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Discarica Bussi, «I giornalisti non possono tacere»

«E' un diritto irrinunciabile dei cittadini abruzzesi conoscere le modalità con le quali, per decenni, sono stati avvelenati da una discarica di rifiuti tossici realizzata illegalmente sopra l'acqua che bevevano tutti i giorni. Privarli di questo, come qualche politico pretende, per salvaguardare l'immagine dell'Abruzzo o dei paesi coinvolti in questa vicenda, significa colpirli per la seconda volta: con l'inquinamento direttamente sulla loro salute, con la segretezza direttamente sull'intangibile diritto a conoscere la verità». Lo scrive il presidente dell'Ordine dei Giornalisti d'Abruzzo Stefano Pallotta in risposta alle dichiarazioni di ieri del presidente della Regione Gianni Chiodi il quale, durante il consiglio straordinario a Bussi sul Tirino, ha detto che «sulla vicenda della discarica di Bussi l'informazione ha fatto danni incredibili, a volte anche su fatti falsi. Io credo che si possa agire nei confronti di coloro che hanno fatto allarmismo». Anche il sindaco di Bussi Salvatore La Gatta ha polemizzato con i media, anche se ha chiesto all'informazione di continuare a seguire le vicende della discarica e aiutare il paese.

«Anche gli amministratori della zona dovrebbero osservare una qualche cautela in più quando attribuiscono ai media la responsabilità dell'allarme generato attorno alla vicenda - ha infatti detto Pallotta - Oggi, dicono, l'acqua è pulita e sono pronti a farsi fotografare con caraffe e bicchieri pieni per dimostrare che loro non hanno timore di bere l'acqua dei rubinetti. Se solo questi amministratori, di oggi e di ieri, fossero stati altrettanto accorti nel capire quello che stava avvenendo sui loro territori o avessero solamente dato ascolto a chi intuiva quello che stava accadendo, oggi potrebbero essere compresi dalla pubblica opinione. I giornalisti e i loro giornali hanno il dovere di raccontare tutto quello che sanno. Non possono tacere: è un lusso che non si possono permettere».