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Cialente: «Bacchettato dal Prefetto? Illazioni»

Ieri si è svolto un Consiglio comunale dedicato alle problematiche relative alla sicurezza e all’ordine pubblico. «Purtroppo, nel, corso della seduta, sono stato costretto ad assentarmi per ricevere una delegazione del Governo somalo (incontro piacevole, importante ed utilissimo), guidata dal ministro delle Politiche energetiche del Paese africano, dall’ambasciatore in Italia e dal vice sindaco di Mogadiscio. Per questa ragione non ho potuto ascoltare l’ultima parte dell’intervento del Prefetto Alecci e numerosi interventi dei consiglieri comunali, cosa della quale mi sono ripetutamente scusato al mio rientro in Aula e quando poi ho preso la parola». Così si esprime in una nota il sindaco di L'Aquila, Massimo Cialente.

«Sulla stampa leggo però di presunte dichiarazioni del Prefetto, che avrebbe “bacchettato il sindaco”, a proposito di un progetto di videosorveglianza, per un costo di 11 milioni di euro, che sarebbe stato presentato dal Comune dell’Aquila e rigettato dal Prefetto stesso. Non credo che Alecci possa aver rilasciato queste dichiarazioni poiché, come vorrei ricordare, il progetto fu presentato dal coordinatore dell’Usra Paolo Aielli, che avrebbe voluto anche realizzarlo e gestirlo, e non certo dal Comune».

«Fin dal mese di maggio scorso, - continua Cialente nella nota - peraltro, vi furono molte polemiche sull’argomento, oggetto anche di una Commissione consiliare, proprio perché il Comune dell’Aquila, attraverso il vice sindaco Nicola Trifuoggi, già a febbraio si era detto assolutamente contrario al progetto, denominato “end to end”. L’ente si riservava, di contro, di proporre un piano molto meno costoso e, soprattutto, economicamente gestibile negli anni».

«In quell’occasione, anzi, il Comune intese separare il problema della videosorveglianza da quello della sicurezza nei cantieri e della trasparenza nelle attività legate alla ricostruzione, chiedendo appena 300mila euro. Fondi assegnati dall’Usra (per questo motivo sta per essere pubblicato finalmente il bando relativo) il 7 luglio, giorno precedente l’importante incontro tenutosi all’Aquila, alla presenza del Sottosegretario Legnini e del prefetto Guidi, che dirige il Comitato per l’Alta sorveglianza sulle grandi opere, alla luce della vicenda riguardante presunte infiltrazioni di organizzazioni malavitose nella ricostruzione e dopo la dichiarazione, a mio avviso dirompente, del Procuratore nazionale antimafia che, sostanzialmente, andava nel segno di quanto da me ripetutamente denunciato, anche presentando ipotesi di soluzione normativa. Non credo quindi che sua Eccellenza il Prefetto possa aver dimenticato la vicenda e le polemiche che ne sono scaturite per mesi e che, spesso, hanno anche visto tirare in ballo il suo nome. Il progetto “end to end”, da 11 milioni di euro, dunque, non è mai stato né accettato né appoggiato dal Comune dell’Aquila».

«Chiusa questa polemica, tornando al Consiglio comunale di ieri, è giustificabile che il Prefetto lamenti l’esiguo numero di agenti di Polizia municipale, appena 52 a fronte dei 104 che dovremmo avere, ma egli sa bene che le attuali norme in materia di assunzioni e i limiti alla spesa per il personale rendono difficilissimo, anzi impossibile, effettuare assunzioni, se non forse rinunciando, sempre ammesso che vengano riconfermati i relativi finanziamenti, al personale precario attualmente impiegato nella ricostruzione e nell’assistenza alla popolazione. La verità è che, ormai, in questo Paese, la coperta è sempre più corta e, per i Comuni, è diventata addirittura una sciarpetta, poiché a questi ultimi si chiede il massimo dei sacrifici riguardo ai tagli alla spesa e gli si addossano tutte le responsabilità in materia sociale e dei servizi, imponendo contemporaneamente limitazioni totali».

«Per il Comune dell’Aquila, che versa in una situazione disperata e nell’abbandono da parte del Governo, l’unica soluzione possibile sarebbe quella di proclamare la propria indipendenza e iniziare a coniare moneta propria, che si potrebbe chiamare il celestino, il mascherone, l’aquilotto o il rosone. Purtroppo non è possibile. Per tornare ad essere seri, mi spiace di non aver letto, nei resoconti del Consiglio, una riflessione che ho riportato durante il mio intervento. Ossia che all’Aquila il disagio e l’allarme sociale da taluni lamentato non si risolve certo con qualche telecamera in più o con qualche agente di polizia in più (anche se questi ultimi sono utili e necessari) ma trovando soluzioni concrete per la situazione disperata in cui versa la città, completamente distrutta nel patrimonio abitativo e monumentale e, soprattutto, nel tessuto economico e sociale. Se il Governo e le istituzioni presenti sul territorio non prendono coscienza di questo problema, vorrà dire che si lascerà morire lentamente la città e le telecamere, se installate, riprenderanno solo una Pompei dei giorni nostri», conclude Cialente.