Il mancato decollo della nuova amministrazione

9 febbraio 2014 | 10:19
Share0
Il mancato decollo della nuova amministrazione

di Fulgo Graziosi

La profonda crisi politico esistenziale nella quale è caduto il sindaco dell’Aquila ha aperto le porte ad una possibile revisione e assestamento dell’assetto politico nazionale e locale.

Il primo cittadino ha posto sul tavolo della discussione una evidente carenza di dialogo con il Ministro Trigilia e con lo stesso premier Enrico Letta, chiedendo la testa di Trigilia e, tra le righe, anche quella di Letta. Si aspettava, forse, un decisivo intervento di Renzi. Il collega di Firenze, oggi nuovo segretario Pd, è rimasto impassibile. Ha ignorato decisamente le sollecitazioni del dimissionario Sindaco dell’Aquila. A livello locale la Segreteria regionale non si è mossa per sostenere il Sindaco, ma, solo ed unicamente, per arginare i rovinosi effetti negativi che le dimissioni avrebbero potuto provocare nell’elettorato, in vista della candidatura di D’Alfonso alle prossime elezioni regionali. Questa è la vera ragione che ha portato i forestieri Melilla, Paolucci e lo stesso d’Alfonso a partecipare alla manifestazione organizzata dal Pd per far tornare il Sindaco sui propri passi.

Non tutti gli esponenti del Pd condividono l’impostazione data dal Sindaco e da qualche suo fedelissimo in merito alla riunione al parco del castello. Infatti, i più moderati sostengono che l’adunata è stata ordinata per restituire all’Aquila e agli aquilani la dignità, la stima e la corretta considerazione che alcune dissennate diatribe hanno fatto appannare. Anzi, i giudizi nazionali e internazionali, non soltanto quelli degli organi di informazione, sono divenuti, in questi ultimi tempi, estremamente negativi e non per responsabilità diretta dei cittadini. Quindi, qualcuno ha abilmente manipolato intenzioni e risultati aritmetici per richiamare all’ordine e al silenzio il primo cittadino. Qualche elemento della sfera regionale ha intuito che il semplice richiamo all’ordine non sarebbe stato sufficiente per fare abbassare i toni al Sindaco. Allora, per dare una collocazione all’ex parlamentare Lolli, rimasto in panchina, e per ridare tono e corretta visibilità all’Amministrazione e alla città, è stato scomodato un alto personaggio del mondo della giustizia, ancora non contagiato dagli effetti della politica moderna.

Praticamente, sono stati posti a latere del Sindaco due angeli custodi che lo potessero proteggere. Rende meglio l’idea che sono state installate due belle protesi ai fianchi del primo cittadino per cercare di farlo restare in piedi e di non farlo precipitare ancora una volta in una nuova e irreparabile crisi dimissionaria.

Non c’è forza, come abbiamo potuto vedere, che possa contenere le sue esplosioni vulcaniche. In mancanza di una corretta e pacata dialettica, tipica dei politici di buona levatura, si è scagliato contro il consigliere di minoranza, che ha osato richiamare la sua attenzione su alcune inesattezze contenute nel suo discorso, con veemenza inaudita, usando termini e allocuzioni mai udite nell’aula consiliare aquilana. Poi, osa pure offendersi e lamentarsi perché la stampa e le televisioni nazionali e internazionali dipingono gli aquilani “rissosi” e “inaffidabili”. Sicuramente non sarà sfuggito alle testate nazionali quest’ultimo avvenimento che, alla prima occasione, verrà sbandierato ai quattro venti per l’ennesima volta.

Nel corso del monologo sindacale, comunque, non siamo riusciti a cogliere le vere ragioni che hanno spinto il Sindaco a rassegnare le dimissioni. Non si è capito bene se le cause fossero riposte all’interno dell’inchiesta giudiziaria “Do ut des”, oppure nell’assoluta mancanza di dialogo con le Istituzioni locali, regionali, ministeriali e governative. Il nodo non è stato sciolto. Come pure non sono venute a galla le motivazioni che hanno spinto il primo cittadino a riprendere le redini del Comune. Speriamo che la matassa possa essere dipanata nel prossimo consiglio comunale.

La norma vorrebbe, nei casi in cui si ritorni in carica e con un nuovo assetto dell’esecutivo, che si esponesse all’assise comunale e alla cittadinanza un rinnovato documento programmatico, dal quale si possano desumere gli strumenti e le indicazioni per il decollo socio economico di una città e un territorio sconvolti dagli eventi sismici del 2009. È mancato il minimo accenno alla materia.

Qualche consigliere, a lavori chiusi, ha tentato di fare riferimento sommessamente alla esistenza di un programma elettorale. Lasceremmo cadere nel vuoto l’intervento, ma non è possibile perseverare nel prendere in giro il prossimo. Il programma elettorale costituisce ancora il cosiddetto “libro dei sogni”. È un vero e proprio giornaletto delle promesse che non si manterranno mai per colpa della Regione, dei Commissari ministeriali, dei ministri, del governo, dell’Unione Europea che non capisce le necessità dei cittadini. Mai per colpa di una amministrazione che non saputo trovare il modo di rapportarsi con le superiori Istituzioni locali, nazionali e comunitarie.

L’indispensabile documento della programmazione, suffragato da una serie di corrette analisi, sulle quali si possano tessere le tesi dello sviluppo socio economico del territorio, da racchiudere, poi, in una serie di sintesi capaci di fornire indirizzi e percorsi operativi per raggiungere gli obiettivi finali, va costruito attentamente, ponendo mattone su mattone in maniera perfetta e ordinata, onde assicurarne la stabilità e l’affidabilità del documento, evitando in ogni modo che possa franare alla prima difficoltà amministrativa. Questo vorrebbero i cittadini. Un libro aperto, scritto in maniera chiara, accessibile a tutti i gradi dell’intelligenza comune. È forse troppo? Se qualcuno dovesse ritenere eccessivo il diritto degli amministrati, sarebbe opportuno e indifferibile che sottoponesse la propria coscienza ad un serio e critico esame introspettivo. Una volta acquisito il risultato, la determinazione da assumere sarebbe una e una sola senza alcuna alternativa di sorta.

Non abbiamo potuto fare a meno di cogliere alcune sfumature, piuttosto importanti, tra le righe di alcune frasi pronunciate dal nuovo Vice Sindaco: “Qui si parla molto”. Noi vorremmo aggiungere, se ci è consentito, “anche troppo e con scarso profitto”. Sarebbe opportuno precisare, non per polemizzare con nessuno, che una collega ha attribuito il ruolo di “badante” a Lolli, non a Trifuoggi.

Non ci è sfuggito neppure il tono e la lungimiranza di una ultima espressione che, oltretutto, rivela la proprietà di linguaggio di un uomo abituato ad ascoltare loquaci interlocutori incontrati nel corso delle molteplici indagini. “Il Sindaco mi ha dato libertà totale di movimento, d’altra parte era il presupposto della mia venuta”. Se il punto fosse stato apposto subito dopo il termine movimento, avrebbe avuto un significato positivo per il primo cittadino. L’appendice contenente il “presupposto” rivela chiaramente che la decisione di affiancare un valido e consumato PM al Sindaco dell’Aquila la dice lunga ed è stata assunta in ben altra sede. Per quanto riguarda, poi, le campane da ascoltare, vorremmo ricordare al Vice Sindaco che dovrebbe ascoltare tutte quelle contenute nelle novantanove chiese storiche aquilane, escluse quelle moderne che non hanno campane.