Attualità

La voce dei ragazzi del Liceo Artistico

I ragazzi del liceo artistico "F. Muzi" rispondono alle proteste delle occupazioni dei loro colleghi e lanciano un grido d'orgoglio per riportare dignità ed attenzione verso un tipo di studio emarginato e bistrattato da 'una mentalità piccolo borghese'.

«Secondo noi la rivoluzione non si fa per slogan ma per contenuti: non partiamo dai cortei, partiamo dai libri.

Siamo un gruppo di ragazze e ragazzi del Liceo Artistico “F. Muzi” e scriviamo per alzare una voce diversa da quella emersa dal coro degli studenti aquilani mobilitati in protesta.

Ci piace pensare che le passioni di protesta debbano essere un sentimento condiviso e partecipato e non diretto ed imposto dall’alto.

Gli ideali esposti dalle organizzazioni studentesche ci sembrano troppo aleatori e forse un po’ retorici, come un grido di malessere fine a se stesso che non conduce ad una richiesta chiara.

Eppure, noi studenti del Liceo Artistico ci scontriamo quotidianamente con i problemi, le carenze e tutte le conseguenze (economiche, sociali e strutturali) generate dalla cattiva considerazione di cui gode questa scuola in una città piccolo-borghese come L’Aquila.

La realtà della nostra scuola ha bisogno di espandersi a livello fisico e pratico.

Limitati dall’inadeguatezza delle strutture, dall’impoverimento culturale e dalla fatica economica, sentiamo la nostra arte e la nostra formazione indebitamente compresse e lasciate ai margini.

Senza voler in alcun modo sminuire l’innegabile salto di qualità consentito dall’accorpamento con il Liceo Scientifico, soffriamo il peso di un grande debito nei confronti della storia del nostro Istituto: l’incuria e il vilipendio a cui, ad oggi, è ancora abbandonata la nostra vecchia sede – con la sua importanza e le sue ricchezze - sono il paradigma di questo debito morale.

Sperando di raccogliere l’appoggio dei Professori e della nostra Dirigente, vogliamo per questo lanciare una proposta concreta: quella di poter usufruire del pian terreno dell’adiacente Istituto “Colecchi”.

Potendo contare su una maggiore disponibilità di spazi, riusciremmo a recuperare dalla vecchia sede materiali, macchinari e soprattutto opere e libri da riqualificare in una biblioteca, uno spazio espositivo, in un’aula magna ed in un atelier.

In quest’ottica, avremmo la possibilità di dar vita ad un’ala dell’Istituto capace di accreditare il livello e le possibilità della scuola e, allo stesso tempo, di esternarle al di fuori di essa.

Una cellula culturale che si offra ai ragazzi e alla cittadinanza tutta e che sia generatrice della ricostruzione sana di una comunità.

Questo scritto vuole essere un invito ad un’assunzione di responsabilità a più livelli: da parte di noi studenti e professori che, come membri di questa famiglia, abbiamo il dovere di far uscire da queste quattro mura la bellezza e l’importanza dell’arte, e da parte della città tutta di salvaguardare e coltivare un tale patrimonio.»