Attualità

L’esercito dei portaborse in Regione

di Gioia Chiostri

La figura comunemente definita ‘portaborse’, è un dipendente statale a tutti gli effetti, più noto come 'assistente', esiste sin dal 1986, data in cui ‘entrò’ di diritto nel Parlamento italiano. Suo scopo principale è quello di facilitare, nel vero senso della parola, il lavoro dei deputati. Lo stesso ruolo e la stessa occupazione è stata riconosciuta anche nelle sedi regionali.

Una minoranza dell’assistentato della Regione Abruzzo è interna all’ente o è stata distaccata da altre amministrazioni pubbliche. La maggioranza di loro, invece, è assunta con un contratto a tempo determinato (per questo sono detti ‘esterni’), senza aver dovuto effettuare alcun concorso pubblico. In queste determinate circostanze, di fatti, sono i vari politici (destra, centro e sinistra) che scelgono i loro assistenti, attraverso un’assunzione a chiamata. Il personale in questione riceve gli incarichi a carattere fiduciario.

Il presidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo ha alle sue dipendenze dieci assistenti. Questi sono suddivisi nelle categorie B (applicato), C (impiegato di concetto) e D (funzionario). Di questi dieci, sei sono esterni (assunti cioè con contratto a tempo determinato). I due vicepresidenti invece ne hanno a disposizione nove (di cui solo tre esterni). I due consiglieri segretari, infine, ne hanno quattro. Ma non è finita qua. A questi se sommano altri undici, che collaborano con le commissioni consiliari. Un apparato di ‘rinforzo’ che costa alla regione seicentomila euro l’anno.

Altra ala d’Abruzzo che si dota di assistentato, è quella relativa ai gruppi consiliari. Il settore prevede 42 dipendenti in totale, che fanno spendere alla Regione una cifra pari a 945mila e 528 euro annua. In realtà questo [i]budget[/i] corrisponde a precisi dettami matematici. Si calcola, infatti, prendendo in riferimento il costo di un dipendente D6 (funzionario che costa 43 mila e 23e euro all’anno) e moltiplicandolo per il numero dei consiglieri (45). La somma così ottenuta viene poi ripartita fra i 14 gruppi consiliari.

Forza Italia, ad esempio, che dispone di ben 14 rappresentanti, ha un tetto massimo pari a 235 mila e 908 euro. I Comunisti Italiani, invece, dispongono di un capitale pari a 125 mila e 281 euro, avendo un solo rappresentante in consiglio. Due ripartizioni di spesa non proprio proporzionate. Questo in realtà è possibile in base al decreto legge 174 del 2012, il quale ha imposto una netta riduzione delle spese. Ma invece di scegliere la strada del licenziamneto, affinché nessun dipendente perdesse il proprio posto di lavoro, i gruppi consiliari più grandi hanno deciso di perdere buona parte dei fondi per ‘salvare’ gli assunti dei gruppi consiliari minori.

Per la [i]spending review[/i], nella prossima legislatura l’apparato degli assistenti verrà ridotto da 45 a 31 membri totali.