L’Aquila e l’incubo dell’omofobia

14 febbraio 2014 | 18:53
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L’Aquila e l’incubo dell’omofobia

Aggressione omofoba ai danni di alcuni esponenti dell’Arcigay “Massimo Consoli” dell’Aquila, che ha sede nell’asilo occupato di viale Duca degli Abruzzi.

L’episodio si sarebbe verificato durante un appuntamento del cineforum Lgbt nella sala intitolata a Mario Monicelli. A denunciare il fatto, che sarebbe avvenuto mercoledì sera, è il segretario dell’associazione Leonardo Dongiovanni che, tuttavia, per il momento, non ha presentato esposti alle forze dell’ordine.

«Stiamo conducendo accertamenti ufficiosi nel mondo dell’associazionismo cittadino per capire se si sia trattato di un episodio, pur grave, oppure di un’offensiva verso la nostra associazione. Se così non fosse non esiterei un attimo a sporgere denuncia», assicura.

Dongiovanni racconta il fatto spiegando che «un personaggio sulla ventina, non noto ai ragazzi del ‘Consoli’, né agli abituali frequentatori del posto, ha dapprima infastidito una mia amica, al punto di inseguirla irruentemente in bagno nonostante le sue urla di sdegno, per poi aggredire verbalmente anche il sottoscritto». Successivamente, «è passato alle maniere forti: provocazioni verbali, offese personali, minacce e denigrazioni nei miei confronti, mentre io cercavo, per quanto possibile bonariamente, di contenere la situazione, anche per evitare che il tutto degenerasse a spese degli ospiti nella sala cinema». Quindi l’aggressore sarebbe passato «alla provocazione fisica attraverso odiosi buffetti sulla guancia».

«L’aria è rimasta tesa fino al momento in cui le persone accorse non sono riuscite a trascinare la sgradita presenza fuori dallo stabile – prosegue Dongiovanni – Come fieri membri di Arcigay L’Aquila, non possiamo che invogliare chi vive quotidianamente certe vessazioni a cercare l’aggregazione, perché il rispetto che ci è dovuto in quanto persone è un diritto che non riesce evidentemente a gridare che c’è, se noi assumiamo una posizione di sudditanza di fronte a mostri che aspettano che siamo soli ed ‘anonimi’ per azzannarci».