Politica

«Non chiamatele quote rosa»

La commissione regionale per le Pari opportunità dell’Abruzzo aderisce all’appello bipartisan delle parlamentari sulla riforma della legge elettorale. La presidente Gemma Andreini coglie l’occasione della giornata dell’8 marzo per diffondere la lettera con cui si chiede l’introduzione di regole «per promuovere la presenza femminile nelle istituzioni, per dare piena attuazione all’articolo 3 e all’articolo 51 della Costituzione» e l’approvazione degli emendamenti presentati dalle parlamentari.

«La giornata dell’8 marzo - spiega Gemma Andreini - ha perso gran parte del suo significato, ma quest’anno ci dà la possibilità di accendere i riflettori su un evento veramente innovativo che tutti a parole auspicano: il raggiungimento di una democrazia paritaria. Se è vero che la crescita della presenza femminile nelle istituzioni è fondamentale affinché si dia pieno compimento a un’effettiva partecipazione democratica in Italia, prestiamo però molta attenzione a ciò che avverrà lunedì o martedì alla Camera riguardo alla discussione sulla nuova legge elettorale».

La presidente Andreini richiama, inoltre, l’attenzione su una «errata terminologia usata, forse ad arte». «Il fatto di chiamarle quote rosa è un escamotage per confondere l’opinione pubblica - argomenta - poiché l’aver riconosciuto un ugual diritto al posizionamento nelle liste elettorali è evidente che non ha niente a che fare con le quote». L’adesione e la diffusione dell’appello possono essere promosse anche tramite Twitter. E’ stato infatti aperto l’account @paritàdigenere.

LA LETTERA

«[i]In queste ore si sta discutendo alla Camera la nuova legge elettorale, un traguardo importante ed atteso da parte dei cittadini e delle cittadine italiane.

Siamo consapevoli dell'importanza e della necessità di approvare nuove regole che presiedano al buon funzionamento della nostra vita democratica e che definiscano la rappresentanza e l'efficienza del nostro sistema politico.

Siamo altresì convinte che non sia possibile varare una nuova legge senza prevedere regole cogenti per promuovere la presenza femminile nelle istituzioni e per dare piena attuazione all'articolo 3 e all'articolo 51 della Costituzione.

Per questo abbiamo sottoscritto in maniera trasversale alcuni emendamenti. La nostra convinzione è che l'intesa politica raggiunta possa guadagnare in credibilità e forza da una norma capace di collocare il nostro Paese tra le migliori esperienze europee.

La responsabilità della politica sta ora nel trovare una soluzione ad una questione di civiltà e di qualità della democrazia che troverebbe il favore non solo delle donne, ma di tutti i cittadini che hanno fiducia nelle nostre istituzioni e nella possibilità di renderle migliori[/i]».