Macerie all’Aeroporto, parlano gli indagati

22 ottobre 2014 | 19:53
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Macerie all’Aeroporto, parlano gli indagati

«Lì sta lontano dal centro della pista, il centro della pista sta a 100 metri da dove stanno mettendo la terra e quindi la devi rispostare».

Questa l’intercettazione telefonica, contenuta tra le carte della nuova inchiesta giudiziaria sull’Aeroporto dei Parchi dell’Aquila, con sei indagati, che ha fatto capire agli inquirenti come all’interno dell’area aeroportuale fosse in corso uno scarico di terra proveniente dai cantieri edili della ricostruzione per la realizzazione dell’area di sicurezza di fine pista, la cosiddetta Resa.

La scoperta ha portato al sequestro di una vasta area per l’uso di terra e macerie del sisma non trattate, provenienti da edifici privati. A riconoscersi in quella telefonata è stato uno degli indagati, l’ingegnere Mario Corridore, responsabile del Comune dell’Aquila per lo sviluppo dello scalo, che ha inviato una nota agli organi di stampa per chiarire la sua posizione.

«L’intercettazione telefonica allegata agli atti dell’inchiesta, che proverebbe il mio coinvolgimento nella vicenda – scrive Corridore – si riferisce, in realtà, a un colloquio assolutamente estemporaneo avuto con il responsabile tecnico dell’aeroporto».

In particolare, spiega il funzionario comunale, «il sottoscritto, trovandosi sul posto per effettuare alcune misurazioni nell’ambito del progetto di allungamento della pista, ha segnalato l’erroneo posizionamento di un cumulo di terra (e non certo di altri materiali) avendolo visto da lontano, dall’esterno della recinzione, in via del tutto casuale». Una nota anche da Ignazio Chiaramonte, direttore marketing e commerciale della società che gestisce lo scalo, la calabrese Xpress.

«Io mi occupo di attività di marketing e commerciale. Vedere il mio nome associato ad attività criminose legate anche alla sofferenza del territorio oltre a ledere la mia immagine mi avvilisce in primis come uomo oltre che come professionista – scrive – Ho fatto dell’etica morale uno stile di vita grazie anche all’educazione ricevuta dalla mia famiglia. Mi auguro che si chiarisca al più presto la posizione mia e quella della società».

In giornata, infine, anche una nota della Xpress che «nel ribadire l’ampia fiducia nelle istituzioni e nella magistratura affinché chiariscano al più presto la posizione degli indagati» precisa che «l’area sottoposta a sequestro è pari a circa 4.000 metri quadrati e non 20.000 come erroneamente riportato sugli organi di stampa».

Tuttavia il dato dei 20 mila metri quadrati è stato indicato dagli stessi inquirenti tanto nella nota diffusa per la stampa quanto nel decreto di sequestro.