
L’opposizione del comune marsicano di Capistrello, ieri, ha indetto un’assemblea rivolta alla cittadinanza per esprimere «le vere coordinate di chi a Capistrello ha ‘peccato’, ossia non è rientrato a casa alla sera con la coscienza di aver fatto di tutto per interrompere la crisi locale».
Quella del paese montano condotto dal sindaco Antonino Lusi, è «una realtà segnata dal dissesto economico, che oramai attanaglia la popolazione di oltre 5 mila abitanti da almeno cinque anni. A luglio 2014, questa ferita dovrebbe finalmente rimarginarsi, ma – ha spiegato Francesco Ciciotti, consigliere all’opposizione del partito ‘Partecipazione e Sviluppo’ – la verità ha tanti volti e tante schiene».
Due i temi principali affrontati nel dibattito il dissesto economico del comune di Capistrello e il Cam, un «vero e proprio salasso» a detta di molti. «Mia intenzione – ha detto ieri Ciciotti – è far sapere al cittadino di Capistrello come stanno veramente le cose. Ciò che riporto sono le cifre del disastro economico e le leggi che avrebbero dovuto regolarlo. Il dissesto può considerarsi ad oggi oramai quasi chiudo. La commissione straordinaria di liquidazione, che è stata nominata dal Presidente della Repubblica, ha recentemente chiuso i numeri.
La commissione straordinaria di liquidazione è un ente che lavora per conto proprio, il comune quindi può muoversi in maniera parallela e autonoma. Il ruolo della commissione è, infatti, solo quello di liquidare i debiti che il comune aveva accumulato fino alla data del dissesto che è stato dichiarato il 9 luglio del 2009. Quindi chi dice che ha le mani legate ha torto. L’unico obbligo è che la commissione deve liquidare il passivo, e che il comune deve mettere a disposizione le risorse finanziarie per liquidare i debiti precedentemente accertati, ma il Comune ha comunque facoltà di normale amministrazione».
«Il dissesto finanziario, inoltre – continua Ciciotti – è regolato legislativamente dall’articolo 244 e dall’articolo 251 del Tuel. La delibera di dissesto non è revocabile ed è efficace per 5 anni. Per cinque anni, quindi, il comune è sottoposto alle regole di controllo del dissesto e devono essere applicate le tariffe massime per le imposte. Il dissesto di Capistrello ammonta a 5 milioni e 400 mila euro. Di questa cifra, 4 milioni e 800 mila euro spettano ad alcuni creditori che però hanno accettato una transazione al pagamento al 60%; le somme liquidate in questo settore ammontano a 2 milioni e 900 mila euro circa. I debiti esclusi, ossia quelli appartenenti a quei creditori che vogliono il 100% indietro, la somma è di 626 mila euro. Di questa somma, il comune andrà a liquidare circa 450 mila euro.
Quindi, il liquidato ad oggi verso i creditori è di 3 milioni e 300 mila euro. Il comune ha ricevuto contributi statali per colmare il dissesto pari a 3 milioni di euro; dai fondi del 2008 e dai residui di bilancio dei passati esercizi, il comune ha recuperato 1 milione e 800 mila euro. Alla fine dei calcoli, l’amministrazione ha messo a disposizione della commissione di liquidazione in 4 anni solo 730 mila euro. Quindi, da una massa attiva di 5 milioni e mezzo circa, il comune andrà a liquidare circa 3 milioni e mezzo. Il dissesto al comune di Capistrello oggi porta un avanzo di 1 milione e 900 mila euro. Cioè, le tasse che noi abbiamo pagato per sanare il dissesto non sono servite a sanare il dissesto stesso. Il fondo del tesoriere, invece, cioè la somma che il Comune ha a disposizione per essere spesa, al 2012 ammontava a 3 milioni e 600 mila euro. Quindi è una bugia che il Comune non ha soldi da spendere, al di là dei soldi vincolati dallo Stato che servono per determinate opere pubbliche che, se non vengono progettate, vengono private dei fondi stessi. Oggi il comune di Capistrello, a fronte dei calcoli che abbiamo fatto, ha un fondo cassa, inserendo la rimanenza del dissesto, di 5 milioni e mezzo di euro, a disposizione. Questo significa due cose: il comune ha fatto cassa ed ha applicato quelle tariffe massime delle tasse per pagare il dissesto quando invece ne poteva fare a meno».
Ciciotti porta all’attenzione il Comune di Alessandria, dove sono state emesse dall’amministrazione due delibere, una concernente la riduzione dell’Imu dell’uno per mille in una determinata zona e una riguardante l’abbassamento delle aliquote dell’1,6 per mille per le case in comodato d’uso, nonostante avesse, secondo il consigliere, un dissesto pari a quello del Comune di Capistrello. «Cosa che poteva essere fatta anche per Capistrello, ma che non è stata fatta».
«Una base del dissesto è – conclude Ciciotti – eliminarne le cause che l’hanno prodotto. Ad oggi nessuno ha detto di aver scovato queste cause. È stata data sempre la colpa o alla passata amministrazione o ai dipendenti pubblici o peggio ancora alla minoranza che è composta da 5 persone contro 12. A mio avviso queste sono mere giustificazioni».
Emblematico l’intervento dell’ex presidente del Cam, Lorenzo Di Cesare, dottore commercialista, che ha donato la sua visione della società partecipata che «dovrebbe garantire un servizio ottimale a prezzi vantaggiosi e che invece ogni giorno dà cattive sorprese».
«Il giorno dopo la mia elezione, il 2 gennaio del 2013, io ho ricostruito un quadro economico della società. Accertai che ci trovavamo di fronte ad un morto che camminava. Aveva 62 milioni di euro di debiti, non aveva soldi in banca e già all’epoca c’erano circa 9 milioni di euro di pignoramenti da parte dei comuni che non venivano pagati. Aveva un pignoramento presso il conto corrente della Banca toscana, uno da parte del Consorzio di Bonifica sul Conto corrente delle poste.
Quando io misi in evidenza queste realtà, invece di ringraziarmi, i soci del Cam, ossia i sindaci, mi hanno in tutti i modi cercato di bloccare. Io dicevo che la società era in uno stato di insolvenza e loro facevano di tutto per evitare che io usassi anche solo questo termine. Io alla fine ho reso nota questa drammatica situazione a tutti i Comuni soci del Cam. Da quello che so io, inoltre, la situazione in questo anno trascorso non solo non è migliorata ma è anche peggiorata. Non è stato fatto nulla per coprire questo indebitamento. Quale sarà la sorte del Cam e delle tariffe? Beh – conclude l’ex presidente – è molto probabile che vi sarà un aumento di quest’ultime, perché devono ricoprire dei debiti e qualcuno dovrà pur pagarli. E se non saranno i comuni, ahimè, credo che saranno gli utenti».
Per quanto concerne i contatori, c’è una legge nazionale che impone di istallarli. «In ogni paese civile – aggiunge a margine Di Cesare – ci sono i contatori istallati per verificare la misurazione dell’acqua; in alcune zone sono collocati da anni. La Marsica evidentemente è uno di quei paesi incivili che ancora non comprende l’importanza della collocazione dei contatori. Di chi è la colpa? A mio avviso la politica ha una grossa responsabilità, soprattutto i sindaci, perché trovare il modo per istallare i contatori in breve tempo e con efficienza c’è, basterebbe trovarlo senza fare chissà quali gare per l’appalto che sono solo indici di lungaggini».
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