
di Claudia Giannone
Promuovere lo sviluppo e la rinascita attraverso la riscoperta delle proprie origini.
Questo lo scopo del “Premio Serafino Aquilano”, che torna con la X edizione del Festival Nazionale di Teatro Amatoriale, un tipo di teatro non solo dialettale e popolare, ma caratterizzato da importanza e serietà.
È Franco Villani, in compagnia dell’assessore alla Cultura Betty Leone, a presentare un progetto che, persino nel corso del 2009, era riuscito a mantenere vive le proprie aspettative. Mentre le altre compagnie avevano come abbandonato, almeno per il momento dell’emergenza, i propri lavori, per una “diaspora” degli attori, il gruppo è sempre rimasto attivo.
Per questa edizione, quarantatré sono state le domande ricevute da parte di compagnie esterne al capoluogo abruzzese, mentre cinque sono state quelle accettate a scatola chiusa, tutte di origine aquilana.
Quattro i premi in palio, di cui tre stabiliti da una commissione e uno dal pubblico, che assegnerà un voto da sei a dieci ad ogni spettacolo.
E per la decima edizione, il premio sarà molto ambito: si tratterà di prodotti di un artigiano che lavora la creta, quindi interamente fatti a mano e lavorati.
«Vorrei sottolineare l’importanza del dialetto – afferma l’assessore Leone – valorizzato soprattutto in un periodo in cui non era ritenuto fondamentale. In fondo, ci si apre al mondo quando si conoscono le proprie origini. La cultura di un popolo è la sua stessa forza, e il teatro è una delle maggiori forme di espressione per le persone».
Gli spettacoli, programmati per i sabati e le domeniche nei mesi di settembre, ottobre e novembre, presso il Teatro Zeta, potranno essere seguiti da tutti coloro che opteranno per l’abbonamento, ma anche per chi sceglierà di acquistare un singolo biglietto. Per chi, all’interno della propria famiglia, pagherà il prezzo totale dell’abbonamento, è stato riservato un importante omaggio: un volume sulla storia del Teatro Aquilano edito dalla OneGroup.
«Questa è un’opera che racchiude ben sessant’anni di storia – dichiara Francesca Pompa, editrice del libro – ed è un vero e proprio spaccato di vita teatrale. Il lavoro di selezione è stato molto difficile, ci siamo resi conto di quante cose siano state fatte nel corso di questo lungo periodo».
È attraverso la lingua e la storia di un popolo, dunque, che si può giungere alla riaffermazione delle proprie conoscenze e all’amore nei confronti delle proprie tradizioni. Un invito rivolto a tutta la comunità per sostenere questa iniziativa e l’organizzazione stessa, che da sessant’anni è entrata a far parte della vita e del cuore di giovani, adulti ed anziani, regalando emozioni che solo le vere tradizioni sono in grado di dare.