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Cialente: «Infangata l’immagine di L’Aquila onesta»

«Oggi è una giornata molto dolorosa, spero non sia vero quanto accaduto, conosciamo alcuni imprenditori coinvolte da anni come persone serie». Così il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, sull'inchiesta della procura distrettuale antimafia che ha portato all'arresto di sette imprenditori, tra cui quattro della provincia dell'Aquila e tre «contigui al clan dei Casalesi», che procacciavano ai colleghi del cratere del terremoto manovalanza a basso costo per massimizzare i profitti nella ricostruzione privata.

«Come è possibile trattenere 600 euro da uno stipendio di 1400 euro che gli operai hanno guadagnato con il sudore? - ha continuato Cialente - Come è possibile che si debbano trasportare lavoratori dalla Campania, senza voler colpevolizzare quei territori, quando all'Aquila muratori, gruisti e manovali sono disoccupati? Senza linee guida si arriva a questo».

Cialente ha escluso categoricamente che ci sia «un sistema L'Aquila», perché la Procura, le Forze dell'ordine, il Comune sono in prima linea per l'affermazione della legalità e della trasparenza.

Tra le anomali denunciate il fatto che «alcune imprese in gravi difficoltà finanziarie vendessero ad altre contratti per la ricostruzione privata, tutte le segnalazioni sono state snobbate e a rimetterci è l'immagine degli aquilani e delle imprese aquilane che sono oneste».

«La ricostruzione privata è fatta con criteri privati ma con soldi pubblici, quindi bisogna stabilire delle regole. L'indennizzo è stato un mezzo per ricostruire più rapidamente e con maggiore risparmi, con i bandi pubblici si sarebbe speso il 20% in più oltre a correre il rischio che la [i]longa manus[/i] degli affaristi mettesse le mani sulla ricostruzione facendo diventare l'Aquila come il Mose o l'Expò Milano 2015».

Il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, difende la scelta di considerare "indennizzo" il finanziamento pubblico per la ricostruzione della case private, fatto, questo, che permette ai proprietari di affidare senza gara quindi direttamente, gli appalti, molto spesso milionari.

Se dopo il terremoto si fosse deciso che la natura del finanziamento dovesse essere considerato "contributo", anche per la ricostruzione privata sarebbero stati necessari gare pubbliche.

«L'errore è stato quello di non stabilire neppure le linee guida, più volte denunciato dal Comune - ha spiegato ancora Cialente - e di consentire così a chi vuole fare il furbo di aver spazio». Cialente ha annunciato che «su alcune vicende che non ci convincono il Comune avvia indagini interne prima di consegnare gli atti alla procura, in modo tale che per colpa di pochi non ci rimettano tutti gli aquilani».