadente ma ancora in piedi, per fortuna.
Per Franco e Rosa, è indubbio, la vita è stata generosa ma, a tratti, anche funesta. Il terremoto non li ha cambiati di una virgola: la forza, la grinta, la calma e la testardaggine di combattere per l’amore familiare li ha sempre distinti. L’incidente del 2012, poi, li ha buttati giù, «ma anche in quell’occasione, la forza di rialzarsi in piedi l’hanno trovata nella famiglia».
L’investimento fu uno choc. «Io credo – continua Francesca – che in quell’occasione il loro angelo custode li abbia salvati per miracolo. Stavano attraversando la strada sulle strisce pedonali per andare dal Motel al supermercato Farroni, quando, d’improvviso, un loro quasi coetaneo non li ha visti e li ha presi in pieno con l’auto, buttandoli a terra, entrambi. Lividi ed escoriazioni erano abbastanza evidenti, ma, di veramente preoccupante, non c’era nulla». Dalle parole della nipote, si percepisce l’affetto, ma soprattutto l’orgoglio di avere avuto, alle spalle, nonni così. «Noi auguriamo loro davvero di tagliare altri traguardi, hanno, ancora adesso, una bella grinta: come se nessuno possa sconfiggerli davvero». Come se il vero Amore esistesse e loro siano quasi i suoi fortunati protetti.
{{*ExtraImg_221508_ArtImgRight_300x225_}}Le vie diramate da quest’albero genealogico della dinastia Astone-Randazzo, sembrano infinite. «Eppure loro – conclude Francesca – ci sono stati per tutti i nipoti e pronipoti, davvero dei nonni impeccabili. Ogni vita che nasceva, aveva la loro benedizione e tutti noi siamo perdutamente innamorati di loro che sono la genesi e il modello di una vita dedita alla felicità».
Oggi, la grande famiglia Astone-Randazzo starà preparando la tavola per il famoso pranzo ‘di nozze’. La Redazione dedica un pensiero di pace e augurio spontaneo a questo bellissimo emblema di unione vivente. Seduti a tavola, con i tovaglioli ricamati sulle gambe frementi, adesso magari staranno mangiando la specialità di nonna Rosa, ossia la, a quanto detto, meravigliosa e richiestissima frittata con le patate. Per coltivare il proprio orto, basta una zappa e un seme di soia. Inaffiatolo con amore e sacrificio, ne verrà fuori una pianta verdeggiante e altissima. Questo il destino, il futuro e il passato di una dinastia normalissima che festeggia oggi la più preziosa e rara delle normalità, la famiglia riunita.
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