Cronaca

Lista con morto per D’Alfonso, lui si chiamava Antonio

Lista con morto. La candidatura a presidente della Regione Abruzzo di Luciano D'Alfonso (PD), ieri, si è adombrata di una veste luciferina. E' stata scoperta, infatti, la firma di un morto in un delle liste a sostegno della sua candidatura, presentata nel Comune di Chieti.

Ma di chi è la firma che ha fatto gridare il capo dei vigili urbani allo scandalo? Si chiamava Antonio M., aveva 76 anni quando è morto il 20 maggio del 2013. A riportarlo, è il quotidiano [i]Il Centro[/i]. Tra il 17 aprile scorso, giovedì santo, e il 24 aprile, il suo nome è però comparso tra i 1.925 sottoscrittori della lista civica “Regione Facile” che appoggia il candidato presidente D’Alfonso.

E’ la lista del chirurgo Giuseppe Bongarzoni, l’ex vicesindaco di Chieti, Bruno Di Paolo e l’ex assessore provinciale, Alessio Monaco.

Ieri mattina, la pm, Lucia Campo, ha formalmente aperto un’inchiesta per falso, per ora presunto, iscrivendo nel registro la notizia di reato che, due giorni fa, è stata depositata in procura dalla comandante dei vigili urbani, Donatella Di Giovanni.

A presentare la lista in Comune è stato il consigliere Alessandro Giardinelli che, interpellato dal Centro, ha confermato che «le firme per la lista dei candidati consiglieri e del candidato presidente sono state raccolte dal 17 al 24 aprile nelle sede elettorale di Alessio Monaco che si trova nel “Nuovo Albergo” a Chieti Scalo. Ma io», ha aggiunto, «ho verificato e quindi autenticato solo una piccola parte di quelle firme, andando anche a cercarle in casa di persone amiche. Il grosso è stato autenticato dal consigliere Gianni Di Labio. Quando però le ho consegnato le firme all’ufficio elettorale del Comune mi era sembrato che tutto fosse in regola. Dall’ufficio, infatti, mi hanno restituito il certificato che attestava l’iscrizione nelle liste elettorali dei sottoscrittori della lista».

Ma la versione data dal Comune è diversa: la presenza di una firma riferita a un defunto è stata subito riscontrata dal computer che, come accade in questi casi, «segnala con tre asterischi la firma non valida». Questa irregolarità, insieme ad altre riferite però a firme doppione, cioè della stessa persona, scoperte su fogli diversi della lista, ha spinto la funzionaria a un controllo a tappeto e alla segnalazione della notizia di reato.

Si parla di reato in quanto, il consigliere comunale, infatti, è chiamato a svolgere funzione di notaio nel momento della sottoscrizione della lista ha il compito di accertare se il cittadino che ha davanti a sè è la stessa persona del documento d’identità.