Cronaca

Bufera Ricostruzione: Curia, decreto e appalti

Tre dei cinque arrestati nell' ambito dell'inchiesta su presunte tangenti negli appalti per il recupero di beni culturali e ecclesiastici all'Aquila nel post-sisma, hanno partecipato al tentativo, mai riuscito, di far diventare la Curia arcivescovile del capoluogo abruzzese, soggetto attuatore, quindi ente abilitata a bandire gare per la ricostruzione dei beni danneggiati.

Questo, come ha sottolineato uno dei due pm titolari dell' inchiesta, David Mancini, non per fare lobby legale «ma per ottenere in cambio incarichi, regalie e commesse per loro, una volta centrato il risultato, sul quale era impegnata da tempo anche la stessa Curia, di modificare il decreto Abruzzo da parte dell'allora presidente del Consiglio dei Ministri, Enrico Letta».

Come si legge nell'ordinanza firmata dal Gip del tribunale dell'Aquila, Giuseppe Romano Gargarella, Alessandra Mancinelli - funzionario della direzione regionale dei Beni culturali e finita in carcere - «prende l'incarico dal vescovo ausiliario, monsignor Giovanni D'Ercole, di consegnare due buste contenenti la proposta di modifica: una diretta al presidente del Consiglio Letta, l'altra a Gianni Letta».

E' Vinci (uno dei due imprenditori arrestati, ndr.) che consegna le due lettere a Marchetti (ex vice commissario dei beni culturali finito ai domiciliari, ndr.). Non prima di aver fotocopiato il documento che contiene anche l'appello dei vescovi abruzzesi e molisani affinché «la Curia dell'Aquila come successo in altre diocesi colpite dal terremoto», sia abilitata a fare appalti.

«L'auspicata modifica normativa e il conseguente incarico che la Curia conferirebbe a Marchetti - secondo Gargarella - sono funzionali all'affidamento dei lavori della chiesa di Santa Maria Paganica, circostanza che consentirebbe a Mancinelli di ottenere dalla cordata Vinci-Cricchi la corresponsione della restante parte della tangente, ammontante a 180 mila euro».

Nonostante la Curia compaia nelle carte, nessuno dei prelati è indagato. E nel corso della conferenza stampa per illustrare i dettagli dell'operazione l'argomento è stato tra quelli più discussi.

Secondo l'altro pm, Antonietta Picardi, «si voleva considerare la Chiesa come una pertinenza della casa privata anche se la legge lo impedisce, di qui la necessità di modifica del decreto».