Politica

Superato l’incubo delle aree bianche

di Antonella Calcagni

Estenuante il dibattito sulle aree a vincolo decaduto. Il Consiglio comunale, alla fine, ha adottato la delibera, che dopo la fase delle osservazioni tornerà in aula per la variante vera e propria. A sbloccare la situazione è stato il consigliere Ettore di Cesare, che ha presentato sette emendamenti tesi a limitare il consumo di suolo e ad evitare la speculazione da parte di grandi imprese.

Anche oggi hanno dato [i]forfait[/i] i proprietari possidenti, che non si sono lasciati convincere dal parere del professor Cerulli Irelli. Su 10 consiglieri incompatibili, in 5 hanno disertato l’aula.

Il sindaco Massimo Cialente ha sottolineato la necessità di approvare l’atto non solo per le critiche della Corte dei Conti, ma anche perché non sarebbe possibile andare a spacchettare la delibera in 200 provvedimenti. Sul Prg il primo cittadino ha aggiunto che servirà soprattutto a rendere omogenea la città. «Questa delibera non può correre rischi perché credo che nelle prossime ore potrebbero uscire ricorsi pesanti. La seconda commissione deve decidere se esistono delle aree irrinunciabili nella pianificazione, lo decidiamo nella seconda commissione entro 45 giorni». «Risolta forse la questione del patto di stabilità – ha aggiunto Cialente – solo che per far quadrare il bilancio in attesa che ci vengano restituiti i 7 milioni di euro che ci hanno tolti sarà necessario con responsabilità mettere in vendita alcuni beni del Comune».

Ad aprire il dibattito è stato l’assessore Pietro Di Stefano, ricordando che l’indice di edificabilità è dello 0,08 per edifici fino a 7,50 metri di altezza, il 65% dell’area deve essere ceduto al comune.

{{*ExtraImg_190313_ArtImgRight_300x195_}}Il dibattito in Aula è stato estenuante: Daniele Ferella ha posto il problema della incompatibilità dei consiglieri possidenti. Il segretario generale ha chiarito che è stato chiesto un formale parere scritto del professor Cerulli Irelli, nel quale è ribadito che l’atto non crea alcuna disparità di trattamento ed è a carattere generale. La problematica anche per il presidente Carlo Benedetti è superata, per la portata generale del provvedimento. «Anzi si profilerebbe una sorta di interesse al contrario – ha detto - ossia a non normare poiché non sarebbe una norma favorevole per i possidenti che avrebbero più interessi a rivolgersi al commissario».

Sono 11 consiglieri comunali i possidenti, quattro non ci sono perché ritengono di essere incompatibili.

Giustino Masciocco ha rilevato che la seduta in corso era relativa solo all’adozione del provvedimento, la delibera infatti tornerà in Consiglio per la seconda volta per la variante. Giorgio De Matteis è intervento sulla legittimità dell’atto per chiedere se il parere di Irelli fosse stato recepito dal segretario generale e quindi diventi vincolante. Pirozzolo ha confermato questo aspetto.

Il consigliere Pierluigi Properzi ha sottolineato che l’atto era privo della ratifica da parte del consiglio dell’intesa dell’atto con la Provincia; mancava poi la Vas (valutazione impatto strategico. Circostanza che la dirigente, Chiara Santoro, ha chiarito, spiegando che la procedura sarà completata in una fase successiva. Il timore, anche per Properzi, è possa arrivare una valanga di ricorsi.

Ettore Di Cesare ha rilevato che si è arrivati a questa situazione per la mancanza di un Prg. «Con il nuovo Prg c’è spazio per abitazioni relative a circa 28 mila abitanti. Questo atto sulle aree bianche occupata 18 mila posti. Il problema è che non si tratta di un nuovo piano, ma di un provvedimento random. Quale margine di manovra si avrà dunque con il nuovo Prg? Allora che si faccia prima il Prg». Gli emendamenti di Di Cesare, infatti, tendono a limitare le edificazioni da parte di grandi costruttori e salvaguardare il consumo di suolo.

Luigi D’Eramo ha bollato l’atto come un altro aborto dell’amministrazione comunale teso a distruggere il territorio. Rilevata, poi, la proposta shock del consigliere De Paolis che ha annunciato di chiedere che i suoi terreni tornino ad essere agricoli dopo l’adozione della delibera. «Non capisco perché si renda un atto dovuto, un atto politico», ha detto il presidente Carlo Benedetti, che ha invitato i consiglieri ad esprimere la propria maturità sulla delibera.

Daniele Ferella ha ipotizzato che votando questo atto ricomincerà il balletto dei ricorsi. Nella sua replica l’assessore Pietro Di Stefano ha rilevato che lasciando la situazione in questo modo si rischierebbe di peggiorare la situazione con la questione del consumo di suolo.

In apertura dei lavori il Consiglio comunale ha salutato Xu Qiulin, vice presidente Confindustria di Prato. Il sindaco Massimo Cialente ha ricordato che egli ha realizzato un grande quartiere fieristico in Cina tutto dedicato al made in Italy. «Stiamo lavorando affinché tutto il mondo produttivo abruzzese possa portare in Cina i nostri prodotti – ha detto - Quello cinese è un mercato immenso che ha voglia di made in Italy». Xu Quilin ha ricordato che nel post sisma la Cina ha donato 100 mila euro per la ricostruzione dell’Aquila.

Vincenzo Vittorini, invece, ha sottolineato il silenzio dell’amministrazione rispetto alla caduta del cornicione dell’Arcivescovado, avvenuta domenica 23 febbraio in piazza Duomo nel pieno dei festeggiamenti del carnevale.

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L'INCUBO DELLE AREE BIANCHE

IL VOTO - Il Consiglio ha approvato la proposta di deliberazione relativa alle norme tecniche di attuazione per le zone di cessione perequativa degli standard urbanistici, le cosiddette aree bianche. Il provvedimento è stato approvato con emendamenti proposti da Ettore Di Cesare, capogruppo di Appello per L’Aquila – alcuni dei quali rimodulati in accordo con l’amministrazione attiva - che comportano, tra l’altro, delle precise prescrizioni e l’adempimento di specifici obblighi per i soggetti proponenti gli interventi e delle particolari accortezze nella determinazione delle destinazioni d’uso. A favore del provvedimento hanno votato 15 consiglieri, mentre si sono astenuti Vittorini (L’Aquila che vogliamo) e Di Cesare (Appello per L’Aquila). Il resto dell’opposizione è uscito dall’aula al momento del voto.

LE NOVITA' - L’assessore Di Stefano ha ricordato come interessi complessivamente 730 ettari di territorio comunale. Si procede alla rinormazione delle cosiddette aree bianche attraverso una modifica che, sostanzialmente, introduce la possibilità di acquisire aree a destinazione pubblica, tramite il riconoscimento ai proprietari di un diritto edificatorio. E’ stato stabilito un indice di edificabilità pari 0,08 metri quadrati per ogni metro quadro di terreno. La superficie minima per ottenere l’edificabilità è pari a 1.500 metri quadrati. È prevista, inoltre, a tal fine, la possibilità di sommare più aree. «Si tratta di un provvedimento importante – ha dichiarato Di Stefano - che va a colmare un vuoto normativo ultratrentennale».

LA STORIA - La vicenda prende le mosse dall’approvazione del Piano regolatore generale del Comune, adottato nella seduta consiliare del 15 maggio 1975 e successivamente approvato dalla Regione Abruzzo il 6 luglio 1979. Alcune destinazioni dello strumento urbanistico, nello specifico “Zona destinata a viabilità e parcheggio”, “Zona a verde pubblico attrezzato” e “Zona a servizi pubblici”, hanno determinato, in quella sede, l’apposizione di vincoli preordinati all’espropriazione che, tuttavia, perdono efficacia dopo cinque anni dalla data di apposizione oppure, come nel caso di specie, di approvazione dello strumento urbanistico da parte della Regione. In seguito alla scadenza del periodo di validità dei vincoli sono state presentate all’Amministrazione comunale diverse diffide, da parte dei proprietari, intese alla ripianificazione delle aree rimaste prive di destinazione urbanistica. Dal mancato adempimento a tali diffide è conseguito un consistente numero di azioni giudiziarie, attraverso le quali gli stessi proprietari hanno fatto ricorso al Tribunale amministrativo regionale per l’accertamento del silenzio-inadempimento del Comune e, nella permanenza di tale silenzio, per la nomina di commissari giudiziari ad acta per la definizione della disciplina urbanistica delle aree.

Alla luce di tali premesse la delibera sottolinea come sussista «la potestà dell’Amministrazione comunale, intesa come doveroso esercizio del potere pianificatorio, di governare tutto intero il proprio territorio per mezzo dell’introduzione di una disciplina urbanistica completa e organica, provvedendo a integrare la propria pianificazione includendovi le suddette aree, cosiddette bianche». Il documento ricorda anche in narrativa come «a seguito del sisma il territorio comunale ha subito profonde trasformazioni, che hanno inciso sull’iniziale programmazione urbanistica, con delocalizzazioni residenziali e produttive diffuse sul territorio, evidenziando in maniera più forte la necessità di riorganizzare il territorio, azione che non può prescindere dalla ripianificazione delle zone interessate da vincoli decaduti».