Marsica

La Marsica scommette sulla natura ‘selvaggia’

Insieme all’associazione “Rewilding Apennines”, i comuni di Gioia dei Marsi e Lecce nei Marsi hanno deciso di scommettere sulla natura, cercando un modo per dare valore alla wilderness, per creare opportunità di sviluppo locali e per garantire un maggiore status di protezione delle aree.

I due comuni della Marsica, seppure da sempre custodi di una natura di prim'ordine e, per questo, da oltre 90 anni parte integrante dell’area del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm), soffrono oramai da decenni dell'abbandono delle tradizionali attività legate al territorio. Scarse possibilità economiche e di impiego hanno portato all'attuale fenomeno di esodo della popolazione verso i centri urbani maggiori. «Tuttavia - rilevano i portavoce dell'associazione “Rewilding Apennines” - questo spopolamento delle terre, unito al regime di protezione vigente nell’area protetta, ha determinato un incredibile ritorno della natura su gran parte del territorio dei due comuni. Oltre ad un visibile recupero della vegetazione arbustiva e forestale nelle zone un tempo coltivate e pascolate, si assiste a uno spettacolare ritorno anche di numerose specie della fauna selvatica come lupi, cervi, caprioli e cinghiali. L'aquila reale e il corvo imperiale sono tornati a volteggiare sulle valli che scendono alla Piana del Fucino, dove di notte si sente di nuovo cantare il gufo reale, mentre il raro e minacciato orso bruno marsicano è da sempre “padrone di casa” in queste meravigliose aree.

Aree cosiddette “marginali” rispetto al sistema economico centrale e “periferiche” rispetto ai centri a prevalente vocazione turistica del Pnalm, Gioia e Lecce hanno invece da sempre giocato un ruolo di primo piano nella salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente appenninico, seppure traendo pochi benefici dall’elevata naturalità dei loro territori e dalla presenza di una fauna eccezionale».

{{*ExtraImg_199291_ArtImgRight_300x450_}}«L’area di Gioia Vecchio, nel comune di Gioia - spiegano i portavoce dell'associazione “Rewilding Apennines” - è un’area prediletta dagli orsi. Questa da decenni attira turisti provenienti da diversi paesi europei e non solo che, nei pressi di questa frazione parzialmente abbandonata, si soffermano per ore con la speranza di avvistare lupi, cervi, caprioli, cinghiali, aquile e, soprattutto, gli orsi, vera star della zona. L’area infatti, vista la vegetazione sparsa e la notevole visibilità, è uno dei migliori luoghi in Europa per osservare, in tutta tranquillità e senza arrecare disturbo, il plantigrado muoversi nel suo ambiente. Gestire meglio il flusso di turisti, creare strutture di accoglienza e di appoggio anche ristutturando degli edifici a Gioia Vecchio, organizzare e costruire una rete di punti di osservazione strategici e garantire un migliore status di protezione compatibile anche ad alcune delle aree esterne ai confini del Pnalm sono alcune delle attività che il Comune ha deciso di intraprendere in collaborazione con la neonata associazione “Rewilding Apennines”».

{{*ExtraImg_199292_ArtImgRight_300x199_}}«Le vastissime faggete che ricadono nel comune di Lecce nei Marsi e, in particolare, la “Selva Moricento” protetta all’interno del Pnalm - spiegano i portavoce dell'associazione - sono considerate tra le foreste meglio preservate non solo d’Italia, ma anche d’Europa. Dopo aver individuato alberi che superano i cinque secoli di età, infatti, i ricercatori del Pnalm in collaborazione con l’Università della Tuscia di Viterbo hanno dichiarato che la foresta di “Selva Moricento”, adiacente a quella della “Val Cervara” (Comune di Villavallelonga), sono da considerarsi le faggete più antiche del Continente Europeo e tra i boschi di latifoglie decidui più vecchi dell’intero emisfero boreale. E’ naturale, quindi, che esse siano state di recente incluse nella rete di faggete europee che concorrono alla nomina di “Patrimonio Mondiale dell’Umanità” attribuito dall’organizzazione Unesco. Orgogliosi di questo le amministrazioni, credono nell'importanza della salvaguardia della natura per garantire un futuro ai loro cittadini.

Percorrere gli antichi sentieri all’ombra dei faggi monumentali; ascoltare i mille suoni della natura, come il tamburellare di un picchio e l’ululato dei lupi; seguire le impronte dell’orso nella neve o, più semplicemente, passare una notte in tenda nel cuore di queste imponenti foreste possono rappresentare delle esperienze sicuramente uniche e irripetibili altrove. Anche qui, Rewilding Apennines è convinta che l'elevata naturalità di queste aree, unita alla vicinanza con città quali Roma e Napoli, possa favorire lo sviluppo di un ecoturismo responsabile e di alto profilo. Rimettere in funzione le strutture ricettive esistenti; garantire la protezione delle aree più sensibili e coinvolgere cacciatori e giovani locali per monitorarle e guidare i visitatori, sono tra le idee che l'associazione e l'amministrazione vogliono mettere in atto per rilanciare un’economia da troppo tempo ferma».

«Un ecoturismo di prim’ordine, indirizzato soprattutto ad un pubblico selezionato ed internazionale - sottolineano i portavoce dell'associazione Rewilding Apennines - può diventare l’alternativa per sconfiggere la crisi e offrire opportunità a tutti, a beneficio sia della natura e della popolazione. Rewilding Apennines è convinta che tale opportunità possa essere colta solo rendendo le popolazioni locali i principali attori di questo sviluppo, uscendo da un’ottica assistenzialista e abbattendo le barriere culturali che spesso contrappongono la conservazione della natura e lo sviluppo soci-economico delle comunità locali. Rendere queste aree meta di un turismo internazionale di alta qualità è la scommessa che l’associazione e i due Comuni stanno mettendo in campo per permettere un deciso passo in avanti e rendere questi territori, in gran parte all’esterno del Parco Nazionale, esempi da imitare».