Attualità

Conosco solo le parole

di Valter Marcone

Riscrivere la propria esistenza alla luce di ritrovamenti, come possono essere vecchi oggetti dimenticati in scatole di latta in una soffitta o dentro un armadio, non è sempre facile, a volte impossibile. Biglie, rocchetti, spolette, giocattoli diventano esili sorprese che ci aiutano a stare in pace con il passato per qualche ora.

Quelle scatole di latta (per biscotti, caramelle o per chissà quale altra cosa) che contengono tutte quelle cose dimenticate diventano un inventario di ricordi e allegorie di un continente sommerso che solo le parole riescono a mutare in uno specchio. Così, con il piacere di guardarci dentro, ci travestiamo per compiere o ricompiere il giro del nostro mondo in ottanta ore, o giorni o mesi. E nel gioco disordinato della memoria i percorsi, che possiamo chiamare anche digressioni, deviazioni, sconfinamenti, corrono come l’acqua di un fiume, ora lenta ora rapida, ma comunque sempre in cerca di un mare.

Soste e ripartenze che dicono così è la vita spesa in un continuo andirivieni di gioie, dolori, malinconie, tra giorni lieti e tristi, circumnavigando il mondo in cui si abita con la sensazione di visitare il tempo, quello di ieri e quello di domani.

Parole che possono parlare“ è una breve silloge di pochi componimenti che vogliono mettere l’attenzione appunto sulla parola e sul mondo che la parola può, appunto, mutare in uno specchio...

Conosco solo le parole

Parole che possono parlare

nella terra azzurra dei sogni

sono le tue parole.

Cosa conosco io di te

e della tua vita che a volte

si incontra con la mia?

Conosco solo le parole che parlano

nella terra azzurra dei sogni.

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