Attualità

Debutto di Odissea nella città dell’Aquila

di Claudia Giannone

Ulisse e la sua Itaca, gli aquilani e la loro bella città: un’analogia piuttosto insolita, che unisce lo spettacolo alla realtà, ma allo stesso tempo una delle migliori mai messe in scena.

Un viaggio tormentato, attraverso mille ostacoli, visto dagli occhi di un uomo che con la propria astuzia cerca di raggiungere la propria terra, dopo anni ed anni di navigazione: così il popolo aquilano, strappato via dalle proprie origini e dalla propria terra in seguito al terremoto del lontano 2009, cerca di riappropriarsi di ciò che gli appartiene, nonostante le difficoltà incontrate sul cammino siano molte.

Colpisce molto anche il luogo in cui lo spettacolo prende vita: la scelta, questa volta, è ricaduta sulla Fontana delle 99 Cannelle, luogo molto caro agli aquilani. E ben presto, si nota come ogni scena sia stata perfettamente inserita all’interno del contesto: dalle alte pareti che circondano il monumento gli attori riescono ad interagire alla perfezione, la presenza dell’acqua ricrea quell’idea del mare, una costante nella storia dell’Odissea.

Varie le peripezie narrate: l’isola della Maga Circe, i pretendenti per la bella sposa di Ulisse, ormai ritenuto morto, la partenza di Telemaco che non può più sopportare una simile situazione all’interno della propria casa. E così, finalmente, tra sirene e giganti con un solo occhio, Ulisse riesce nel proprio intento, tornando a casa e ritrovando la propria vita, proprio così come la ricordava.

Secoli e secoli di distanza separano l’opera di Omero e i fatti accaduti nel capoluogo abruzzese, ma in realtà i due significati sono molto più vicini di quanto sembri. E così, il teatro di Andrea Baracco e Alessandro Preziosi riesce ancora una volta a dare un insegnamento pratico, per far sì che il popolo possa riconquistare in primo luogo i propri valori.